Cantone

Il Ticino guarda preoccupato: «La fattura sarà salata»

Secondo le stime del Consiglio di Stato, al Cantone mancheranno 40 milioni di aiuti diretti - Christian Vitta: «Oneri che aggravano una situazione finanziaria già particolarmente tesa»
©Gabriele Putzu

È inevitabile. Anche i Cantoni saranno toccati dal pacchetto di risparmi della Confederazione. «I Cantoni ricevono infatti circa il 30% delle uscite della Confederazione, pertanto non possono essere esclusi dalle misure di sgravio del 2027», si legge nella nota del Consiglio federale, secondo il quale «l’Esecutivo, dopo la consultazione, è comunque venuto incontro alle richieste dei Cantoni».

Una valutazione che il direttore del DFE, Christian Vitta, non può condividere: «Prendo atto che il messaggio del Consiglio federale propone un importante riversamento di oneri sui Cantoni. Se, poi, puntualmente hanno tenuto conto di alcuni aspetti emersi dalla consultazione, non è comunque sufficiente per dire che la fattura a carico dei Cantoni sia diminuita in maniera significativa». Quanto annunciato dal Consiglio federale – rilancia Vitta – è negativo, soprattutto alla luce dello stato di salute delle finanze cantonali: «Questi maggiori oneri andranno ad aggravare la situazione finanziaria del Cantone, già oggi difficile di suo».

Sostegno economico

Secondo le stime aggiornate alla versione messa in consultazione, al Cantone mancheranno tra i 30 e i 40 milioni di franchi in termini di sostegno economico diretto da parte della Confederazione, ai quali si dovranno aggiungere altri 15 milioni di franchi di aiuti indiretti, destinati per esempio alla formazione universitaria per USI e SUPSI.

«Dovremo valutare nel dettaglio in che modo i correttivi introdotti nel messaggio andranno a modificare queste stime», osserva Vitta, che aggiunge: «La fattura sarà comunque salata». Le misure diventeranno effettive in maniera importante a partire dal 2027, anno a partire dal quale impatteranno negativamente sul Preventivo. Ai Cantoni non rimane che «compensare i fondi federali». Secondo la Confederazione, infatti, i Cantoni «dispongono di un ampio margine di manovra»: possono insomma decidere se compensare le minori entrate. Una valutazione che, ancora una volta, non trova d’accordo il «ministro» delle finanze ticinese: «La situazione finanziaria del Ticino è sotto gli occhi di tutti. Pensare che il Cantone abbia un ampio margine di manovra per andare a supplire la Confederazione mi pare molto illusorio. Sappiamo, inoltre, che ci troviamo di fronte a due votazioni che potrebbero ulteriormente mettere sotto pressione le finanze cantonali».

Le voci di risparmio

Tra le principali voci di risparmio che toccano i Cantoni spiccano (assieme ai minori contributi universitari) anche la riduzione del contributo per la politica di integrazione, quello per la qualità del paesaggio e gli aiuti al traffico regionale viaggiatori. Una misura, quest’ultima, che in un Cantone come il Ticino, dove la mobilità rappresenta spesso un problema, può costituire un ostacolo non indifferente. «Sono tutti ambiti sensibili, dall’educazione al trasporto pubblico», avverte Vitta, che rimanda a un secondo tempo l’analisi degli effetti.

L’impatto delle misure di risparmio sui singoli Cantoni è proporzionale alla forza economica degli stessi e, in grandi linee, si equivale. «È chiaro però che ci sono Cantoni con maggiori margini finanziari che potranno assorbire in maniera più agile quanto annunciato dalla Confederazione. Il Ticino, come detto in precedenza, è già in una situazione finanziaria difficile e queste misure non fanno che aggravare il momento». Per altro, avverte ancora Vitta, durante la consultazione tutti i Cantoni si erano espressi negativamente: «La preoccupazione è forte in tutto il Paese, anche perché queste misure avvengono in un momento di rallentamento economico», fa notare Vitta.

Fronte perequativo

E sul fronte perequativo ci saranno novità? Le misure di risparmio andranno a impattare anche questo delicato ambito? Ancora Vitta: «Effettivamente c’è una nuova misura che riguarda l’aspetto sociodemografico che per il Ticino non è vantaggiosa», spiega il direttore del DFE. «D’altra parte, come Cantone stiamo facendo pressing affinché venga modificata l’ordinanza sui frontalieri. Per il 2026 chiederemo che si possa intervenire a favore del Ticino con lo strumento dei casi di rigore. Non sarà facile ottenere qualcosa, ma ci proveremo, anche per il tramite della deputazione ticinese», conclude Vitta.

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