La domenica de Corriere

Il deficit «monstre» e le mosse

Dai conti del 2026 al disavanzo da 700 milioni di franchi dietro l’angolo - Guerra: «Finalmente le mani sui conti pubblici» - Ferrara: «Un voto di necessità, ora serve coraggio» - Gendotti: «Il preventivo andrà digerito» - Forini: «Pronti a discutere, non vanno messe barriere»
© CdT/Chiara Zocchetti
Giona Carcano
05.10.2025 22:30

Per il 2026 il Governo ha annunciato un preventivo che sfiora i 100 milioni di deficit. Poca cosa se paragonato agli scenari dei prossimi anni, una volta che entreranno in vigore le due iniziative sui premi di cassa malati di PS e Lega appena approvate alle urne, l’abolizione del valore locativo, la riforma EFAS e i tagli della Confederazione. A quel punto, il deficit potrebbe superare i 700 milioni di franchi. Una situazione preoccupante, a cui però bisogna dare una risposta. A «La domenica del Corriere», in onda su Teleticino, il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti ne ha parlato con i deputati Natalia Ferrara (PLR), Danilo Forini (PS), Sabrina Gendotti (Centro) e Michele Guerra (Lega). «C’è sempre speranza», commenta in entrata Ferrara. «La differenza la fanno le persone. A una settimana dal voto, sappiamo che dobbiamo essere molto più bravi di quanto fatto finora. Governo, ma anche Parlamento». Quello sulle iniziative «non è stato un voto di pancia né di protesta: c’è una necessità oggettiva». Il premio, per Ferrara, è diventato insopportabile. «E ora non possiamo più dire che non si fa niente. Bisogna avere coraggio». «La storia si ripete sempre», osserva da parte sua Guerra. «Se in passato risanare i conti dipendeva dal volere, oggi il volere è diventato dovere. Fra due anni ci si parerà di fronte un’onda alta centinaia di milioni di franchi». Per il leghista bisogna affrontarla alzando le imposte («ma il popolo ha detto di no») oppure tagliando gli eccessi di spesa. «Evitando di scaricare sui Comuni». Per Guerra la situazione è complessa, «e chiama tutti a raccolta. Negli ultimi 15 anni la spesa del Cantone è aumentata del 45%. Ora finalmente metteremo mano ai conti». «Volevamo proporre un controprogetto all’iniziativa socialista», ricorda da parte sua Gendotti. «Ma nessuno ci ha seguito, e l’iniziativa è andata davanti al popolo. Noi la mano l’abbiamo tesa, ma invano. E questo dispiace». Ora, in seguito all’approvazione dei due testi, «bisognerà implementarli il prima possibile e trovare i soldi per finanziarli». Per la deputata, il Preventivo 2026 «non è coraggioso» e si è lavorato in modo sbilanciato sulle entrate, e dunque sulla leva fiscale. Ad ogni modo, in prospettiva, Gendotti auspica «che il Parlamento si assuma le sue responsabilità e che non ci siano dei ‘‘niet’’ a priori. Questo preventivo dovremo digerirlo, punto stop». No, dunque, a scontri politici. Serve responsabilità. «Questo preventivo propone una situazione che non prende in considerazione il risultato delle urne», dice Forini. «Una scelta a mio modo di vedere giusta. Il Paese va avanti. Da quanto so, il Governo ora preparerà un messaggio sulle due iniziative». Per il socialista, «lo Stato deve andare avanti», e lavorare «sulle due proposte» votate dal popolo. «Nessuno vuole uno shutdown in stile USA». Il primo incontro fra Governo e iniziativisti, spiega Forini, è in programma già mercoledì. «Noi siamo disposti anche a rivedere la questione delle imposte. Per sederci tutti attorno a un tavolo, non bisogna mettersi barriere. E questo vale per tutti». Serve, dunque, una soluzione condivisa.

Un Governo disunito?

Restando nell’ambito del preventivo appena presentato, il Governo ha messo sul piatto una manovra di rientro da 120 milioni. Per Ferrara, una volta che si arriverà in Parlamento per discutere dei conti, non si dovrà commettere l’errore di votare emendamenti «per modificare questo o quello. Bisogna rispettare il rapporto che uscirà dalla Gestione e fare delle scelte». Guardando ai conti, la deputata PLR dice «che abbiamo già addosso un muro». Per Ferrara, inoltre, i salari in Ticino vanno aumentati per aumentare il gettito. «Abbiamo i salari più bassi della Svizzera», ribadisce Forini. «Il dumping è creato dai datori di lavoro». «Noi come Lega vogliamo il pareggio di bilancio», rilancia Guerra. Lavorando anche «sulle spese di trasferimento, cresciute moltissimo negli ultimi anni. Inoltre, la misura del Governo di non sostituire i partenti nella misura del 10% non è sufficiente». E attenzione: «Noi non vogliamo alcun aumento delle imposte. Bisogna lavorare sulla spesa».

La discussione si sposta quindi sul Governo e sulla presenza di due consiglieri di Stato (Zali e Carobbio) ai festeggiamenti dei rispettivi partiti dopo il successo, mentre gli altri tre colleghi si sono presentati alla stampa per commentare la sconfitta governativa. È un problema? «Fossero questi i problemi di questo Governo», osserva Ferrara. «Non è questo che rende un Esecutivo più o meno compatto. Certo è spiacevole vedere tre ‘‘ministri’’ dare spiegazioni», e gli altri due con i partiti. «Ci sono questioni più importanti, il caso dell’arrocchino ad esempio è più grave», spiega invece Gendotti. «Certo è che in un momento difficile non presentarsi tutti insieme incrina la credibilità dell’Esecutivo». «Carobbio è fra le firmatarie dell’iniziativa cantonale, ha giocato onestamente», controbatte Forini. Per il socialista, bisogna guardare avanti. «Non mi formalizzo», taglia corto Guerra. «Non invidio i consiglieri di Stato. Hanno di fronte una situazione tosta».