Economia

Il franco a briglia sciolta contro l'euro vicino a quota 0,96

Come mai nelle ultime settimane il franco si è rafforzato così rapidamente? E cosa dobbiamo aspettarci? Lo abbiamo chiesto a Maxime Botteron, economista del Credit Suisse
Roberto Giannetti
15.08.2022 19:19

Il franco svizzero continua a correre rispetto all’euro. Oggi la moneta unica ha toccato un minimo di 0,9618 franchi, il minimo dall’abolizione della soglia di cambio nel 2015, quando era scesa per alcuni momenti sotto 0,90 franchi. A parte quell’episodio, si può affermare che sia un minimo storico. In gennaio il cambio era ancora a 1,038. Per fare un confronto: quando l’euro è stato introdotto il 1. gennaio 2002, l’euro costava 1,48 franchi e negli anni successivi è salito temporaneamente a più di 1,60 franchi.

I fattori alla base della forza del franco sono quelli che stanno agendo ormai da mesi: la guerra in Ucraina, la esitante inversione di tendenza dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (BCE), l’incombente crisi energetica in Europa.

Un nuovo quadro

Ma come mai nelle ultime settimane il franco si è rafforzato così rapidamente? E cosa dobbiamo aspettarci? Lo abbiamo chiesto a Maxime Botteron, economista del Credit Suisse. «Io penso - spiega – che in maniera generale il contesto da alcuni mesi a questa parte sia cambiato radicalmente, visto che l’inflazione in Svizzera è salita molto. Così, il fatto che il rincaro sia superiore al 3% forza la Banca nazionale svizzera a rivedere le sue priorità, perché, assieme alle banche centrali, non può più permettersi di concentrarsi sul sostegno all’economia, ma deve lottare contro l’inflazione, il che in Svizzera significa anche lasciar apprezzare il franco. Questo perché se la BNS intervenisse per acquistare delle divise estere questo corrisponderebbe ad una politica monetaria più espansiva, il che sarebbe in contrasto con la lotta all’inflazione».

«Non è possibile sapere adesso chi sta acquistando i franchi sul mercato - precisa visto che per saperlo bisognerà aspettare i dati sulla bilancia dei pagamenti, che verrà pubblicata dalla BNS».

D’altra parte, recentemente il presidente della BNS Thomas Jordan ha dichiarato che «il franco svizzero è più sopravvalutato», contrariamente a quanto dichiarato per anni.

Rincaro destinato a calare

«È anche vero - afferma - che probabilmente in Svizzera inflazione l’anno prossimo scenderà all’1%, ma rispetto ad alcuni Paesi esteri il differenziale resterà elevato: per esempio prevediamo che nell’Eurozona il rincaro nel 2023 resterà al 3,8%».

«Il rallentamento della dinamica dei prezzi - nota - sarà dovuto all’effetto base: infatti se per esempio il prezzo del petrolio resterà a questi livelli, l’inflazione scenderà. E questo vale anche per i prezzi di alcune merci, i cui prezzi con la ripresa post-COVID erano saliti molto a causa dei problemi di approvvigionamento, mentre ora la situazione si sta normalizzando, e questo dovrebbe continuare l’anno prossimo. Ma il franco non dovrebbe correre ancora molto. Noi prevediamo che la moneta unica quoterà 0,96 centesimi a tre mesi e 0,99 a dodici mesi».

Rassicurante anche la presa di posizione degli albergatori svizzeri. Nonostante il rafforzamento del franco, la competitività del settore alberghiero svizzero è aumentata, stando al presidente di HotellerieSuisse Andreas Züllig. Ciò è dovuto anche all’inflazione elevata con cui deve confrontarsi la concorrenza estera. Inoltre, la situazione post pandemia è buona, oltre le attese.

Il franco forte compensa il fatto che i prezzi all’estero aumentino più rapidamente, ha indicato Züllig durante la trasmissione «Samstagsrundschau» della radio svizzero-tedesca SRF. La situazione non lo preoccupa particolarmente: «La nostra competitività è cresciuta globalmente».

Nella giornata odierna è anche giunto un dato interessante, visto che la forza del franco è collegata con le attese inflazionistiche. L’indice totale dei prezzi alla produzione e all’importazione in Svizzera è diminuito in luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente, piazzandosi a 109,7 punti (dicembre 2020 = 100). Lo si legge in un comunicato dell’Ufficio federale di statistica (UST).

Prodotti importati più cari

Su base annua, il livello dei prezzi dell’offerta totale dei prodotti indigeni e importati è aumentato del 6,3%. La variazione mensile è da imputare soprattutto a prodotti metallici, elementi elettronici e schede elettroniche, gas e orologi.  

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