La curiosità

Il pronto soccorso di Locarno in un documentario «segreto»

Un gruppo di studenti della scuola di cinema CISA realizza un cortometraggio all’ospedale La Carità – «Accolti come in famiglia, un’esperienza che ci ha dato tanto» – Il lavoro è interno all’istituto, ma ecco in esclusiva alcune scene
I novelli cineasti (nella foto piccola messa a disposizione, esausti a fine turno di notte con la macchina da presa visibile sulla destra) hanno trascorso le notti di svariate settimane con gli infermieri © CdT/Gabriele Putzu
Jona Mantovan
13.04.2024 06:00

L’atmosfera che si respira nelle notti al pronto soccorso dell’ospedale La Carità di Locarno (una delle due strutture del genere presenti in Città, attive sulle 24 ore) ha stimolato la curiosità di un gruppo di studenti del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive, tanto da indurli a realizzare un documentario sul lavoro dei soccorritori in prima linea, intitolato Oltre la notte. Un'opera «interna» all’istituto, un «esercizio» che però fa capire ai cineasti in formazione una serie di aspetti: dalla divisione dei compiti all’organizzazione del materiale, prendendo confidenza con il tema e, soprattutto, familiarizzando con le persone oggetto delle riprese.

Saggio di «natura didattica»

Proprio per la sua natura didattica, tuttavia, il cortometraggio (10 minuti) non è a disposizione del grande pubblico, anche se il Corriere del Ticino è riuscito a ottenerne alcuni spezzoni, integrati nelle interviste agli autori. Abbiamo così sollevato un altro po’ quel velo di «segretezza», già in parte caduto in occasione della giornata di porte aperte della scuola, il 24 febbraio.

«È un’esperienza che ci ha dato tanto. Siamo stati accolti nella loro famiglia, perché, vista la differenza d’età tra noi, alle prime armi, e loro, professionisti sperimentati, eravamo come figli», scherza il regista, Francesco Poloni. «E non è evidente, perché per ‘catturare’ suono e immagini impieghiamo macchinari ingombranti, che in alcuni casi potrebbero dare fastidio. Soprattutto se gli spazi nei quali operiamo non sono pensati per svolgere il nostro lavoro. Ma tutto è filato liscio, tutto è andato bene», aggiunge con enfasi il 26.enne.

Un ruolo che può cambiare

Insieme a Francesco, l’impresa è stata completata da Davide Macchi (riprese), Siro Ressiga-Vacchini (suono) e Mauro Paolino in veste di produttore, entrato nella squadra in un secondo tempo e che ha dato una mano agli altri sul fronte della logistica. «Durante il giorno recuperavo il materiale e mettevo in carica le batterie degli apparecchi che poi usavano di notte. E portavo loro qualche piccola merendina per resistere nelle ultime ore del turno», esclama il 27.enne la cui carriera, come nel caso degli altri, è ancora in via di definizione.

I loro ruoli, infatti, variano da progetto a progetto affinché tutti possano provare i profili professionali ricercati dall’industria della produzione audiovisiva, come spiega Davide: «Nel lavoro che stiamo svolgendo in questo periodo, incentrato sulla direzione degli attori, ricopro il ruolo di regista, mentre Francesco è direttore della fotografia. Ci siamo scambiati le mansioni, in pratica», dice il 21.enne.

L’opera si concentra sui rapporti personali tra infermieri, evitando di riprendere i pazienti ricoverati d’urgenza

«Compito complesso»

Gli studenti, nel corso delle varie fasi della realizzazione, sono stati seguiti da un docente esperto per ogni comparto del prodotto cinematografico. Nel caso della regia, sono stati Daniele Incalcaterra e Francesco Montagner. Ma nei titoli di coda compaiono pure Riccardo Brunner e Giacomo Devecchi per la fotografia, Marco Longo per la produzione, oltre a Jason Montefiore e Andrea Luca per il suono. Come spiega il direttore del CISA, Marco Poloni, ci sono una serie di revisioni in corso d’opera. «Si tratta di uno dei compiti più difficili e complessi per i nostri studenti, proprio per il contatto diretto con persone sconosciute–evidenzia il 61.enne–. In questo caso se la sono cavata molto bene, visto il tema sensibile. Si parla di malati e di feriti, anche gravi. La produzione è stata molto abile nell’evitare di riprendere i pazienti, concentrandosi invece su chi lavora nelle urgenze al calar del buio».

Questione di ambiente

Un lavoro certosino è stato svolto anche da Siro, il fonico: «Ho registrato ore e ore di ambienti sonori. I “bip” dei macchinari, le conversazioni degli infermieri, le chiamate di soccorso che poteva capitare di sentire in lontananza. Questo materiale ha permesso, in sede di montaggio, di far sentire lo spettatore immerso in un luogo vivo e tridimensionale», conclude il 21.enne.

Per Francesco, l’obiettivo di «cogliere il rapporto umano tra le varie categorie di operatori» è centrato. «Dopo un lavoro fisicamente impegnativo, trascorrendo le notti di oltre un mese a stretto contatto con un mondo solitamente nascosto», precisa.