Il conto lo si paga con le app, ma il contante resiste bene

L’uso del contante per i pagamenti in Svizzera continua a diminuire (v. sotto), ma ha ancora qualcosa da dire, anche se i sistemi digitali stanno prendendo sempre più piede (ne abbiamo parlato in dicembre). La «cashless society» (società senza contanti) avanza. Infatti, non solo le app di pagamento (come per esempio Twint, Apple Pay ecc.) sono sempre più popolari tra i privati, ma ora lo stanno diventando anche tra le aziende. È ciò che emerge - tra le altre cose - da un sondaggio condotto dalla Banca nazionale svizzera (BNS), che rileva come il 59% delle imprese le accetta nei propri negozi. Nel precedente rilevamento del 2021 l’accettazione non andava oltre il 40%. Un forte aumento in soli due anni..
Più nel dettaglio, le applicazioni di pagamento hanno superato le carte di credito (53%) e quelle di debito (48%), che erano alla pari nel 2021. Inoltre, in settori dove i privati regolano i conti subito, l’accettazione delle applicazioni degli smartphone è ancora più alta che altrove: nel ramo alberghiero e della ristorazione sale al 78% e nel commercio al dettaglio al 73%.
«L’accettazione sempre più capillare di mezzi di pagamento digitali non stupisce in quanto le imprese presentano una fisiologica necessità di semplificare processi quali la tenuta della cassa contanti e – soprattutto per i pagamenti inter-aziendali – annoverano un’esperienza quanto mai consolidata per utilizzo di altri strumenti quali pagamenti contro fattura, bonifici bancari ecc.», osserva Edoardo Beretta, professore titolare di Economia all’USI di Lugano. «Nel contempo - aggiunge - i canali di vendita online (sempre più diffusi) sono un volàno per i pagamenti elettronici».
Il sondaggio della BNS rileva pure che l’accettazione è aumentata anche per i bonifici bancari, mentre è leggermente diminuita per i pagamenti tramite fattura. Un possibile motivo potrebbe essere la minore disponibilità delle imprese a concedere ai propri clienti crediti a breve termine con acquisti in conto corrente a causa della pandemia o del forte aumento dei prezzi dell’energia negli ultimi anni, scrivono gli esperti della BNS.
Resiste bene, dal canto suo, il contante, che è il mezzo di pagamento più comunemente accettato (92%) per le aziende che operano faccia a faccia con il cliente. Ma, come scrive la BNS in una nota, «affinché il contante continui a essere accettato dalle imprese, è fondamentale che la popolazione ne faccia uso». Il sondaggio indica che le esigenze della clientela sono decisive nel determinare quali mezzi di pagamento vengono accettati e pertanto un calo dell’utilizzo del contante potrebbe condurre a una minore accettazione di questo mezzo di pagamento.
Svizzeri divisi sull’uso del «cash»
Per la prima volta dalla pandemia la quota di pagamenti in contanti è tornata a diminuire nuovamente in modo significativo in Svizzera, calando nel novembre scorso al 25% dell’insieme delle transazioni (-3,2 punti percentuali rispetto a un rilevamento di un anno prima). È quanto emerge dall’indagine periodica «Swiss Payment Monitor», realizzata dall’Università di San Gallo e dalla Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW).
Le banconote e le monete rimangono peraltro al secondo posto tra i metodi utilizzati per pagare, ma vengono ormai tallonate dai versamenti effettuati con dispositivi mobili come telefoni cellulari, tablet o smartwatch, saliti al 23,3% (+2,3 punti).
Le carte di debito continuano a essere il metodo di pagamento più utilizzato (29,3%) e sono riuscite a consolidare la loro posizione di preminenza (+0,8 punti). La carta di credito si classifica al quarto posto, con il 15,4% (-0,8 punti), scaturisce dall’inchiesta.
La popolazione appare spaccata in due riguardo al contante: l’idea di imporre ai commercianti di accettare monete e banconote viene approvata dal 41% degli interpellati, mentre è osteggiata dal 37%, con il rimanente 22% che assume una posizione neutrale.
«L’invenzione della cartamoneta (ben oltre mille anni fa) quale strumento di pagamento è stata per i metalli preziosi quello che la digitalizzazione finanziaria è ora per il contante», spiega Edoardo Beretta. «In mezzo vi sono stati, però, secoli di convivenza e non-esclusione reciproca nelle loro rispettive funzioni sia di strumenti di pagamento sia di riserve di valore. Non sarebbe saggio, quindi, concedersi all’idea che un metodo di pagamento debba sostituire l’altro. Siamo quindi tutti chiamati nella quotidianità – consumatori, aziende e decisori politici – a far sì che si possa continuare a operare di conseguenza», conclude il professore dell’USI.