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Il WEF tra gli scenari economici e i nuovi assetti della geopolitica

«Cooperazione in un mondo frammentato» è il titolo dell’edizione 2023 dell’evento di Davos, che prende il via oggi – Sotto i riflettori la crescita mondiale, l’inflazione e i tassi ma anche la guerra in Ucraina e i rapporti tra l’Occidente e la potenza cinese
Il WEF di Davos esiste da più di cinque decenni, ogni anno in gennaio torna al centro della scena. © KEYSTONE
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
16.01.2023 06:00

Ammesso e non concesso che lo sia stato in decenni passati, il World Economic Forum di Davos da tempo non è quel tempio della globalizzazione a tutti i costi che viene descritto dai suoi critici, così come non è quel bastione per la riaffermazione di uno strapotere del settore privato che viene indicato dai suoi avversari. Come sa chi vi partecipa, da anni ormai il più che cinquantenne WEF lavora su un tracciato di globalizzazione inclusiva-sostenibile e di collaborazione tra il settore privato e il settore pubblico. Potrebbero semmai criticarlo, vista questa impostazione, i sostenitori più netti del liberismo e dell’economia di mercato. Se molti di loro non lo fanno e se parecchi continuano a partecipare o a seguire, è soprattutto perché sanno che il Forum ospitato dalla cittadina grigionese resta comunque un’occasione unica di incontro mondiale e di confronto su temi economici e in parte politici e sociali.

Energia, ambiente

Ogni edizione annuale del WEF ha il suo titolo, quello di quest’anno è «Cooperazione in un mondo frammentato», a conferma della linea che tende ormai a sottolineare chiaramente la connessione tra la sfera imprese-mercato e alcuni aspetti di fondo del politico-sociale e dell’ambiente. I focus di questa edizione, secondo quanto indicato dagli organizzatori, saranno nuovi sistemi per l’energia, clima e natura, investimenti-commerci-infrastrutture, innovazione-tecnologie e tenuta nel settore privato, lavoro-formazione-competenze, dialogo in un mondo multipolare. Se questi capitoli attraverseranno riunioni e dibattiti dentro e attorno al Forum, è chiaro che dal 16 al 20 gennaio a Davos ci saranno, come ogni anno, anche agganci all’attualità economica e politica.

Equilibri internazionali

La guerra in Ucraina causata dall’invasione russa e le tensioni geopolitiche ed economiche tra Stati Uniti-Occidente e Cina saranno sicuramente tra i macro temi alla ribalta. Gli USA quest’anno hanno una presenza politica contenuta al Forum, l’Europa ha alcune assenze tra i leader politici ma ha nel complesso una presenza non piccola. La Russia non è invitata al Forum, come già era stato nell’edizione inusuale del maggio scorso, appunto per via della sua invasione dell’Ucraina. Quest’ultima sarà invece ben presente al Forum. È prevista una delegazione della Cina e bisognerà vedere se sarà possibile o no avere in questa sede maggiori elementi sulle posizioni di Pechino in alcuni filoni cruciali, tra i quali i rapporti con Mosca, le pressioni su Taiwan, il confronto su commerci e libero scambio, la lotta alla pandemia (il Governo cinese sembra esser passato dai lockdown in serie ad un «liberi tutti» o quasi, con conseguenze anche su viaggi e relazioni internazionali).

L’attuale quadro economico mondiale avrà certamente una forte presenza negli interventi e nei dibattiti al Forum. Appurato che, dopo il gran rimbalzo post pandemico del 2021, nel corso dell’anno passato c’è stato un rallentamento economico internazionale, si tratta ora di cercare capire, nei limiti del possibile, quanto ancora l’economia globale rallenterà nel 2023. Su questo i pareri tra i leader dell’economia, così come tra gli esperti di scenari economici, sono differenti. Per una parte ci potrebbe essere una recessione annua mondiale, per un’altra parte ci sarà invece una crescita economica limitata, con cadute eventualmente di singole economie, ma non una recessione globale. Sarà interessante vedere verso quale direzione il confronto a Davos sulla crescita economica si orienterà maggiormente.

Rincari, banche centrali

L’aumento dell’inflazione è stato uno dei dati caratterizzanti dell’anno passato. Negli ultimi mesi c’è stato però un calo dell’inflazione, seppur contenuto, in alcune aree economiche principali. Nella maggior parte dei casi siamo ancora ben al di sopra della soglia massima del 2%, che è l’obiettivo delle banche centrali più importanti. Si tratta ora di cercare di capire se il calo graduale dell’inflazione potrà continuare nei prossimi mesi, e se sì con quale ritmo prevedibile, e di conseguenza quali potrebbero essere gli ulteriori passi delle banche centrali. Queste ultime hanno alzato i tassi di interesse per contrastare l’inflazione e intendono proseguire con i rialzi. La consistenza e il numero dei rialzi dipenderanno tuttavia anche dai successi più o meno conseguiti nel frattempo nella lotta contro i rincari. In estrema sintesi: più l’inflazione resta alta, più c’è bisogno di nuovi rialzi dei tassi; più l’inflazione scende, meno c’è bisogno di nuovi rialzi dei tassi. A Davos ci sono leader della politica e dell’economia e anche banchieri centrali. Su questo capitolo sarà pure interessante vedere quale direzione di marcia assumerà il confronto nel Forum.

© KEYSTONE
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Ma quanto pesa il WEF?

I numeri e i nomi dell’edizione 2023 del World Economic Forum di Davos confermano l’importanza dell’evento. Dopo due edizioni online a causa della pandemia, e dopo l’edizione fisica inusuale del maggio scorso, il WEF quest’anno torna al tradizionale incontro di gennaio in presenza. Secondo i dati forniti dagli organizzatori, durante i cinque giorni del Forum nella cittadina grigionese (dal 16 al 20 gennaio) i partecipanti saranno oltre 2.700, provenienti da 130 Paesi.

Le personalità

Ci saranno 370 figure pubbliche di Governi e organizzazioni internazionali e più di 1.500 leader dell’economia. Più nel dettaglio, parteciperanno una cinquantina di capi di Governo o di Stato, 56 ministri delle Finanze, 19 governatori di banche centrali, 30 ministri del Commercio, 35 ministri degli Esteri. Tra gli interventi dei leader della politica, ci saranno quelli del cancelliere tedesco Olaf Scholz, della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, della premier finlandese Sanna Marin, del presidente polacco Andrzej Duda, del vicepremier cinese Liu He. Il presidente americano Joe Biden non parteciperà, nella delegazione USA ci saranno tra gli altri l’inviato per il Clima John Kerry e la rappresentante per il Commercio Katherine Tai. Come già nel maggio scorso, anche a questa edizione di gennaio non è stata invitata la Russia, considerando l’invasione dell’Ucraina attuata da Mosca. Sono attesi invece gli interventi, in presenza oppure in videocollegamento, della delegazione dell’Ucraina; in maggio il presidente Volodymyr Zelensky era intervenuto al Forum appunto in videocollegamento. Per quel che riguarda le maggiori organizzazioni internazionali sono previste, tra le altre, le presenze a Davos del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, della direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva, della numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio Ngozi Ogonjo-Iweala, del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus, del direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia Fatih Birol.

La Confederazione

Come in ogni edizione del WEF, anche questa volta la Svizzera avrà un ruolo non secondario. La Confederazione elvetica è di fatto il Paese ospitante, ma oltre a questo elemento ci sono da considerare la presenza a Davos di imprenditori e manager di società svizzere e, sul versante della politica, del Consiglio federale. Ad eccezione della responsabile di Giustizia e Polizia Elisabeth Baume-Schneider, tutti gli altri sei consiglieri federali avranno interventi e incontri nel Forum e a lato di questo. In particolare, il capo dell’Interno e presidente della Confederazione Alain Berset interviene domani, durante l’apertura ufficiale di questa edizione 2023, con il fondatore del WEF Klaus Schwab. Il responsabile degli Affari esteri, il ticinese Ignazio Cassis, proseguirà nell’azione legata all’impegno elvetico per la ricostruzione dell’Ucraina; insieme alla Gran Bretagna e all’Ucraina, la Svizzera terrà l’evento del passaggio delle consegne dell’Ukraine Recovery Conference «From Lugano to London».

L’Italia

La presenza a Davos prevista sin qui per l’Italia sul versante politico è soprattutto quella del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il ministro italiano dell’Economia Giancarlo Giorgetti, salvo sorprese dell’ultima ora, non parteciperà al Forum. È previsto un incontro della consigliera federale Karin Keller-Sutter con l’italiano Paolo Gentiloni, commissario UE per l’Economia, ma in questo caso il colloquio è appunto tra esponenti della Confederazione elvetica e dell’Unione europea. Sul versante economico il quadro è diverso, al Forum di Davos più numerosi dei politici della vicina Penisola saranno probabilmente gli imprenditori e i manager di società italiane.
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