Il Knie 2024, selvaggio come selvaggi sono i nostri sogni
Nel circo c'è qualcosa di selvaggio. Non so cosa sia. Sarà l'aria che si respira, di vita vissuta girando il mondo. Saranno i cavalli che corrono a pochi centimetri da te. Saranno i trucioli per terra. Più semplicemente sarà il mito. Il circo, come una terra di libertà, di tutti e di nessuno, di artisti bravissimi e un po' matti, solisti e fidati compagni.
Ho ritrovato tutto questo, ieri sera, nella "prima" stagionale del Circo Knie ad Agno. Senza un fil rouge - l'anno scorso c'era l'acqua a definire la scena - ma con uno spirito per l'appunto più selvaggio. Quindi con numeri in successione, con un ritmo scandito dal contesto, dagli applausi, più che da un tema predefinito. E gli applausi sono risultati in crescendo, fino alla partecipatissima standing ovation finale, che forse ha sorpreso persino la stessa famiglia Knie. Un muro di applausi, a conclusione di uno spettacolo fatto di tante risate, ma anche di stupore.
Le risate sono arrivate grazie al ticinese Mike Casa, tanto per cominciare. Uno stand-up comedian (categoria che ha pregi e difetti, questi ultimi legati a una sorta di uniformizzazione social dello stile) più conosciuto forse oltre San Gottardo che non qui, ma che ha comunque trovato facilmente i toni giusti per il suo esordio al Knie. Ha iniziato con una battuta sui costi della salute e ha chiuso con il Credit Suisse, a ricordarci che in Svizzera possiamo anche ridere di quei temi che ci fanno piangere. Troppo spesso ce lo dimentichiamo. Le risate sono cresciute di livello, diventando fragorose, con l'ingresso al centro della scena del prestigiatore Dustin Nicolodi, in arte Coperlin. Ivan Knie ci aveva avvisati. Ma era, lui stesso, curioso di vederlo all'opera in italiano. Be', boom! Lacrime agli occhi - dal ridere - nel finale, quando ha scelto, quale suo occasionale "partner" di scena, il presidente del Gruppo Corriere del Ticino, ovvero Fabio Soldati.
Dicevo: risate e stupore. Detto delle risate, ecco lo stupore. Meno continuo forse dello spettacolo del 2023. Ma comunque con nuovi picchi di altissimo livello. Su tutti: il Navas Team. Quattro ragazzi sudamericani, acrobati, a gestire una doppia "ruota della morte" - così l'hanno definita - che li porta ad azzardare salti mortali a una decina di metri d'altezza, senza la minima sicurezza. Lì la domanda è sempre la stessa: ma come gli sarà saltato in testa? Quella è una dimensione della creatività che lambisce davvero la follia, e che quindi non è neppure semplice da comprendere. Lo stesso si potrebbe dire per altri acrobati, dall'elegante ucraina Kateryna Korneva al romantico duo Grygorof. Bizzarro anche il jonglage orizzontale di Victor Moiseev.
E poi ci sono i cavalli di Ivan Knie. Dal carosello magico (indimenticabile!) dello scorso anno, il fuoriclasse della famiglia Knie è passato a un numero più selvaggio - si torna lì -, a un'espressione in qualche modo più libera del suo estro. La sensazione che se ne ricava è di cavalli indomabili, come in un sogno cupo, che ti mette persino un po' paura, anche se tutto in realtà è sotto controllo. È stato "solo" un sogno.
Ecco, senza neppure volerlo sono arrivato proprio qui, a una conclusione. Perché il circo è il luogo che più si avvicina al mondo dei sogni. Entrambi sono selvaggi, come è giusto che siano le nostre fantasie.