L'editoriale

Il ritorno di Cameron, il jolly di Sunak

Gli inglesi, pur vivendo in un Paese fisicamente separato dall’Europa e non più legato alle politiche decise a Bruxelles, hanno dovuto constatare che in un mondo sempre più interconnesso è difficile se non impossibile affrontare da soli le grandi sfide globali
Osvaldo Migotto
14.11.2023 06:00

Colpo di scena nel Regno Unito, il siluramento della controversa ministra dell’Interno Suella Braverman riporta nell’Esecutivo David Cameron, l’ex premier conservatore che con l’organizzazione di un referendum consultivo sulla Brexit, tenutosi il 23 giugno del 2016, aprì le porte all’uscita dei britannici dall’Unione europea. Una svolta epocale che non ha portato solo gioie a Londra. Gli inglesi, pur vivendo in un Paese fisicamente separato dall’Europa e non più legato alle politiche decise a Bruxelles, hanno dovuto constatare che in un mondo sempre più interconnesso è difficile se non impossibile affrontare da soli le grandi sfide globali.

L’attuale premier britannico Rishi Sunak lo ha ben capito e si è quindi unito agli alleati occidentali quando si è trattato di rispondere all’invasione russa dell’Ucraina. È poi sceso a patti con Parigi nell’affrontare la sfida del crescente numero di migranti asiatici ed africani che dalle coste francesi cercano di raggiungere l’Inghilterra con imbarcazioni di fortuna. Anche la nuova guerra tra israeliani e Hamas, con migliaia di civili palestinesi finiti loro malgrado sotto le bombe dell’offensiva armata dello Stato ebraico, in risposta al massacro di civili israeliani da parte dei terroristi islamici lo scorso 7 ottobre, ha posto il Governo britannico di fronte a una gravissima crisi internazionale tutt’altro che facile da affrontare.

Cameron, nominato da Sunak ministro degli Esteri a seguito del rimpasto di governo resosi necessario dopo il siluramento della Braverman, nelle sue prime dichiarazioni ha sottolineato di voler sostenere l’attuale Esecutivo in un momento particolarmente difficile e di voler guidare il Foreign Office nella convinzione che il suo Paese debba agire in stretto contatto con i suoi alleati per far sentire la propria voce con forza nell’ambito internazionale. L’ex premier britannico porta con sé l’esperienza di 11 anni come leader del Partito conservatore e di 6 anni come primo ministro ed è convinto di poter dare un aiuto al suo partito in vista delle elezioni del prossimo anno. Ma il partito Tory, al potere ormai da 13 anni, è da tempo che mostra profonde spaccature al suo interno e difficilmente David Cameron, con la sua rientrata in campo a sorpresa, riuscirà a fare miracoli per far risalire nei sondaggi i conservatori, ormai nettamente distaccati dai laburisti. Del resto, l’uscita dal Governo di Suella Braverman, popolare nell’ala destra dei tories, rischia di approfondire la spaccatura nell’attuale maggioranza parlamentare. Va inoltre aggiunto che se è vero che l’Esecutivo britannico è attualmente confrontato con gravi crisi internazionali, sono soprattutto le decisioni prese dal Governo Sunak sul fronte della politica interna a suscitare malcontento. La ministra dell’Interno silurata ieri era da tempo che usava come cavallo di battaglia il tema della lotta contro i flussi migratori (ha più volte denunciato la minaccia dell’uragano immigrazione), ma questo non è l’unico problema, l’Esecutivo è sotto pressione anche per le difficoltà che sta incontrando nel rilanciare l’economia e nel modernizzare il Paese.

Lo scorso ottobre, ad esempio, il primo ministro Rishi Sunak ha annunciato l’abbandono dell’ambizioso progetto infrastrutturale che avrebbe portato alla realizzazione di un collegamento ferroviario ad alta velocità tra Londra e Manchester, passando per Birmingham. Il progetto High Speed 2, presentato come una parte fondamentale dei piani del Governo per uniformare il Paese, ridistribuendo posti di lavoro e investimenti dal ricco sud dell’Inghilterra al più povero nord, ha visto andare fuori controllo i suoi costi, spingendo il premier a rinunciare a tale opera faraonica. Ora Sunak, in evidente difficoltà, estrae dal suo cappello magico il jolly David Cameron, ma il rischio che il gioco di prestigio politico non riesca appare elevato.