Insieme per la rete dell'accoglienza: «Non parliamo di numeri, ma di persone»

Oggi, 20 giugno, è la Giornata internazionale del Rifugiato. Ricorrenza nata per commemorare l’approvazione, nel 1951 sotto l’egida delle Nazioni Unite, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale dell’ONU. Anche Lugano ha onorato questo giorno speciale grazie alla Croce Rossa Svizzera Sezione del Sottoceneri (CRSS) che, per l'occasione, ha organizzato diverse attività e workshop nel centro cittadino. Ne avevamo parlato qui con Alessandra D'Angelo, responsabile del servizio integrazione e volontariato CRSS, che aveva spiegato: «La giornata è stata pensata come un festival itinerante», una formula molto innovativa, animata da diciotto workshop in diversi spazi della città di Lugano. «I focus principali saranno l’accoglienza, l’inclusione e lo sviluppo personale».
Muri e storie
È stata Debora Banchini-Fersini, capo divisione della migrazione della CRSS e direttrice generale ad interim, a dare il benvenuto oggi alla platea gremita del Teatro Foce di Lugano, felice della partecipazione così numerosa per questo Festival delle Migrazioni, una prima a livello ticinese. «Abbiamo voluto dare voce alla Giornata del Rifugiato con un evento importante», spiega. «Anche perché si parla sempre di numeri: quanti rifugiati ci sono, quanti ne arrivano, quanti ne arriveranno… Ma è solo quando questi numeri torneranno a essere delle persone che saremo capaci riaprire il nostro sguardo all’umanità». E ha proseguito: «Oggi siamo qui perché ci muoviamo tutti nella stessa direzione, quella capace di abbattere i tanti muri che ancora tolgono il diritto di una vita dignitosa a troppe persone». Ribadendo lo scopo ben preciso di questa giornata: «I rifugiati che arrivano da noi, in Svizzera, in quello che è un posto sicuro, ci danno in mano la loro vita e la loro storia e credo sia nostra responsabilità restituirgliele. Ed è proprio quello che vogliamo fare oggi con voce forte: restituire loro queste storie che ci vengono affidate, valorizzandoli come persone, come professionisti, come studenti, come lavoratori e, soprattutto, come esseri umani».

Il lavoro del Cantone
Da parte delle istituzioni ticinesi, per conto dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati, sono intervenuti Nicola Molinaro, responsabile della sezione del sostegno sociale, e Camilla Defanti-Zenhäusern, coordinatrice ad interim dell’unità dell’integrazione. Spiegando il modello di aiuto sociale per l’asilo, di gestione dopo l’attribuzione della persona e di accompagnamento continuativo, come richiesto dalla SEM. Il Cantone, infatti, si muove in collaborazione con Berna nel settore dell’asilo – che resta competenza della Confederazione –, ma anche con le reti sociali presenti localmente sul territorio. «I programmi di integrazione cantonale si svolgono a fasi», spiega Defanti-Zenhäusern. «Si segue la persona con un percorso continuativo, con lo scopo ultimo di farle raggiungere l’indipendenza tramite un cammino integrativo che può essere sociale, formativo o professionale. Il continuo cambiamento di peculiarità di ogni persona ci porta a essere molto reattivi e a creare misure ad hoc per accompagnare al meglio l’individuo».
Aumentano i minori non accompagnati
Una questione particolarmente delicata è quella dei minori non accompagnati che arrivano in Svizzera per domandare l’asilo. Ancora Defanti-Zenhäusern: «Il grande numero di minori non accompagnati giunti in Ticino ultimamente ci ha messi a dura prova. Abbiamo dovuto reagire lottando contro il tempo, ma siamo riusciti a mettere a disposizione delle risorse utili. E stiamo tutt’ora al lavoro per crearne delle altre». Le fa eco Molinaro, portando le cifre registrate dal Cantone: «Il numero di minori non accompagnati in Ticino è aumentato notevolmente in pochissimo tempo. Si tratta di tanti giovani, ragazzi e bambini». Basti pensare che le attribuzioni di richiedenti l’asilo in Ticino nel 2021 sono state 273, di cui 24 minori non accompagnati. Mentre nel 2022 si parla già di 533 attribuzioni (+95%), di cui 64 minori non accompagnati (+166%). E per il 2023? Le cifre mostrano, per ora, solo la tendenza registrata nella prima metà dell’anno: 238 attribuzioni, con 67 minori non accompagnati. «La prognosi di quest’anno da parte della Confederazione – precisa Molinaro –, è circa di 30.000 persone che depositeranno una domanda di asilo. È chiaro che questo ha un impatto molto importante sulla nostra organizzazione: cerchiamo di fare del nostro meglio. La sfida più grande è riuscire a trovare spazi e alloggi consoni alle persone, nel rispetto di questa fascia di richiedenti l’asilo».

Riorganizzarsi
Una sfida che sta impegnando molto anche la CRSS come afferma Debora Banchini-Fersini: «Gli ultimi mesi sono stati molto intensi, ma l'obiettivo di Croce Rossa rimane quello di garantire sempre un’accoglienza dignitosa e pari a tutti quanti. Per questo, con l'aumento della migrazione, ci siamo dovuti reinventare ma sempre in un contesto che vede al centro l'umanità». La parola chiave per far fronte a tutte le nuove richieste è riorganizzazione: «C’è una ricerca continua di alloggi anche insieme al Cantone, con il quale noi collaboriamo molto, perché non sappiamo quante persone arriveranno, quindi bisogna essere pronti anche a riorganizzarsi di continuo garantendo però sempre una qualità sia dell’accoglienza che dell’integrazione».
Le sfide del futuro
Anche perché quella dell’incremento della migrazione è una tendenza che, si presume, continuerà e fare un buon lavoro di accoglienza e integrazione adesso significa riuscire a gestire meglio anche le sfide del futuro, come conferma Banchini-Fersini: «Assolutamente, abbiamo anche riorganizzato i programmi di integrazione affinché le persone, man mano che arrivano, possano entrare senza avere un inizio e una fine del percorso di integrazione professionale. Questo per dare un’opportunità a tutti in ogni momento, indipendentemente da quando arrivano o da dove arrivano. Il lavoro è tanto ma lo stiamo facendo con entusiasmo». Anche a proposito dei minori non accompagnati, si tratta di una nuova sfida con la quale la CRSS è confrontata: «Abbiamo aperto dei nuovi foyer, e ne stiamo cercando degli altri per permettere a ogni minorenne non accompagnato di avere l’accoglienza che merita. Laddove possibile organizzando gruppi più piccoli, divisi in fasce d’età». Ci sono una serie di criteri che vengono presi in conto, trattandosi di una categoria più sensibile, conclude la nostra interlocutrice. «Abbiamo aumentato molto la presa a carico di questa fascia proprio perché le persone che vediamo arrivare hanno alle spalle un viaggio che porta con sé dei traumi e delle situazioni complesse che vanno ascoltate e gestite con strumenti di sostegno. E questo al di là dell’accoglienza, della formazione, del lavoro».

