Guerra

Il «caso» serbo: non sanziona la Russia, ma fornirebbe armi a Kiev

È quanto emergerebbe dalle carte top secret del Pentagono – La smentita del ministro della Difesa: «Sono falsità, non abbiamo venduto né intendiamo fornire armi né all'Ucraina né alla Russia»
© KEYSTONE (Serbian Defense Ministry Press Service via AP)
Red. Online
12.04.2023 13:19

La fuga (online) di documenti top secret venuta alla luce qualche giorno fa non smette di far discutere. E non solo negli USA. Il ministro della Difesa serbo Milos Vucevic ha smentito oggi le carte segrete del Pentagono secondo cui la Serbia avrebbe venduto o intenderebbe vendere armi all'Ucraina. Seguendo la scia delle informazioni riservate, la Serbia, unico Paese europeo a non sanzionare la Russia per l’invasione ucraina, avrebbe accettato di fornire armi a Kiev. La notizia è stata data dalla Reuters. Il documento («Europe|Response to Ongoing Russia-Ukraine Conflict»), scrive l'agenzia a sua volta citata dall'Ukrainska Pravda, è una lista della risposta di 38 Paesi europei alla richiesta di «armi letali» e di addestramento da parte dell'Ucraina. Secondo lo stesso documento, la Serbia ha la volontà politica e la capacità militare di fornire armi all'Ucraina in futuro.

Come detto, Vucevic ha parlato di «falsità» ricorrenti messe in circolazione allo scopo di «destabilizzare il Paese e coinvolgerlo in un conflitto al quale non intendiamo partecipare. Più di dieci volte abbiamo smentito queste falsità, e ora lo facciamo nuovamente. La Serbia non ha venduto né intende vendere armi all'Ucraina né alla Russia, e né a Paesi vicini all'area del conflitto», ha aggiunto.

Il ministro della Difesa serbo non ha negato che la Serbia venda armi a Paesi terzi che sono lontani dall'area dei combattimenti e che non hanno alcun legame con essi. «Vi è sempre la possibilità che talune armi vengano a trovarsi in qualche maniera sul territorio del conflitto, ma ciò non ha assolutamente nessun collegamento con la Serbia. Si tratta di Paesi che non rispettano le norme internazionali e le clausole contrattuali. Ripeto, la Serbia non ha inviato armi all'Ucraina e tutto ciò che è stato reso noto al riguardo sono false speculazioni».

Il caso egiziano

Nel frattempo, smentite, supposizioni e precisazioni arrivano da ogni Paese che è stato coinvolto e citato nei rapporti di intelligence americani. Una tempesta, uno scandalo che rischia di diventare il più dannoso per il governo degli USA dopo i WikiLeaks del 2013. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha dichiarato al Dipartimento di Stato l’obiettivo di «stanare la gola profonda» ed è in corso un'indagine per determinare quale persona o gruppo potrebbe aver avuto la capacità e l'intenzione di rilasciare rapporti di intelligence. «Indagheremo fino a quando non sarà identificata la fonte».

Gli Emirati Arabi Uniti hanno respinto come «totalmente falsa» l'accusa di avere approfondito i legami con l'intelligence russa. Stando alle carte top secret, alcuni ufficiali di Mosca si sarebbero vantati di avere convinto gli Emirati Arabi Uniti «a lavorare insieme contro le agenzie di intelligence statunitensi e britanniche». Abu Dhabi e l'Egitto negano, quest'ultimo di avere fabbricato 40.000 missili da inviare alla Russia, come ha scritto il Washington Post facendo riferimento a documenti trapelati dal Pentagono. Una fonte ufficiale egiziana citata da Al Qahera News ha bollato tali informazioni come «false e prive di fondamento». Ma – riferisce ancora il Washington Post – alcuni documenti trapelati, datati 17 febbraio, riassumono presunte conversazioni tra Abdelfatá al Sisi e alti funzionari del suo esercito, ai quali chiederebbe di mantenere la produzione e la spedizione di armi in segreto «per evitare problemi con l'Occidente». «La posizione dell'Egitto si basa sul non farsi coinvolgere in questa crisi (la guerra ucraina) e sull'impegno a mantenere la stessa distanza da entrambe le parti», ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri, Ahmed Abu Zeid. «Continuiamo a sollecitare entrambe le parti a cessare le ostilità e raggiungere una soluzione politica attraverso i negoziati», ha aggiunto.

«Non abbiamo prove che l'Egitto abbia fornito armi letali alla Russia», ha detto ai giornalisti John Kirby, portavoce della Casa Bianca. Che ha pure cercato di chiarire che non è avvenuto alcun trasferimento di armi, ma non può parlare delle «intenzioni». «L'Egitto è un importante alleato per la sicurezza e tale rimane».   

Il Washington Post, che ha avuto accesso a una serie di documenti segreti pubblicati a marzo sulla piattaforma social Discord, ha affermato che in alcuni punti era stato scritto che l'Egitto «pianificava segretamente di fornire alla Russia 40 mila razzi». Mosca l'ha definita una «bufala».

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