Il lupo, l'orso e l'armonia illusoria fra uomo e animale

Nessuno poteva immaginare, soltanto qualche anno fa, che intere comunità delle nostre Alpi avrebbero avuto il problema di convivere con orsi e lupi. Semmai il contrario, ovvero di sperimentare forme di reintroduzione e salvaguardia delle specie in pericolo di estinzione. In una sorta di riconciliazione con la natura impoverita e vilipesa. Dopotutto i grandi predatori siamo noi. E ancora di più dovremmo sentirci in colpa davanti ai drammatici effetti del riscaldamento climatico. Non abbiamo alibi. È nostro dovere morale e civico proteggere la natura, rispettarne i ritmi, smettere di sfruttarne troppo le risorse e, per quanto riguarda la fauna, garantire il più possibile l’equilibrio delle catene alimentari di cui peraltro facciamo parte. Ma l’armonia è illusoria. È una proiezione fiabesca e letteraria. Un’Arcadia leggendaria. E quando l’uomo - che avrà poi tutte le sue responsabilità - diventa egli stesso la preda, i sentimenti mutano. Si apre una frattura, apparentemente insanabile, nella società, nell’opinione pubblica. Ed è quello che è accaduto in diversi contesti, Svizzera inclusa. Nei mesi scorsi, un cittadino trentino, Andrea Papi, impegnato a fare jogging tra i boschi della Val di Sole, è stato aggredito e ucciso dall’orsa Ji4, uno dei tanti plantigradi che sono stati appunto reintrodotti nelle vallate della provincia autonoma italiana proprio in omaggio a quel dovere di restituzione e di ripristino dell’ambiente naturale. Il presidente trentino, il leghista Maurizio Fugatti, ne ha ordinato l’abbattimento. La giustizia amministrativa italiana, sollecitata dai gruppi animalisti, si è opposta.
La polemica è esplosa. Perché uccidere Ji4? Ha solo la colpa di aver difeso i suoi cuccioli. Giusto. Ospite del Festival dell’economia di Trento, un amico trentino che credevo la pensasse come me mi ha mostrato diversi video di un orso che nottetempo si presenta nel suo giardino. Simpatico intruso per me che vivo in una città. Una minaccia per la sua famiglia che ha tutto il diritto di sentirsi insicura. Ed è quello che dice il contestato Fugatti al Foglio: «Abbiamo il dovere, come amministrazione, di proteggere la nostra popolazione». Ma non ci sono solo gli orsi, ci sono anche i lupi che hanno fama ben diversa, non godono della rappresentazione benevola di tante animazioni della nostra fantasia. Sono gli interpreti delle nostre paure ancestrali, in perenne agguato nel buio della nostra infanzia. Viene in mente la favola di Fedro.
Nei giorni scorsi, sempre il succitato Fugatti ha emesso - ed è la prima volta in Italia - un’ordinanza di abbattimento di due lupi a quanto pare responsabili di aver ucciso sedici bovini e due asini nel territorio di Ala. Non è escluso che, anche in questo caso, il Tribunale amministrativo regionale e poi il Consiglio di Stato vi si oppongano. A giudizio della provincia autonoma, la situazione è diventata insostenibile per la presenza di trenta branchi di lupi. Troppi. «Dobbiamo garantire la sostenibilità economica degli allevamenti in montagna», dice Fugatti, il quale cita anche un orientamento dell’Unione europea che autorizza gli abbattimenti se la continuità della specie non è a rischio. Una questione di equilibrio, non facile da raggiungere. «Immaginavi tu forse - dice la Natura nel Dialogo della Natura e di un islandese di Leopardi - che il mondo fosse fatto per causa vostra?». Ma se sono troppi i lupi, non lo sono anche gli orsi? O i primi sono penalizzati dalla cattiva fama e dunque discriminati? La trappola del politicamente (e animalmente) corretto è già scattata.