Internati a vita: commissione fatta

Il Consiglio federale ha nominato i dieci membri che dovranno fornire consulenze alle autorità
Ats
15.05.2014 12:11

BERNA - La Commissione peritale federale incaricata di valutare l'idoneità alla terapia dei criminali internati a vita è al completo: il Consiglio federale ha infatti nominato ieri i dieci membri - tre donne e sette uomini - che dovranno fornire consulenze alle autorità cantonali in materia. Lo ha indicato oggi il Governo in una nota. Si tratta dei medici Tamás Czuczor, Philippe Delacrausaz, Ariel Eytan, Anna Gerig, Marc Graf, Elmar Habermeyer, Thomas Knecht, Frank Urbaniok, Suzanne von Blumenthal e della specialista in psicologia clinica Maria Luisa Müller. Tutti operano nel settore della psichiatria forense in Svizzera.Il Codice penale prevede l'internamento a vita dal 2008. Per sentenziare questa pena, il giudice deve basarsi su due perizie indipendenti. L'internamento a vita si applica in caso di assassinio, omicidio intenzionale, lesione personale grave, rapina, violenza carnale, coazione sessuale, sequestro di persona o rapimento, presa d'ostaggio. Altri tre reati possono giustificarlo: la tratta di esseri umani, il genocidio o una violazione del diritto delle genti in caso di conflitto armato.Tre sono le condizioni che vanno adempiute per pronunciare un internamento a vita: l'autore del crimine ha pregiudicato o voluto pregiudicare in modo particolarmente grave l'integrità fisica, psichica o sessuale di un'altra persona. Inoltre, è altamente probabile che l'autore commetta di nuovo uno di questi crimini. Infine, l'autore è considerato durevolmente refrattario alla terapia, poiché il trattamento non ha prospettive di successo a lungo termine.Dall'entrata in vigore del nuovo regime giuridico, a una sola persona è finora stata inflitta questa pena: nell'ottobre 2012 la giustizia argoviese ha infatti condannato all'internamento a vita l'assassino di Lucie, un'adolescente friburghese uccisa nel marzo del 2009.I condannati possono chiedere un riesame del dossier. In questo caso la nuova Commissione, che non dispone di un potere decisionale, esamina se sono emerse nuove conoscenze scientifiche che permettono di curare una persona internata a vita. La commissione non può agire di propria iniziativa, ma sulla base di mandati delle autorità cantonali preposte all'esecuzione delle pene, che agiscono d'ufficio o su richiesta degli internati a vita.La commissione deve redigere un rapporto in cui determina se, a suo avviso, l'internato possa essere curato in modo da non costituire più un pericolo per la collettività. Sulla base di questa valutazione, l'autorità cantonale decide se il condannato può beneficiare di una terapia.

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