Scenari

Il caro-gasolio spaventa i ticinesi

Il mercato del combustibile per riscaldamento è sostanzialmente paralizzato: i prezzi altissimi spingono molte famiglie a rinviare l'acquisto delle scorte per il prossimo autunno – Anche gli esperti sottolineano l'anomalia della situazione e invitano tutti a prendere tempo
Dario Campione
02.05.2022 06:00

«Siamo sull’ottovolante. Non ho mai visto una cosa simile». Paolo Righetti, presidente di Swissoil Ticino, descrive con un’immagine molto familiare l’attuale situazione del mercato dei derivati del petrolio.

I prezzi salgono e scendono a una velocità impressionante. Un ottovolante, appunto. Con la differenza, sostanziale, che i binari su cui corrono le carrozze non mostrano alcuna solidità e non offrono certezze. Piuttosto, palesano tutta intera la propria fragilità.

Della benzina schizzata alle stelle si parla da settimane. Ma oltre al pieno delle auto, comincia a far paura anche quello delle caldaie. Il gasolio per riscaldamento rischia di incidere in maniera pesantissima sui prossimi bilanci familiari. La bolletta dei caloriferi, nel 60% degli edifici del cantone, è destinata infatti, come minimo, a raddoppiare.

Qualche cifra spiega più di molte parole. Venerdì scorso, alla chiusura settimanale, 100 litri di olio combustibile costavano 150,68 franchi. Il 30 dicembre 2020, 16 mesi fa, il prezzo era fermo sui 70,40 franchi. Il 9 marzo di quest’anno, dopo due settimane di guerra in Ucraina e con il mondo ancora attonito di fronte alla protervia di Vladimir Putin, per comprare 100 litri di gasolio servivano addirittura 193,16 franchi. Oscillazioni paurose, che hanno completamente destabilizzato le abitudini di chi compra e, ovviamente, anche di chi vende.

Viene alla mente il grafico della febbre di glauseriana memoria. Picchi tanto imprevedibili quanto improvvisi da una parte all’altra dell’asse verticale. Ordinate per disegnare le quali non basterebbe, forse, un sismografo.

«Nell’ultima settimana - racconta Righetti al CdT- ogni giorno le quotazioni del gasolio hanno subìto enormi scossoni: meno 61 dollari a tonnellata lunedì, più 57 martedì, più 33 mercoledì, più 18 giovedì, più 34 venerdì. Io entro in ufficio al mattino con un dato ed esco alla sera con un altro, e qualche volta lo sbalzo è di 100 dollari a tonnellata». Se un cliente ordina il prodotto, Righetti chiama a sua volta il fornitore e soltanto dopo fissa l’importo di vendita che, dice, «in un giorno può cambiare anche tre o quattro volte».

Previsioni e profezie

Al momento, conferma Righetti, quasi nessuno compra. «Noi stessi consigliamo di non farlo, o di acquistare il minimo necessario - dice il presidente di Swissoil Ticino - I prezzi sono ancora troppo alti».

Tanto per dare un ordine di grandezza: per un’abitazione media, che consuma 4 mila litri l’anno di gasolio, servirebbero oggi 6.030 franchi, contro i 2.815 di 15 mesi fa.

Il punto è che fare previsioni è impossibile. Praticamente, un azzardo. «Un crescendo simile a quello degli ultimi 2-3 mesi, non c’è mai stato - dice al Corriere del Ticino Martin Stucky, responsabile del centro d’informazione per l’olio combustibile di Avenergy, associazione che rappresenta gli interessi degli importatori di petrolio in Svizzera - le cifre dell’andamento dei prezzi dell’olio combustibile sono incredibili, possiamo semplicemente parlare di numeri impressionanti». Ogni ipotesi somiglia a una profezia. «A chi ha sufficienti riserve suggerisco di attendere - dice ancora Stucky - Agli altri consiglio di provvedere acquistando soltanto il quantitativo utile per l’estate. Non sappiamo che cosa ci riserva il futuro, bisogna aspettare e osservare con attenzione il mercato. Due anni fa, in pieno COVID, i prezzi erano molto bassi e in tanti hanno riempito le proprie cisterne. Adesso la situazione si è completamente ribaltata. Ma la frenesia non aiuta. Sta arrivando la bella stagione, non siamo obbligati, al momento, a ordinare a questo prezzo».

L’incertezza della guerra

In effetti, come ha scritto la settimana scorsa il Blick, «gli ordini delle famiglie svizzere sono a un livello molto basso, addirittura in calo». Lo confermano grandi rivenditori di carburanti «come Agrola e Oel-Hauser. Molti proprietari di casa stanno aspettando. Altri comprano quantità molto parziali». Gli stessi fornitori svizzero-tedeschi, però, contrariamente ai colleghi ticinesi, consigliano di «riempire i serbatoi, almeno in parte, per non essere sorpresi da un’altra esplosione dei prezzi», ma anche per non rimanere incastrati negli inevitabili «colli di bottiglia» delle consegne, destinati a formarsi qualora tutti acquistassero all’ultimo momento e a «durare alcune settimane, o anche due o tre mesi in autunno». Una situazione, comunque, non nuova, ha sottolineato sempre il Blick: «i grandi volumi di ordini non sono una novità per i fornitori. Lo scorso autunno, infatti, le famiglie hanno fatto le proprie scorte prima che la tassa sulla CO₂ venisse aumentata».

Sullo sfondo resta, com’è ovvio, la guerra. Con tutto il suo tragico fardello di morte e di incertezze. I prezzi dell’energia sono fortemente accoppiati: se il gas rincara, di solito lo fa anche il petrolio. E viceversa. Le minacce di Putin e gli annunci degli embarghi europei non aiutano. Anzi, creano ulteriore instabilità. Che nessuno è in grado di dominare. 

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