Golf

I montepremi e le risposte alla lega araba

Tutti i migliori professionisti saranno in gara anche al British Openche si giocherà in luglio a St. Andrews
Raffaele Soldati
23.06.2022 06:00

È la più grande crisi nel golf professionistico dalla creazione del PGA Tour, fondato nel 1968. La miccia, come noto, è stata innescata dalla nascita della nuova lega dissidente finanziata dall’Arabia Saudita (LIV), che ha proposto il suo primo torneo all’inizio di giugno a Londra. Cifre inaudite anche per il mondo già lucrativo delle competizioni in America. Intanto si è creata una vera e propria spaccatura: da una parte i lealisti, dall’altra i dissidenti. E, tra questi, diversi grandi nomi del PGA Tour. Phil Mickelson, Brooks Koepka, Dustin Johnson e Bryson DeChambeau sono solo alcuni primattori. I professionisti che, almeno fino a nuovo ordine non potranno prendere parte ai tornei della PGA, sono una ventina.

Come replicare alle proposte della lega dissidente? Come convincere i giocatori più profilati a non abbandonare il circuito tradizionale? La risposta è arrivata dopo una riunione straordinaria tenutasi a Cromwell, nel Connecticut, dove in questi giorni va in scena il Travellers Championship. Jay Monahan, patron del circuito nordamericano, ha suggerito di aumentare i già cospicui montepremi della PGA a partire dal 2023. In sintesi vuole proporre otto tornei con montepremi di 20 milioni di dollari, con l’aggiunta di tre nuovi eventi con una dotazione di addirittura 25 milioni di dollari. Non ci saranno «cut», i cosiddetti «tagli» (o qualificazioni, ndr), sulla falsariga di quanto voluto dalla LIV promossa dall’ex campione Greg Norman. Monahan ha inoltre indicato l’intenzione di creare un nuovo calendario da gennaio a dicembre. Quello attuale inizia in autunno. Alle palate di dollari offerti dalla lega araba, si risponde con la stessa moneta, ma si corre il rischio di cancellare lo spirito di uno sport che ha una lunga tradizione in Europa, negli Stati Uniti e nei paesi asiatici emergenti.

In Scozia anche i dissidenti

Si è appena concluso l’Open degli Stati Uniti con il successo dell’inglese Matthew Fitzpatrick - vincitore nel 2017 e 2018 all’Omega European Masters di Crans Montana - e tutti i migliori erano presenti, compresi i dissidenti. Ieri, dalla Scozia, è giunta la notizia che anche in occasione della 150.esima edizione dell’Open Championship a St. Andrews (14-17 luglio) i golfisti dissidenti potranno essere in gara. «L’apertura a tutti i migliori è essenziale. Non si può snaturare l’Open per eccellenza», ha spiegato il direttore dell’evento Martin Slumbers, ribadendo il concetto che lo sport ai più alti livelli non deve diventare prigioniero di dispute finanziarie. Soprattutto nelle prove del Grande Slam.

Il destino della Ryder Cup

Sullo sfondo delle diatribe c’è la mitica Ryder Cup, la sfida tra i 12 migliori americani e i 12 migliori europei, che per la prima volta nella sua storia si terrà a Roma nel settembre 2023. Quali saranno i protagonisti? Ci saranno davvero i giocatori più meritevoli e non solo quelli che hanno guadagnato di più? Tanti i punti di domanda, e le risposte sono ancora poche ed evasive. Intanto, però, il golf si è anche pubblicizzato con la bella storia di Matt Fitzpatrick, l’inglese che ha vinto lo US Open sullo stesso campo dove nove anni prima aveva firmato lo USAmateur.