Il Cantone dei 100 cantieri
Esci di casa e ti imbatti in un cantiere. Semaforo rosso. Arrivi sulla cantonale ed ecco un altro cantiere. L’agente del traffico ti fa fermare. Imbocchi l’autostrada e subito incontri un altro cantiere. Si circola su una sola corsia, a 80 all’ora, se non 60. «Maledetti cantieri», esclami, sognando quelle strade tutte dritte che attraversano le infinite praterie americane.
Ma il Ticino non è l’America. Qui ogni tre per due si incappa in un qualche ostacolo al sogno di libertà motorizzata. Attualmente sulle strade cantonali sono aperti 54 cantieri, sul tratto ticinese di autostrada A2 se ne contano 13, sulle comunali non si sa. Non è un azzardo stimare che nel nostro piccolo cantone siano attivi almeno un centinaio di cantieri stradali, ognuno con i propri operai, i propri agenti del traffico o i propri semafori, i propri automobilisti spazientiti.
«Oggi ci sono troppi cantieri? – reagisce Diego Rodoni, direttore della Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio –. Io direi che non sono né tanti, né pochi. È normale che con l’avvento della stagione calda sorgano nuovi cantieri, che non possono essere eseguiti quando le temperature sono troppo basse. Il numero attuale di cantieri è proporzionato alla dimensione della rete cantonale, che è composta da oltre 1’000 km di strade».


Problemi di sicurezza
Ogni cantiere ha un suo perché. Prendiamo quello sul Ceneri, tanto vituperato da coloro che si ritrovano ogni giorno a varcare la montagna più significativa del Ticino. «Le lastre in beton risalgono agli anni ‘60, stavano emergendo problemi di sicurezza, giunte che si allargavano, fessure nel campo stradale – spiega l’ingegnere Rodoni –. Era il momento di intervenire. Poi è chiaro che se potessimo chiudere del tutto la strada, il cantiere durerebbe cinque volte di meno. Ma non possiamo, perché va sempre garantita la mobilità. Quindi dobbiamo operare a tappe, con tutte le complicazioni del caso».
I lavori sul Ceneri, che dovrebbero concludersi nel dicembre 2023, rientrano nella categoria dei cantieri di manutenzione ordinaria. «Sono cantieri che ci permettono di conservare al meglio il patrimonio stradale cantonale – nota Rodoni –. Anche per le nostre vetture vale la stessa regola. Se facciamo una manutenzione corretta, ne allunghiamo la vita».
C’è poi la categoria degli interventi di miglioria stradale, che possono essere l’allargamento di una strada o la modifica di un incrocio. «E negli ultimi anni si è aggiunta una terza categoria – spiega Rodoni –, quella del risanamento fonico».
Migliaia di interventi
Tutte opere che vanno intersecate l’una con l’altra. «Non si può avere le strade in perfetto stato e non avere cantieri - osserva Rodoni -. Da parte nostra c’è un grande lavoro di coordinamento con l’USTRA e con i Comuni per limitare i disagi. Cerchiamo inoltre di raggruppare tutti gli interventi necessari su un singolo tratto stradale, in modo da disturbare gli automobilisti una sola volta».
La pianificazione può ancora essere considerata ben riuscita se si pensa che ogni anno gli interventi sono migliaia. «Rilasciamo in media tra 1’500 e 2’000 autorizzazioni a intervenire sul campo stradale cantonale - afferma Rodoni -. A volte sono interventi che durano mezza giornata, come la riparazione di un tubo di un acquedotto. Altre volte sono cantieri che necessitano di mesi di lavoro».


Lavorare di notte
Leggasi anche, mesi di disagi per gli automobilisti. Alcuni dei quali si chiedono se non sia possibile sfruttare di più la notte. «Sappiamo tutti che su alcune tratte e negli orari di punta la circolazione stradale è al limite della saturazione, se non oltre – spiega Rodoni –. In questi casi rinunciamo a intervenire di giorno e facciamo dei cantieri notturni. Con tutti i pro e i contro. Perché se da una parte limitiamo i disagi al traffico durante il giorno, dall’altra disturbiamo i cittadini durante la notte, riscontriamo maggiori difficoltà di esecuzione e spendiamo di più. Sono tutte decisioni che vanno ponderate».
Altri automobilisti ancora si chiedono come mai, a volte, sui cantieri sembrano esserci più agenti del traffico che operai. «Per noi l’ideale sarebbe chiudere completamente la strada e fare tutto velocemente, con tanti mezzi e tanti operai – afferma Rodoni –. Ma dove c’è la necessità di tenere comunque in esercizio l’asse stradale, lo spazio per operare si riduce. Di conseguenza anche lo spazio per i mezzi si riduce. È quindi inutile impiegare tanti operai se poi si ritrovano a pestarsi i piedi».
L’aumento degli agenti, invece, è direttamente legato all’aumento delle automobili sulle strade. «Specialmente nelle ore di punta, gli impianti semaforici non sono in grado di gestire i volumi di traffico con la dovuta flessibilità – nota Rodoni –. A differenza dell’agente, che vede dove si forma colonna e può liberare la strada».
Un male necessario
Insomma, i cantieri sono un male necessario. «Noi tutti siamo infastiditi dai cantieri - conclude Rodoni - ma allo stesso tempo vogliamo strade perfette. A volte dovremmo ricordarci che i cantieri portano dei benefici». E chi proprio non riuscisse a sopportare di fermarsi a un semaforo, può sempre cercare un’alternativa. «Purtroppo siamo molto abitudinari - aggiunge Rodoni -, ci lamentiamo del traffico ma vogliamo che siano gli altri a rinunciare all’automobile. - Poi però quella volta che proviamo i trasporti pubblici, magari ci accorgiamo che stiamo meglio e spendiamo anche meno».