Gaza

I volontari che cucinano sotto le bombe: cosa fa World Central Kitchen

È stata fondata dal 2010 dallo chef José Andrés, intervenuto dopo il terribile terremoto ad Haiti – Tra le vittime, una volontaria australiana comparsa solo una settimana fa in video da Gaza – Netanyahu sull'attacco al convoglio: «Un tragico caso, questo succede in guerra»
© KEYSTONE
Jenny Covelli
02.04.2024 15:45

«World Central Kitchen è sconvolta dalla conferma che sette membri del nostro team sono stati uccisi in un attacco dell'IDF (le Forze di difesa israeliane, ndr.) a Gaza». Inizia così la dichiarazione della ong statunitense, i cui sette membri sono rimasti uccisi in un raid aereo a Gaza. «Nonostante il coordinamento dei movimenti con l'IDF, il convoglio – due auto blindate con il logo WCK e un altro veicolo – è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove il team – che stava viaggiando in una «zona senza scontri» – aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza sulla rotta marittima. World Central Kitchen sospende immediatamente le operazioni nella regione. Prenderemo presto delle decisioni sul futuro del nostro lavoro».

Le vittime sono di nazionalità australiana, polacca, britannica, palestinese e con doppia cittadinanza americana e canadese. «Sono affranta e sconvolta dal fatto che oggi noi - World Central Kitchen e il mondo intero - abbiamo perso delle bellissime vite a causa di un attacco mirato dell'IDF», ha dichiarato la CEO Erin Gore. «L'amore che avevano per sfamare le persone, la determinazione con cui hanno dimostrato che l'umanità si eleva al di sopra di tutto e l'impatto che hanno avuto su innumerevoli vite saranno per sempre ricordati e custoditi. Questo non è solo un attacco contro la WCK, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si prestano nelle situazioni più terribili, dove il cibo viene usato come arma di guerra. È imperdonabile».

«Un tragico caso, in guerra succede»

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha parlato di «un tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia». «Questo succede in guerra – ha aggiunto –, e apriremo un'indagine. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più».

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che gli Stati Uniti chiedono «un'indagine rapida e imparziale» sull'attacco aereo israeliano.

Il cibo, sotto le bombe

WCK è in prima linea, fornendo pasti freschi in risposta a crisi umanitarie, climatiche e comunitarie. «Il cibo è essenziale per la vita di tutti i giorni, in tutto il mondo, ed è più importante che mai in caso di crisi. Non solo un pasto preparato con cura e fresco è una cosa in meno di cui preoccuparsi dopo un disastro, ma ricorda che non si è soli, che qualcuno pensa a noi e che qualcuno ci tiene – si legge sul sito della ong –. Il cibo ha il potere di essere il nutrimento e la speranza di cui abbiamo bisogno per risollevarci nei momenti più bui».

World Central Kitchen è stata fondata nel 2010. Lo chef José Andrés – già raggiunto l'Olimpo dei ristoratori negli Stati Uniti, dove era arrivato 21.enne nel 1990 da Barcellona e dal ristorante El Bulli di Ferran Adrià –, pronto a usare le conoscenze culinarie e il suo talento per aiutare, si è recato ad Haiti dopo il devastante terremoto che ha ucciso 230.000 persone e ne ha lasciate 1,5 milioni senza un tetto. Cucinando accanto alle famiglie sfollate in un campo, ha imparato a preparare i fagioli neri nel modo in cui gli haitiani amano mangiarli: schiacciati e setacciati in una salsa cremosa. Non si trattava solo di nutrire le persone bisognose, ma di ascoltare, imparare e cucinare fianco a fianco con chi era stato colpito dalla crisi. «Questo è il vero significato di comfort food ed è il valore fondamentale che José, insieme alla moglie Patricia, ha utilizzato per fondare World Central Kitchen».

Uragani, incendi, tsunami ed eruzioni vulcaniche hanno portato il team in tutto il mondo, crescendo in conoscenza e capacità con ogni crisi. Inizialmente rispondendo solo ai disastri naturali, la WCK ha rapidamente ampliato la definizione dei disastri a cui risponde: fornendo pasti nutrienti ai rifugiati che arrivano al confine degli Stati Uniti dopo essere fuggiti dalla violenza e dalla povertà estrema, alle famiglie venezuelane che non hanno accesso al cibo nel proprio quartiere, al personale ospedaliero che lavora senza sosta nell'incertezza di una pandemia globale e alle famiglie ucraine che vivono un'invasione e la costante minaccia di un attacco. «Tutto questo lavoro è reso possibile dalla collaborazione con le comunità in cui i team della WCK si recano. Sempre di più, la WCK vede il meglio dell'umanità manifestarsi nei momenti peggiori».

Da mesi, World Central Kitchen si occupa di consegnare aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza anche attraverso un corridoio marittimo da Cipro. Si calcola che fino a fine marzo WCK abbia distribuito localmente 32 milioni di pasti, oltre ad aver fornito cibo paracadutato sulla Striscia da Paesi stranieri o trasportato via mare da Open Arms.

Solo la scorsa settimana, l'organizzazione aveva pubblicato un video sulla sua pagina Instagram in cui mostrava la cucina allestita a Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia. Ora, con l'interruzione dell'attività dell'organizzazione umanitaria, migliaia di palestinesi rischiano di non avere più una razione di cibo.

La volontaria australiana

Tra le vittime dell'attacco a Deir al-Balah c'è una volontaria australiana. «Mi sto abituando ai droni, ma il tuono delle esplosioni mi colpisce ancora alla pancia», scriveva pochi giorni fa Lalzawmi Frankcom, per tutti «Zomi». Ex impiegata della Banca del Commonwealth, 43 anni, era rimasta in contatto con l’amica Phels, fino a poco tempo volontaria di WCK. «Zomi aveva una gioia di vivere incredibile, aveva messo il suo cuore al servizio degli altri», racconta al Washington Post. «La gente la ricorderà: una persona sempre positiva che poteva farsi amici per tutta la vita anche nelle situazioni più difficili». Zomi era attiva nella ong da cinque anni. Era stata in diverse aree del mondo, dalla Turchia alla California, fino alle riserve dei nativi americani. Aveva incontrato Phels nel 2018, dopo l’eruzione del vulcano in Guatemala. «Ha stretto un legame con ogni comunità in cui ha lavorato. Il suo senso di responsabilità verso le persone che serviamo e il suo impegno per fare il possibile è stato davvero speciale. E questo spirito l'aveva portata a Gaza».

Solo otto giorni fa, Zomi era apparsa in un video postato dalla stessa WCK da Gaza. «Piangiamo la notizia che la nostra coraggiosa, amata Zomi è stata uccisa facendo il lavoro che amava. Era una persona gentile, altruista e fuori dal comune, che viaggiava per il mondo ad aiutare chi ne aveva bisogno», ha scritto la famiglia sui social network.

In questo articolo:
Correlati