La diretta

Il punto alle 6.00

.
Red. Online
28.05.2025 06:00

Il coordinamento israeliano per gli aiuti alla Striscia (Cogat) ha annunciato che 95 camion carichi di aiuti umanitari sono entrati ieri nella Striscia di Gaza. Lo riporta il Times of Israel, ricordando che Israele ha ripreso le consegne di aiuti a Gaza la scorsa settimana, dopo una pausa dal 2 marzo. Da allora, 755 camion di aiuti sono entrati nella Striscia. La consegna degli aiuti avviene «su raccomandazione di funzionari professionisti dell'Idf e in conformità con le direttive del livello politico», ha affermato il Cogat, riferendo che i camion di ieri includevano cibo, attrezzature mediche e farmaci. Gli aiuti sono stati sottoposti a un'ispezione da parte delle autorità israeliane prima di entrare a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom.

«È oltremodo cinico incolpare gli operatori umanitari che rischiano la vita a Gaza per non essere in grado di fare di più». Lo ha dichiarato un funzionario delle Nazioni Unite a Gaza a condizione di anonimato, interpellato dal Times of Israel dopo che il coordinamento israeliano per gli aiuti alla Striscia (Cogat) ha accusato le Nazioni Unite di non svolgere il proprio dovere sugli aiuti umanitari a Gaza. «La realtà è che Israele non sta rendendo possibile il nostro lavoro e la gente sta morendo di conseguenza», ha affermato il funzionario citato dal portale. «Per ottanta giorni, Israele ha bloccato ogni tentativo di portare rifornimenti salvavita a Gaza. Ora, solo un piccolo rivolo di aiuti è consentito. Ma non è sufficiente ad alleviare la disperazione di una popolazione che è stata affamata». «Questo significa che i nostri camion rischiano di essere saccheggiati», ha proseguito il funzionario. «Ci è consentito consegnare farina solo a panetterie che non sono in grado di gestire l'enorme folla di persone disperate». «Cerchiamo di raggiungere ogni giorno l'unico valico di frontiera aperto e di trasportare le merci in sicurezza, ma ci imbattiamo in un coordinamento disfunzionale con le truppe sul campo, che ci costringe ad aspettare ore in una zona militarizzata in attesa del via libera per muoverci, mentre i bombardamenti continuano». «Quando ci viene permesso di muoverci, i percorsi che ci vengono forniti dalle forze israeliane sono inappropriati e pericolosi», ha raccontato. «La nostra capacità di consegnare le merci è forte solo quanto l'accesso che ci viene concesso. Durante il cessate il fuoco, ha funzionato. Ora non funziona più».

Parlando di quanto sta accadendo a Gaza, il leader M5s Giuseppe Conte, ospite della trasmissione È sempre Cartabianca su Rete4, ha detto: «Parlo di genocidio perché non c’è unâltra parola. Il Governo di Israele con tutti i suoi ministri è criminale, lì ha ucciso quasi 60mila persone. Anche nel Governo italiano c'è menzogna ed ipocrisia. Il Governo sta offrendo copertura e sostegno politico ad Israele».

Intanto, diversi media israeliani, tra cui Times of Israel e Jerusalem Post, accusano Kingsley Wilson, la nuova portavoce del Pentagono, di aver ripetutamente espresso messaggi online di retorica antisemita». Wilson è stata nominata venerdì nuova responsabile stampa del Dipartimento della Difesa USA. Per il Jerusalem Post, la nomina di Wilson «desta perplessità, poiché nel corso degli anni ha rilasciato diverse dichiarazioni che indicano il suo sostegno a teorie cospirazioniste antisemite». Secondo il portale israeliano, ad esempio «in passato Wilson ha rilasciato dichiarazioni che sembravano supportare la teoria della Grande Sostituzione, secondo la quale gli ebrei stanno tentando di sostituire la popolazione bianca degli Stati Uniti attraverso l'immigrazione».

Infine, il Governo irlandese ha approvato un progetto di legge per bandire l'importazione di beni dagli insediamenti israeliani considerati illegali secondo la legge internazionale, una mossa senza precedenti per un Paese dell'Unione europea. «Il Governo ha convenuto di portare avanti una legislazione che proibisca il commercio di beni con gli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati... È opinione del Governo che questo sia un obbligo secondo il diritto internazionale», ha riferito un portavoce del ministero degli Esteri.

In questo articolo: