Il WEF tra gli scenari economici e i nuovi assetti della geopolitica

Ammesso e non concesso che lo sia stato in decenni passati, il World Economic Forum di Davos da tempo non è quel tempio della globalizzazione a tutti i costi che viene descritto dai suoi critici, così come non è quel bastione per la riaffermazione di uno strapotere del settore privato che viene indicato dai suoi avversari. Come sa chi vi partecipa, da anni ormai il più che cinquantenne WEF lavora su un tracciato di globalizzazione inclusiva-sostenibile e di collaborazione tra il settore privato e il settore pubblico. Potrebbero semmai criticarlo, vista questa impostazione, i sostenitori più netti del liberismo e dell’economia di mercato. Se molti di loro non lo fanno e se parecchi continuano a partecipare o a seguire, è soprattutto perché sanno che il Forum ospitato dalla cittadina grigionese resta comunque un’occasione unica di incontro mondiale e di confronto su temi economici e in parte politici e sociali.
Energia, ambiente
Ogni edizione annuale del WEF ha il suo titolo, quello di quest’anno è «Cooperazione in un mondo frammentato», a conferma della linea che tende ormai a sottolineare chiaramente la connessione tra la sfera imprese-mercato e alcuni aspetti di fondo del politico-sociale e dell’ambiente. I focus di questa edizione, secondo quanto indicato dagli organizzatori, saranno nuovi sistemi per l’energia, clima e natura, investimenti-commerci-infrastrutture, innovazione-tecnologie e tenuta nel settore privato, lavoro-formazione-competenze, dialogo in un mondo multipolare. Se questi capitoli attraverseranno riunioni e dibattiti dentro e attorno al Forum, è chiaro che dal 16 al 20 gennaio a Davos ci saranno, come ogni anno, anche agganci all’attualità economica e politica.
Equilibri internazionali
La guerra in Ucraina causata dall’invasione russa e le tensioni geopolitiche ed economiche tra Stati Uniti-Occidente e Cina saranno sicuramente tra i macro temi alla ribalta. Gli USA quest’anno hanno una presenza politica contenuta al Forum, l’Europa ha alcune assenze tra i leader politici ma ha nel complesso una presenza non piccola. La Russia non è invitata al Forum, come già era stato nell’edizione inusuale del maggio scorso, appunto per via della sua invasione dell’Ucraina. Quest’ultima sarà invece ben presente al Forum. È prevista una delegazione della Cina e bisognerà vedere se sarà possibile o no avere in questa sede maggiori elementi sulle posizioni di Pechino in alcuni filoni cruciali, tra i quali i rapporti con Mosca, le pressioni su Taiwan, il confronto su commerci e libero scambio, la lotta alla pandemia (il Governo cinese sembra esser passato dai lockdown in serie ad un «liberi tutti» o quasi, con conseguenze anche su viaggi e relazioni internazionali).
L’attuale quadro economico mondiale avrà certamente una forte presenza negli interventi e nei dibattiti al Forum. Appurato che, dopo il gran rimbalzo post pandemico del 2021, nel corso dell’anno passato c’è stato un rallentamento economico internazionale, si tratta ora di cercare capire, nei limiti del possibile, quanto ancora l’economia globale rallenterà nel 2023. Su questo i pareri tra i leader dell’economia, così come tra gli esperti di scenari economici, sono differenti. Per una parte ci potrebbe essere una recessione annua mondiale, per un’altra parte ci sarà invece una crescita economica limitata, con cadute eventualmente di singole economie, ma non una recessione globale. Sarà interessante vedere verso quale direzione il confronto a Davos sulla crescita economica si orienterà maggiormente.
Rincari, banche centrali
L’aumento dell’inflazione è stato uno dei dati caratterizzanti dell’anno passato. Negli ultimi mesi c’è stato però un calo dell’inflazione, seppur contenuto, in alcune aree economiche principali. Nella maggior parte dei casi siamo ancora ben al di sopra della soglia massima del 2%, che è l’obiettivo delle banche centrali più importanti. Si tratta ora di cercare di capire se il calo graduale dell’inflazione potrà continuare nei prossimi mesi, e se sì con quale ritmo prevedibile, e di conseguenza quali potrebbero essere gli ulteriori passi delle banche centrali. Queste ultime hanno alzato i tassi di interesse per contrastare l’inflazione e intendono proseguire con i rialzi. La consistenza e il numero dei rialzi dipenderanno tuttavia anche dai successi più o meno conseguiti nel frattempo nella lotta contro i rincari. In estrema sintesi: più l’inflazione resta alta, più c’è bisogno di nuovi rialzi dei tassi; più l’inflazione scende, meno c’è bisogno di nuovi rialzi dei tassi. A Davos ci sono leader della politica e dell’economia e anche banchieri centrali. Su questo capitolo sarà pure interessante vedere quale direzione di marcia assumerà il confronto nel Forum.

Ma quanto pesa il WEF?
I numeri e i nomi dell’edizione 2023 del World Economic Forum di Davos confermano l’importanza dell’evento. Dopo due edizioni online a causa della pandemia, e dopo l’edizione fisica inusuale del maggio scorso, il WEF quest’anno torna al tradizionale incontro di gennaio in presenza. Secondo i dati forniti dagli organizzatori, durante i cinque giorni del Forum nella cittadina grigionese (dal 16 al 20 gennaio) i partecipanti saranno oltre 2.700, provenienti da 130 Paesi.