Il blues piange Marco Marchi

Si è spento dopo una lunga e tenace lotta contro la malattia il cantante e chitarrista Marco Marchi. Aveva 67 anni. Originario di Stradella ma ticinese d’adozione, era un musicista a 360 gradi che si era costruito una carriera suonando come «sideman» in band di ogni genere stilistico, dal liscio al pop passando addirittura dalla disco. Ma è da quando ha messo radici in Ticino ha assecondato il suo grande amore: il blues «roots» della prima metà del XX secolo. Con i suoi Mojo Workers, fondati nel 2009, si è infatti concentrato su un repertorio che si staglia lungo un percorso che comprende il Ragtime, il Piedmont Style, il Delta Blues, il Country Blues fino al primo Chicago Blues, interpretando abilmente classici dei Mississippi Sheiks, di Huddy Leadbetter (Leadbelly), di Big Billy Broonzy, di Robert Johnson e di molti altri artisti afroamericani e condendoli da originali composizioni proprie. II tutto suonando prevalentemente in modalità «acustica», in particolare con il basso tuba anziché il basso elettrico, proprio come gli artisti di strada di quell’epoca. La band, in trio o in quartetto, ha così raccolto, fin dagli esordi, un grande successo, tanto da diventare una delle certezze più solide prima della scena svizzera poi a livello internazionale. Vincitore dello Swiss Blues Challenge a Ginevra nel 2011 ed è stato il primo rappresentante svizzero a recarsi a Memphis, con la sua band, per l'International Blues Challenge nel 2012 proseguendo in seguito la sua carriera in ambito nazionale e internazionale fino alla conquista, nel 2022 dello Swiss Blues Award 2022, periodo in cui la malattia lo aveva già colpito costringendolo a rallentare la sua attività musicale. Che però, fino all’ultimo non si è fermata: era infatti in cartellone con la sua band in tutte le principali rassegna dell’estate 2025 dove, sicuramente il suo grande talento, il suo indomabile entusiasmo e la sua schietta simpatia mancherà a tutti.