Il trenino sorride ancora, ma chissà che fine farà
Non è mai stato in ritardo, il nostro trenino. O almeno mai in ritardo di un anno. Antananarivo però non è Agno e le carrozze arancioni trasportate via mare in Madagascar (qui avevamo ricostruito il loro lungo viaggio) sono ancora ferme in un deposito, aspettando di poter tornare in servizio. Dovrebbero circolare lungo un tratto ferroviario di dodici chilometri, che deve però essere ancora elettrificato, fra la stazione centrale e la periferia sud-est della capitale malgascia. Quando questo succederà, è un mistero fitto come le foreste pluviali dell’isola.
Un rinvio dopo l’altro
Le ultime notizie che ci giungono dall’oceano Indiano parlano di un progetto ambizioso: realizzare un impianto fotovoltaico che possa alimentare, tra le altre cose, il nuovo mezzo di trasporto. Ad annunciarlo, sul portale gasigasy.info, è stato il capo dei trasporti e della meteorologia del Madagascar Valéry Ramonjavelo, che abbiamo tentato invano di contattare. Ai colleghi, il ministro fa sapere che il luogo in cui posare i pannelli solari è stato individuato, ma che i lavori da fare sono ancora parecchi, per esempio piantare i pali da cui passerà la corrente e terminare la costruzione delle stazioni, e quindi la messa in servizio del treno urbano non è programmata nei prossimi mesi. «Ma il progetto è stato avviato e sarà portato a termine» promette Ramonjavelo. Dopo aver acquistato i trenini dalla Arterail – società francese che a sua volta li aveva comprati dalla Stadler, a cui la FLP li aveva riconsegnati dopo l’ultimo simbolico viaggio fra Lugano e Ponte Tresa il 26 marzo del 2022 – le autorità malgasce erano state troppo ottimiste sulla data della loro ripartenza, stimata nell’agosto del 2023. La previsione successiva era stata il gennaio del 2024, ma anche quella è andata a farsi benedire. Fra un termine e l’altro, si è parlato di far funzionare provvisoriamente i convogli trainandoli con una locomotiva alimentata a diesel, poi le autorità competenti hanno preferito guardare al futuro puntando sul fotovoltaico.
Parola all’esperto
L’idea è lungimirante, ma è anche realizzabile, dato il contesto? Un ex collaboratore delle FFS che s’interessa ancora a progetti ferroviari e conosce anche quello del Madagascar – ha preferito restare anonimo, ma il suo nome è noto alla redazione – da addetto ai lavori ritiene che il progetto sia molto difficile da realizzare. «Al momento in cui sono stati comprati i treni, i binari erano ancora quelli costruiti dai francesi quando l’isola era una loro colonia. L’obiettivo originario, a questo proposito, era realizzare la nuova rete ferroviaria per i sessant’anni dall’indipendenza del Paese, avvenuta nel 1960. Hanno cominciato a rifare la rete, poi si sono resi conto che la corrente mancava. Del resto, la maggior parte della popolazione non ce l’ha!». La sfida è quindi produrre elettricità, e produrne abbastanza per assicurare un servizio di questo tipo. «Ora si parla dei pannelli solari: ma là ci sono le risorse per realizzarli?». Con «risorse», il nostro interlocutore intende soprattutto conoscenze, competenze. «Lo stesso ragionamento vale per la sicurezza, un aspetto che va curato da ditte esperte, così come per la manutenzione dei convogli, che dev’essere affidata a officine specializzate. E quando si esportano treni che hanno componenti elettriche, diventa tutto più difficile. Ho grandi dubbi sul progetto. Forse un giorno verrà realizzato, ma serviranno molti anni». Il trenino aspetta e il suo «sorriso», adesso, stride con ciò che lo circonda. I suoi «connazionali», in passato, hanno avuto fortune alterne. Nel sud dell’isola una linea è tornata a funzionare grazie all’acquisto di vagoni svizzeri ed è attiva tuttora, mentre un altro convoglio elvetico trasportato in Madagascar vent’anni fa – come ricostruito da Ticinonews nell’articolo Trenini in Madagascar: aiuto o smaltimento? – non è mai entrato in servizio.