Il lupo perde il pelo e cambia vizio: «Ora attacca le mucche»

Guy Berseth, presidente della Cooperativa degli allevatori di Saint-George, nel canton Vaud, è perentorio: «Non possiamo continuare così» dice alle testate del gruppo CH Media. «Quest'estate, il lupo ha fatto un massacro. È diventato il re del cantone». Parole pesanti, anzi pesantissime. La sua Cooperativa, leggiamo, contava 110 animali per 120 ettari di alpeggio. «Il lupo attacca all'improvviso, e non più soltanto di notte. Una mattina, alle 11, gli agricoltori hanno trovato una giovenca ferita in mezzo al pascolo».
Per giovenca, evidentemente, si intende una bovina giovane e robusta che ha superato l'anno di età. Che il lupo possa attaccare anche prede più grosse rispetto a capre e pecore, di per sé, non è una novità. Brenno Inselmini, allevatore di Cavergno, in Ticino, lo scorso maggio confidava alla Domenica che è «impossibile stare tranquilli quando gli animali sono all’alpe. Nemmeno con le mucche. Perché è vero che il lupo tende meno ad attaccarle, perché ha paura di ferirsi e un lupo ferito è un lupo morto. Ma è anche vero che ci sono già stati diversi casi di mucche morte cadendo in un dirupo mentre fuggivano dai lupi».
Le mucche vittime dei lupi, tornando al canton Vaud, avevano un'età compresa fra uno e due anni e pesavano tra i 300 e i 500 chili. Parentesi: ma la Confederazione non aveva detto che i bovini di questa taglia sarebbero stati al sicuro dagli attacchi dei lupi. E invece... La realtà, sul campo, ha spinto il Consiglio federale a riconoscere che è accaduto l'esatto contrario. Fino al 2020, gli attacchi dei lupi ai bovini erano quasi inesistenti. Poi, sono aumentati rapidamente. L'anno scorso, scrive al riguardo Watson, dati alla mano, sono stati registrati circa cinquanta casi. Questo dato è ancora insignificante rispetto a pecore (716) e capre (144), e soprattutto a cervi e camosci, che rappresentano oltre l'80% delle prede del camoscio.
Detto dei numeri, la mucca è considerata un simbolo nazionale. Un patrimonio, anche. Questi attacchi, a maggior ragione, stanno esacerbando un dibattito già molto vivo. E divisivo. Le tensioni, nel Vaud, sono sfociate nelle minacce di morte rivolte al consigliere di Stato Vassilis Venizelos. Il Vaud, secondo le statistiche, è il cantone più colpito dagli attacchi di lupi ai bovini. A settembre, erano già stati uccisi sette vitelli e trenta bovini. Il record dell'anno precedente, insomma, è già stato eguagliato. Prima ancora che finisca la stagione dell'alpeggio. Attivo anche a Saint-George, il branco di Mont Tendre è il principale responsabile. Ma anche altri gruppi nel Giura vodese, al confine con la Francia, e più recentemente nel Giura neocastellano hanno attaccato i bovini, a differenza dei lupi alpini. In Vallese e nei Grigioni, ad esempio, i lupi hanno ucciso solo due bovini quest'anno, mentre a San Gallo l'ultimo caso risale al 2022.
Si tratta quindi di un problema, essenzialmente, vodese. Ma nemmeno troppo: «La situazione nel Vaud dovrebbe servire da monito per il resto del Paese» ha insistito Berseth. Anche David Gerke ha riconosciuto che la prevista espansione dell'animale in tutto il Giura crea «un nuovo e considerevole potenziale di conflitto, al quale dovremo essere preparati». L'ambientalista ritiene che i branchi di lupi potrebbero presto diffondersi fino ai cantoni di Basilea e Argovia. Nel resto della catena del Giura, le condizioni sono simili a quelle del Giura vodese e favoriscono gli attacchi ai bovini. Le pecore sono meno numerose rispetto alle Alpi, le greggi pascolano su vasti pascoli intervallati da foreste e la maggior parte degli animali è giovane e inesperta.
Per scoprire se queste caratteristiche spiegano davvero le dinamiche osservate nel canton Vaud e quali altri fattori entrano in gioco, la fondazione Kora, specializzata nella gestione della fauna selvatica, sta conducendo uno studio i cui risultati sono attesi per il 2027. «Non possiamo ancora dire in che misura il Giura sia effettivamente più esposto delle Alpi agli attacchi dei lupi ai bovini» ha spiegato Nina Gerber, biologa presso Kora. «Il rischio esiste ovunque i lupi e il bestiame libero condividano lo stesso territorio».
Nel canton Vaud, come altrove, la strategia scelta è l'abbattimento. Con l'approvazione della Confederazione, i sette membri del branco di Mont Tendre possono essere cacciati fino al 31 gennaio. La situazione è diventata così critica che persino David Gerke considera «inevitabile» l'eliminazione del maschio dominante M351, sfuggito ai cacciatori lo scorso anno. Ma, ha aggiunto, «a lungo termine, abbiamo bisogno di altre soluzioni».
Esistono due ostacoli principali alla protezione dei bovini dai lupi. Il primo è di natura finanziaria, ribadisce Watson. I fondi destinati alla protezione delle mandrie sono limitati in Svizzera. Inoltre, secondo l'ordinanza sulla caccia, solo gli animali di età inferiore ai quattordici giorni sono considerati degni di protezione. Non sono previste o finanziate misure per i bovini più anziani, a meno che non vi sia una richiesta specifica. La consigliera nazionale Clarence Chollet (Verdi/NE) al riguardo ha spiegato che «il sostegno agli allevatori di bestiame dovrebbe diventare la regola, come lo è per gli allevatori di ovini». Durante questa sessione, intende presentare una mozione a Berna per semplificare il finanziamento delle misure di protezione per i bovini di età superiore alle due settimane. Tuttavia, l'Ufficio federale per l'ambiente non vede la necessità di intervenire. Richiedere a tutti gli allevatori di proteggere permanentemente le loro mandrie con recinzioni è attualmente considerato inaccettabile.
Il secondo problema, beh, è come mettere in pratica le misure di protezione. Ciò che funziona con le pecore non è necessariamente adatto ai bovini. I grandi pascoli del Giura non si prestano bene all'installazione di recinzioni estese e l'integrazione dei cani da guardia nelle mandrie si rivela più complicata» ha ammesso Gerke. Un approccio potrebbe essere quello di creare piccoli pascoli notturni sicuri. La resilienza delle mandrie potrebbe essere rafforzata anche mescolando animali giovani e adulti. Ancora Gerber: «All'estero, spesso si utilizzano cani da guardia o recinti notturni. Ma resta da vedere cosa sia realmente praticabile ed efficace in Svizzera».
Berseth, l'allevatore, ha ribadito di non volere alcuna di queste misure, che ritiene troppo macchinose e inadeguate, visto che alcuni attacchi sono avvenuti in pieno giorno. Per lui, la presenza di un branco nel canton Vaud non è necessariamente un problema, a condizione che vengano fissati limiti chiari. In altre parole, è necessario reagire rapidamente sparando in caso di comportamenti problematici, cosa che la legge già consente: un solo bovino ucciso è sufficiente per autorizzare la regolamentazione di un branco, mentre ne occorrono almeno otto nel caso di ovini e caprini.