Il nome Leone: dalla rivoluzione industriale a quella digitale

L’idea che il successore di Bergoglio ne prendesse il nome, alla fine, è rimasta unicamente una suggestione.
Robert Francis Prevost ha scelto di chiamarsi Leone XIV, richiamandosi al pontefice che, nel 1891, scrisse la Rerum Novarum, l’enciclica che, storicamente, ha dato inizio alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Appunto, Leone XIII.
Nella tarda serata di giovedì, a poche ore dalla fumata bianca e dal discorso pronunciato dal loggione della Basilica di San Pietro, è stato lo stesso Matteo Bruni, direttore dalla Sala stampa della Santa Sede, a confermare come il pontefice americano si sia voluto riferire in modo «non casuale» a papa Vincenzo Gioacchino Pecci e «agli uomini e alle donne, al loro lavoro, soprattutto in tempi di intelligenza artificiale».
Un’ulteriore riprova è poi giunta dal cardinale Ladislav Nemet, il quale in un’intervista alla HRT - la Radio Televisione pubblica della Croazia - ha parlato di un «nome che è anche un programma».
Alla giornalista Angela Jelicic Krajcar, l’arcivescovo di Belgrado ha spiegato di aver avuto «l’onore di stare a tavola con lui, e con altri cinque cardinali, giovedì sera», nella cena che ha riunito a Santa Marta tutti i partecipanti al conclave. «Abbiamo parlato, e gli abbiamo chiesto come avesse scelto il nome - ha raccontato Nemet - Ed è stato molto interessante. Il Papa ha detto infatti che vuole dare più attenzione alle questioni di ordine sociale nel mondo, così come alle questioni relative alla giustizia. Ha detto anche che siamo dentro una nuova rivoluzione: ai tempi di Leone XIII era in corso una rivoluzione industriale, adesso è in corso la rivoluzione digitale. Oggi, come ai tempi di Leone XIII, c’è il problema dei posti di lavoro, perché la digitalizzazione porta a una diminuzione di manodopera necessaria per il lavoro». E poi, ha aggiunto l’arcivescovo di Belgrado, il nuovo pontefice ha richiamato «un fatto storico: Leone XIII, quando era giovane, andava spesso in una parrocchia guidata da padri agostiniani a Roma» (Prevost, com’è noto, è un agostiniano). «Noi cardinali, scherzando, abbiamo trovato un’altra spiegazione - ha concluso il cardinale Nemet - Finora c’era Francesco che parlava coi lupi. Adesso, abbiamo un Leone che caccerà i lupi».