«Il mio primo stipendio? Lo riceverò solo con l’AVS»

A Leda Ratti non è mai piaciuto il tran tran della normalità. Neppure quando a 21 anni è uscita dalla Csia, il centro scolastico industrie artistiche, con il diploma federale in mano. Invece di aprire una bottega o di andare alle dipendenze di un padrone ha preso l’aereo ed è volata in Perù, dove ha imparato come si lavora l’alpaca. La sua vita è legata a doppio filo con la trama. Cachemire, lino, seta: non c’è filato che sfugga ai suoi due telai che occupano da soli una stanza intera della sua abitazione ad Arbedo. Leda, nata a Vira nel 1960 ma trapiantata nel Bellinzonese ormai da anni, non è una semplice artigiana. Le sue morbide stole sono piccoli capolavori di perfezione, dove i punti luce sono generati da minuscole perline Swarovski e le decorazioni da fili allentati.
Figlia d’arte
La creatività che affiora dal rigore della sua trama non è mai urlata, bensì ricercata. D’altronde la 63.enne respira il profumo senza tempo dell’arte da quando è nata. Suo padre era il noto scultore e pittore Edgardo Ratti e suo marito è Luca Marcionelli, artista bellinzonese di grande talento.
Leda produce anche arazzi «ma siccome devo vivere con le mie produzioni, per me è più facile puntare sugli accessori». La ricerca dei materiali gioca un ruolo fondamentale nelle sue creazioni. I fili che utilizza sono talmente delicati che si spezzano con la minima tensione. «A volte sono così preziosi (e costosi) che non ho il coraggio di prenderli in mano. Poi quando mi viene l’ispirazione, agguanto la navetta e inizio ad infilarla nell’ordito, seguendo il mio istinto». L’esperienza ha un ruolo rilevante: Leda ha alle spalle quarant’anni di lavoro e la sua mano non conosce incertezze.
A Pitti a fare la spesa
Ogni anno si reca a Pitti Filati a Firenze per fare il pieno di acquisti. «Pieno per modo di dire, visto che il costo del materiale oscilla tra i 300 e gli 800 franchi al chilo» puntualizza l’artista. Stole, copertine per bebé, sciarpe, tende. Alcune produzioni particolari necessitano di almeno quaranta ore di lavoro, altre ancora di più. Ecco perché i tesori che escono dai suoi telai non sono per tutte le tasche. La perfezione di Leda Ratti non è sfuggita agli esperti del ramo. «Ho avuto il privilegio di conoscere un membro della famiglia Loro Piana, il marchio italiano celebre in tutto il mondo per la produzione in cachemire» racconta la donna. «Quando ha visto le mie produzioni, ha voluto conoscere meglio il mio lavoro, un attestato di stima che ho apprezzato molto».
La rete di Leda
Leda ha un rapporto particolare con la Svizzera interna, dove ci sono molte più fiere di design rispetto alla Svizzera italiana. «Lì - racconta - incontro stilisti ed artigiani che come me producono soltanto nel nostro Paese; ad esempio c’è un’affermata designer di Zurigo - poi divenuta mia amica - che fa confezionare le sue creazioni ad Arzo». La tessitrice ticinese non ama molto le nuove tecnologie: alle conversazioni via mail, preferisce il contatto con la gente. Perciò le sue vendite passano soprattutto attraverso un passaparola tra amici e colleghi.


Ogni cliente, una storia
«I clienti dicono che le mie sciarpe creano dipendenza - aggiunge ridendo - una volta che le avvolgi al collo, non riesci più a starne senza». Leda ci confida che grazie al suo lavoro incontra spesso persone speciali. Come una sua cliente grigionese, che le ha spedito un suo acquarello ispirato ai colori di una stola che le aveva venduto anni prima. «Oppure una signora che un giorno mi portò la lana delle sue pecore: ‘‘Con questi gomitoli creami qualcosa’’ mi disse; allora io ed una mia amica sarta le confezionammo un mantello; le piacque così tanto che ora ne vorrebbe un altro». Chiacchierando con lei, si percepisce che Leda Ratti non tesse solo fili, ma pure relazioni umane.
È difficile stare a galla
La maggior parte dei suoi colleghi hanno un lavoro part time come salvagente economico. «Invece - ammette Leda - mio marito ed io no» Ancora oggi non ci sono certezze. In tutti questi anni ha imparato a diventare manager di se stessa, ma è difficile stare a galla. Malgrado ciò non cambierebbe la sua vita per nulla al mondo. «Non nuoto nell’oro, è vero, tuttavia gestisco il tempo come voglio e ciò è impagabile». Fra poco l’artista prenderà il suo primo stipendio fisso dopo una vita di lavoro: «Anzi, la “paghetta” visto che si tratta dell’AVS – scherza Leda - Ma non mi fermerò, altrimenti che vita sarebbe senza nulla sul telaio?».