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Il ruggito del Pardo: batte Berlino e guarda a Cannes

La stampa italiana consacra il Pardo come festival di primo piano: oltre 4000 articoli, servizi del TG1 e firme prestigiose ne confermano la centralità culturale
Mattia Sacchi
17.08.2025 23:30

Il Locarno Film Festival non è soltanto un appuntamento cinematografico: è un rito estivo che intreccia cinema e società, e che riesce a oltrepassare i confini del Ticino per riflettersi stabilmente nel panorama mediatico italiano. L’edizione appena conclusa ha mostrato con chiarezza come il Pardo sia diventato parte del racconto culturale dei giornali e dei telegiornali italiani, capace di ottenere attenzione in un momento storico in cui lo spazio dedicato al cinema nella stampa si è drasticamente ridotto. Eppure, a differenza di molte altre rassegne, Locarno continua a essere percepito come un tassello irrinunciabile del calendario culturale.

Quest’anno la sorpresa è stata la misura di questa esposizione. Locarno non solo ha confermato la sua forza, ma l’ha ampliata fino a essere percepito dai media italiani come un festival di primo piano, con una copertura paragonabile a quella di Cannes e superiore a Berlino. Ale Agostini, CEO di AvantGrade, che ha condotto un’analisi sulla visibilità online della manifestazione, lo sintetizza così: «L’interesse mediatico per il Pardo è stato particolarmente rilevante: si è collocato sul livello dei più grandi festival europei, come Cannes». E aggiunge: «La chiave è stata la capacità del programma di intercettare tanto i grandi media generalisti quanto le testate di settore. Berlino, invece, da qualche anno appare meno centrale nella percezione dei giornalisti italiani».

«Per noi italiani è il secondo festival per importanza dopo Venezia – osserva Giovanni Bogani del Quotidiano Nazionale, La Nazione e il Resto del Carlino –. Lo sentiamo vicino, quasi nostro: la Svizzera italiana è un contesto familiare, e questo crea un legame che si traduce in curiosità e in attenzione costante». Un senso di prossimità che consente ai lettori di identificarsi più facilmente con la manifestazione e che spinge i giornalisti a costruire racconti quotidiani, andando oltre la semplice cronaca cinematografica.

A confermare l’intensità di questa attenzione è Patrizia Wachter, responsabile stampa per l’Italia: «Nei soli giorni del festival sono usciti oltre 4000 articoli sulla stampa italiana, senza contare anticipazioni e approfondimenti successivi». E sottolinea: «Anche i principali telegiornali hanno dato grande spazio, con il TG1 che ha dedicato più servizi di diversi minuti. I giornalisti italiani hanno un approccio diverso rispetto ad altri Paesi: scrivono ogni giorno, sempre trovando un nuovo angolo. È questa continuità che tiene Locarno al centro del discorso mediatico».

Un segnale forte arriva anche dal Corriere della Sera, che ha presidiato la manifestazione con due firme di riferimento: Paolo Baldini e Paolo Mereghetti, il più influente critico cinematografico italiano. La loro presenza quotidiana in Ticino ha confermato la rilevanza del festival. «Il Pardo è ormai un appuntamento fisso per noi – afferma Baldini –. Non sempre gli articoli raggiungono le stesse letture di altri temi, ma la rilevanza culturale è indiscutibile. I lettori lo percepiscono come un contesto autorevole e, soprattutto, come un luogo che sa rinnovarsi». E aggiunge: «Per chi segue il cinema, Locarno resta un riferimento. È qui che si intercettano nuove tendenze e nuovi talenti: questo lo rende davvero unico da raccontare».

Alla base di questo successo mediatico c’è anche la scelta degli ospiti, capaci di generare attenzione senza rinunciare alla sostanza artistica. Emma Thompson, Jackie Chan, Willem Dafoe, Milena Canonero, Lucy Liu e Alexander Payne hanno garantito volti riconoscibili e storie da raccontare, ma accanto a loro la programmazione ha mantenuto la sua vocazione d’autore, con una presenza significativa di film italiani che ha dato ulteriore spinta all’eco mediatica. «La combinazione tra un cartellone forte e la presenza nazionale – osserva ancora Agostini – ha permesso a Locarno di fare la differenza, imponendosi con più forza di Berlino nelle redazioni italiane».

Un’analisi condivisa da Giorgio Simonelli, docente di comunicazione al CISA di Locarno e volto di “TV Talk”, storica trasmissione Rai: «La critica cinematografica nei quotidiani italiani si è molto ridimensionata, e in televisione non ci sono più figure capaci di raccontare il cinema con la passione di Vincenzo Mollica. Spesso ci si concentra solo sui grandi nomi. A Locarno, invece, si percepisce un’energia diversa: la città è piena, il pubblico è giovane, l’atmosfera internazionale e la linea sperimentale della programmazione lo distinguono nettamente». E conclude: «Nella percezione italiana Berlino non è più quella di dieci o quindici anni fa. Locarno, al contrario, continua a crescere, consolidando il ruolo di festival sperimentale più rilevante del panorama europeo».

Il confronto con Venezia e Cannes rimane impari, ma non è questa la partita che Locarno vuole giocare. La sua forza sta nell’equilibrio tra glamour e ricerca, tra star internazionali e cinema emergente. «Ciò che lo rende interessante da seguire – ribadisce Baldini – è proprio questa doppia anima: spettacolare ma al tempo stesso autentico». Una linea che convince anche chi, come Bogani, sottolinea la capacità del Pardo di rinnovare la curiosità anno dopo anno: «Per i nostri lettori è un festival familiare, eppure ogni volta riesce a sorprendere».

«Il fatto che ogni estate, ad agosto, Locarno diventi un appuntamento così presente nei giornali italiani – conclude Wachter – significa che il festival ha saputo conquistarsi un posto stabile nella loro agenda. È un’attenzione che non va data per scontata e che conferma l’unicità di questo evento nel calendario culturale internazionale».

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