Politica

«Immobili, l'aumento delle stime deve essere fiscalmente neutro»

L'UDC lancerà un'iniziativa popolare costituzionale per ridurre le aliquote di prelievo – Scettiche le prime reazioni – Sabrina Aldi: «Una tempistica dettata dalle elezioni» – Ivo Durisch: «A beneficiarne saranno principalmente i ricchi»
Nico Nonella
22.06.2022 21:46

L’aumento delle stime immobiliari deve essere fiscalmente neutro. E su questo tema dovrà esprimersi il popolo. Oltre all’iniziativa per abolire la tassa di circolazione, il prossimo autunno l’UDC inizierà la raccolta firme anche su un altro tema: l’aumento dei valori di stima immobiliari. Come noto, il Cantone dovrà adeguarli in base a quanto definito dalla Confederazione, e secondo i democentristi questa modifica «non deve impattare negativamente sulle tasche dei proprietari di casa». In estrema sintesi, dunque, l’iniziativa popolare costituzionale elaborata che l’UDC si appresta a lanciare chiede che la misura risulti neutra, agendo sulla riduzione delle aliquote di prelievo. «Le stime devono aumentare; non è realistico andare avanti senza una rivalutazione. Tuttavia, conviene essere proattivi e modificarle, ma senza la scusa di alzare le imposte», aveva dichiarato il deputato Paolo Pamini nel presentare il testo al Comitato cantonale, prima dell’approvazione all’unanimità. E anche questa seconda iniziativa, ha ricordato il capogruppo Sergio Morisoli, punta a «migliorare il potere d’acquisto dei cittadini, lasciando loro più soldi in tasca». 

Altre priorità

Le prime reazioni politiche alla proposta sono tiepide. A iniziare proprio da destra. «Le nuove stime entreranno in vigore solo tra alcuni anni, per fortuna», osserva al CdT la vice capogruppo leghista Sabrina Aldi. «Dunque, a prescindere dalla posizione che si può avere sul tema, credo che le tempistiche di questa raccolta firme, così come quella sulla tassa di collegamento, siano dettate dalle prossime elezioni. Scelta legittima per un partito che ambisce ad entrare in Governo, ma credo che ci possano essere anche altri temi, decisamente più attuali e sentiti dai ticinesi. È più urgente lavorare per sgravare famiglie e imprese da tasse e balzelli attuali piuttosto che raccogliere firme contro tasse future».

«Tematica già affrontata»

Anche il centro si è detto piuttosto scettico. «Quello delle stime è sicuramente un tema molto sensibile, ma in realtà già oggi si affronta la tematica con l’obiettivo della neutralità», afferma la capogruppo del PLR, Alessandra Gianella. «Per raggiungere questo obiettivo occorrerà agire sulle singole leggi settoriali. A questo proposito, se fosse necessario più tempo per adeguare tali leggi, andrebbe considerato il tempo necessario per farlo; si potrebbe quindi andare oltre il 2025». 

La proposta socialista

«Parto dal presupposto che il lavoro di revisione delle stime sia già impostato con il presupposto delle neutralità fiscale», commenta il capogruppo del PPD, Maurizio Agustoni. «Se serve per fare chiarezza, ben venga che il popolo si pronunci; dal mio punto di vista è in ogni caso evidente che qualsiasi revisione delle stime deve essere neutra fiscalmente, sia per l’imposta sulla sostanza, sia per il valore locativo, l’imposta sul reddito». Probabilmente, conclude, «l’intento è anche di dare la possibilità al popolo di esprimersi indirettamente sulla proposta del Partito socialista di rivedere al rialzo le stime immobiliari in modo da incassare circa cento milioni di franchi supplementari». Sul tavolo, lo ricordiamo, c’è il piano di rilancio presentato lo scorso settembre dal PS, incentrato su tre assi di intervento e ventiquattro misure concrete per un Ticino «più inclusivo, più sostenibile e più accogliente». Tutto ciò per un costo totale che si aggira intorno ai 227 milioni di franchi all’anno, cento dei quali da incassare grazie alla revisione al rialzo delle stime immobiliari.  

Deduzioni «energetiche»

Critica è anche la sinistra. «A oggi siamo fuorilegge e dobbiamo adeguare le stime», premette il capogruppo socialista Ivo Durisch. «L’UDC quando dice di voler neutralizzarne l’effetto probabilmente intende abbassare le aliquote di prelievo sulla sostanza, ma in questo modo chi ne beneficerà maggiormente saranno i ricchi. A questo ci opporremo. È inoltre uno scandaloso ricatto affermare che, con l’aumento delle stime, a pagare saranno ancora una volta gli inquilini. Eh sì perché i proprietari di immobili non vorranno vedersi erodere i loro profitti. Se invece si riuscisse a trovare una formula che tenesse conto delle residenze primarie allora potremmo discuterne, ma è una strada difficile da percorrere per una questione di parità di trattamento». 

Deduzioni «verdi»

«Bisognerebbe poter distinguere le situazioni di chi possiede una casa d’abitazione primaria o un rustico ereditato dalla famiglia da oggetti immobiliari con un preciso obiettivo di reddito», premette dal canto suo la capogruppo dei Verdi, Claudia Crivelli Barella. «La casa è un bene primario che dovrebbe essere accessibile a tutti, meglio se ecologicamente sostenibile e con una metratura non eccessiva. Per molti piccoli proprietari, un aumento del valore di stima avrà come conseguenza il non poter più vivere nella propria abitazione, e questo comporterà costi personali e sociali». A oggi, prosegue la deputata ecologista, «i valori di stima sono ampiamente inferiore al valore degli immobili. Di conseguenza, succede spesso che anche il valore locativo sia calcolato in maniera inferiore a quanto dovrebbe essere. L’adeguamento porterebbe quindi a una più giusta applicazione della legge fiscale: ciò porterebbe i contribuenti ad essere tassati sulla base della loro capacità contributiva. Detto questo, adeguarsi alla giurisprudenza federale significherà aumentare il reddito imponibile dei contribuenti proprietari di immobili. Nel caso si volesse procedere a una neutralizzazione, occorrerebbe da un punto di vista verde, aumentare le deduzioni fiscali per i lavori in ambito energetico, accettando in deduzione un importo maggiore rispetto a quanto speso». 

In questo articolo: