Il caso

Il tweet di Iker Casillas: «Un episodio increscioso di un personaggio importante»

Con Federico De Angelis di Imbarco Immediato torniamo sulla vicenda che ha animato il pomeriggio di ieri su Twitter: il finto coming out dell'ex calciatore spagnolo
Federica Serrao
10.10.2022 19:30

Un tweet e una falsa dichiarazione. Stiamo parlando della vicenda che ha visto protagonista l'ex calciatore spagnolo Iker Casillas ieri pomeriggio, quando poco dopo le 14  è apparso sul suo profilo un cinguettio in cui si leggeva: «Spero mi rispettiate: sono gay. #BuonaDomenica». Già poche ore dopo, nessuna traccia del messaggio. Cancellato, eliminato. La giustificazione di Casillas è stata semplice, tanto quanto prevedibile. «Mi hanno hackerato l'account. Per fortuna è tutto in ordine. Mi scuso con tutti i miei followers. E, naturalmente, chiedo scusa anche alla comunità LGBT». Delle giustificazioni che non sono piaciute agli utenti di Twitter. E nemmeno hanno convinto. A detta dei più, il 41.enne avrebbe agito in questo modo unicamente per allontanare i paparazzi, che dalla sua separazione con la ex moglie Sara Carbonero non gli hanno lasciato tregua. A quanto pare, ormai da tempo, ogni giorno diverse testate affibbiano a Casillas una donna diversa (tra le ultime c'era anche Shakira). E l'ex calciatore – sostengono in diversi – potrebbe aver deciso di mettere fine alle provocazioni proprio ricorrendo a un finto coming out. Facendo, però, molti più danni. Ne abbiamo parlato con Federico De Angelis, co-coordinatore di Imbarco Immediato, associazione LGBT+ della Svizzera italiana. 

Il tweet di Casillas e il commento di Puyol.
Il tweet di Casillas e il commento di Puyol.

Hacker o non hacker, questo è il dilemma

Che quello di Casillas possa essere stato uno scherzo di cattivo gusto lo si evince da molte cose. C'è chi fa notare che il tempo trascorso tra il primo tweet e il secondo è stato decisamente breve. Troppo rapido, per permettere di recuperare un account rubato, qualora lo fosse stato davvero. In particolare, a confermare questa versione è stato anche il tweet dell'amico ed ex difensore del Barça, Carles Puyol, che ha commentato in risposta: «È il momento di raccontare di noi, Iker». A seguire, l'emoji di un cuoricino rosso e quella di uno smile che manda un bacio. Un commento che sembra supportare la versione della "bravata". Tant'è che, dopo le scuse di Casillas, non hanno tardato ad arrivare anche quelle del collega. «Ho fatto un errore. Scusate, è stato uno scherzo goffo, senza cattive intenzioni ma totalmente fuori luogo. Capisco che potrebbe aver danneggiato la sensibilità di qualcuno. Tutto il mio rispetto e supporto per la comunità LGBTIQA+». Diversi, infatti, coloro che si sono sentiti offesi o toccati dalla vicenda. Anche gli stessi atleti sportivi non si sono esentati dal commentare, più o meno ironicamente, la finta dichiarazione di Casillas. «Non ti preoccupare, è successo anche a me», scrive in risposta Agata Isabella Centasso, calciatrice del Venezia. «Una volta l'hacker di turno ha scritto: "Spero mi rispetterete: sono una calciatrice". Poi – ovviamente – ho cancellato e chiesto scusa a tutti». 

In questi casi, le conseguenze di simili gesti toccano principalmente quei giovani che vivono nell'ombra il proprio orientamento sessuale e che prendono esempio proprio dai personaggi famosi per potersi liberare
Federico De Angelis, co-coordinatore di Imbarco Immediato

«Un episodio increscioso»

Ma ritorniamo sul primo tweet di Casillas. «È stato un episodio molto increscioso, perché il coming out di un personaggio importante, specie se in un ambito sportivo estremamente maschilista come quello del calcio maschile, avrebbe aiutato a far emergere la tematica anche in un ambiente in cui è totalmente celata, a parte in rari casi», ci spiega Federico De Angelis. Infatti, nel mondo del calcio si contano pochissimi casi di coming out. Qualche mese fa, sulla scia opposta, l'attaccante del Blackpool, Jake Daniels, aveva infatti annunciato di essere omossessuale proprio nel corso della scorsa Giornata internazionale contro l'omofobia. Prima della confessione del 17.enne, nessun giocatore del Regno Unito, dopo Justin Fashanu, aveva più fatto coming out dal 1990. «Contando che la popolazione LGBT+ rappresenta circa il 10% della popolazione, potenzialmente ci potrebbe essere almeno un giocatore che si ritrova nella stessa situazione (di desiderare di fare coming out, ndr), in ognuna delle squadre di calcio», prosegue De Angelis, puntando i riflettori sul perché messaggi come quelli di Casillas siano particolarmente nocivi per la popolazione LGBT+. «In questi casi, le conseguenze di simili gesti toccano principalmente quei giovani che vivono nell'ombra il proprio orientamento sessuale e che prendono esempio proprio dai personaggi famosi per potersi liberare spesso di zavorre che li attanagliano». E ritrattare una dichiarazione di questo tipo, vera o falsa che sia, può causare ancor più danni. «Questo modo di agire elimina l'importanza che il coming out ha per queste persone che fanno fatica a dichiarare il loro orientamento sessuale, oltre che amplificare le sofferenze che questi individui provano nel dover affrontare questo passo». 

Nel mondo odierno, ormai molto social, l'omofobia da tastiera è anche molto più frequente, ed è dunque più facile che si manifesti. L'effetto che provoca, però, è lo stesso di un pugno sferrato di persona
Federico De Angelis, Imbarco Immediato

Una reazione che non stupisce

Se da un lato il messaggio di Casillas è stato particolarmente offensivo nei confronti della comunità LGBT+, c'è anche un'altra parte della popolazione che non ha visto di buon occhio la finta dichiarazione dell'ex calciatore. Sotto al tweet sono infatti apparsi anche decine di commenti omofobi, che hanno espresso il loro disprezzo per l'annuncio del 41.enne. Qualcuno ha parlato di questione culturale, come si legge nella risposta di un utente arabo. «Non si tratta di omofobia, ma noi arabi abbiamo abitudini, tradizioni e privacy nella nostra società. Non facciamo del male a nessuno. Ci limitiamo ad abbandonare ciò che non si adatta alla nostra società». Ma i numeri, tuttavia, parlano chiaro. Nel giro di poche ore, il numero di seguaci sul profilo Twitter è diminuito rapidamente, passando da 12 milioni di followers a poco più di 9 milioni e mezzo. «È una reazione che non stupisce, nonostante i passi avanti della società, anche con l'acquisizione dei diritti in un numero sempre più maggiore di Paesi. L'omofobia è un male latente nella società, che in molti casi si manifesta anche in modo duro e repressivo», commenta Federico De Angelis. «Nel mondo odierno, ormai molto social, l'omofobia da tastiera è anche molto più frequente, ed è dunque più facile che si manifesti. L'effetto che provoca, però, è lo stesso di un pugno sferrato di persona». 

Ormai la propria immagine personale è quello che conta, e per questo motivo non ci si fa problemi a schernire in qualche modo l'altro o un gruppo
Federico De Angelis, co-coordinatore di Imbarco Immediato

Solo passi indietro

Alla fine, una domanda sorge spontanea. Era necessario dover ricorrere a un presunto scherzo di questo tipo, pur di sfuggire ai continui rumours sulla propria vita sentimentale? «La superficialità della società del giorno d'oggi è qualcosa che non stupisce più», osserva De Angelis. «Ormai la propria immagine personale è quello che conta, e per questo motivo non ci si fa problemi a schernire in qualche modo l'altro o un gruppo, come in questo caso, per il proprio vantaggio personale, o per far sì che la propria immagine non ne sia intaccata. Quello che poi accade, a causa di vicende come questa, è che la comunità LGBT+ si senta ancor più sminuita nelle sue rivendicazioni e nelle sue lotte». E questo spiega perché un semplice tweet, scritto in pochi secondi, possa riportare di mille passi indietro gli sforzi fatti per una battaglia ancora molto lunga. 

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