Il TAF conferma la multa contro BMW

SAN GALLO - Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha confermato la multa di 156 milioni di franchi inflitta nel 2012 al gruppo BMW dalla Commissione della concorrenza (COMCO), una delle sanzioni più pesanti mai pronunciata dall'autorità. Vietando ai propri concessionari con sede nello Spazio economico europeo (SEE) di vendere automobili a clienti domiciliati in Svizzera, il gruppo tedesco ha senza dubbio violato la Legge federale sui cartelli e altre limitazioni della concorrenza (LCart). La sentenza non è definitiva.
La COMCO, con un'inchiesta iniziata nel 2010, aveva stabilito che BMW aveva inserito una clausola nei contratti con i suoi concessionari situati nello SEE che proibiva esplicitamente la vendita di veicoli nuovi delle marche BMW e MINI (fabbricate da BMW) a persone residenti al di fuori dello Spazio e, di conseguenza, anche in Svizzera.
Le importazioni dirette e parallele di veicoli nuovi nella Confederazione risultavano dunque ostacolate, aveva stabilito la Commissione, rilevando inoltre che l'isolamento del mercato elvetico ha comportato una diminuzione della concorrenza sul prezzo di vendita dei veicoli nuovi delle marche BMW e MINI.
Con la sentenza pubblicata oggi il TAF segue la Commissione e boccia un ricorso del costruttore automobilistico. Il dossier può essere portato davanti al Tribunale federale (TF), cosa che BMW aveva promesso di fare sin dalla decisione della COMCO.
Per il TAF la clausola corrisponde a un accordo verticale di ripartizione geografica vietato dalla LCart. Per garantire l'efficacia del diritto elvetico, la COMCO deve poter agire anche quando i fatti si svolgono all'estero e hanno effetti in Svizzera, spiegano i giudici di San Gallo.
Anche su questo punto la Corte è in assoluta sintonia con la Commissione, secondo cui la ripartizione dei mercati è uno dei fattori più dannosi nel diritto sui cartelli: costituisce una "limitazione notevole della concorrenza".
Il TAF condivide pure il parere della COMCO sull'ammontare della multa, una delle più gravose mai inflitta dalla Commissione: in casi come quello in esame la sanzione può raggiungere il 10% del fatturato realizzato in Svizzera nei tre anni che precedono l'infrazione.
A causa della clausola, i consumatori elvetici non hanno potuto beneficiare degli importanti guadagni di cambio proprio quando l'euro stava perdendo terreno nei confronti del franco svizzero.
La discussa clausola esisterebbe dal 2003, ma viola la legge svizzera sui cartelli solo dal 2004, dopo che la legislazione è stata modificata, aveva stabilito la COMCO. Ha però iniziato a far sentire i suoi effetti nel 2010, quando il franco ha iniziato a rafforzarsi massicciamente sull'euro.
Acquistando una BMW oltre frontiera dopo l'autunno 2010 gli acquirenti svizzeri avrebbero potuto risparmiare fino al 25% del prezzo d'acquisto, ossia tra i 7000 e i 41'700 franchi a seconda del modello.
L'indagine contro BMW è stata aperta il 25 ottobre 2010. La COMCO si era mossa in seguito ad un'inchiesta trasmessa una settimana prima da Kassensturz, l'emissione di difesa dei consumatori della televisione svizzerotedesca.
"La sentenza ha valore di segnale", si rallegra, contattato dall'ats Patrik Ducrey, portavoce della COMCO. Con la sua decisione, il TAF ha confermato decisioni precedenti come quella nel "caso Elmex": nel gennaio 2014 i giudici di San Gallo avevano confermato una multa di 4,8 milioni di franchi inflitta alla società Gaba, produttrice del dentifricio Elmex, per aver vietato all'azienda Gebro Pharma Sagl , detentrice della licenza in Austria, di esportare il prodotto in Svizzera.
Per Ducrey la decisione del TAF è promettente anche in merito a un caso aperto in marzo, quando la COMCO ha avviato un'inchiesta nei confronti della GE Medical Systems (Svizzera) SA e le società a lei consociate a causa di sospetti ostacoli alle importazioni parallele di apparecchi ecografici di GE.