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Oltre 67 miliardi di dollari per la guerra nella Striscia e 735 milioni di dollari al giorno per il conflitto in Iran - Gaza, l'ennesimo massacro israeliano presso i centri umanitari: 31 palestinesi uccisi – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:30
23:30
Scambio di colpi Israele-Iran in serata
Nelle ultime ore, circa 15 caccia israeliani hanno completato una serie di attacchi contro siti di lancio di missili nell'Iran occidentale: lo ha fatto sapere l'esercito israeliano su Telegram. Poco dopo, un drone lanciato dall'Iran verso il territorio israeliano è stato intercettato dall'aeronautica nel nord di Israele. "Non sono state attivate le sirene, come da protocollo", precisa l'Idf.
22:16
22:16
«L'ultima cosa da fare è mandare truppe di terra in Iran»
«L'ultima cosa da fare è mandare truppe di terra» in Iran: lo ha detto Donald Trump parlando ai reporter in New Jersey.
21:50
21:50
«È difficile chiedere a Israele di fermare gli attacchi in Iran»
«È difficile chiedere a Israele di fermare gli attacchi in Iran»: lo ha detto Donald Trump ai reporter.
«Stiamo parlando con l'Iran», «l'Iran non vuole parlare con l'Europa»: «è improbabile che gli europei possano essere d'aiuto nel porre fine alla guerra tra Iran e Israele», ha aggiunto Trump.
21:08
21:08
A Ginevra spiragli per un negoziato, l'apertura di Teheran
«L'Iran è disponibile a proseguire il dialogo». L'atteso vertice di Ginevra tra la delegazione europea e Teheran riaccende la luce dei negoziati sulla guerra in Medio Oriente. L'obiettivo di Francia, Gran Bretagna, Germania e Ue era innanzitutto che la diplomazia tornasse a farsi spazio tra le bombe. Il vertice di Ginevra non poteva essere risolutivo. E poteva andare molto peggio.
Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, l'uomo del dialogo del regime degli ayatollah, non ha chiuso le porte agli europei. Ha concesso una sia pur minima apertura sul programma nucleare iraniano. Non ha negato ai suoi interlocutori la possibilità che i colloqui proseguano con gli Usa. A lui, gli europei hanno voluto portare una proposta che andasse oltre il nucleare, e che toccasse anche lo stop al sostegno militare dell'Iran alla Russia e a gruppi terroristici come Hamas. «La scelta militare non può risolvere il problema del nucleare, ma solo ritardarlo», ha sottolineato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot.
Che i colloqui non sarebbero finiti in una fumata nera lo si è capito quando, dopo due ore, la delegazione iraniana ha chiesto una pausa tecnica. La proposta avanzata da Barrot, dal britannico David Lammy, dal tedesco Johann Wadephul (il cosiddetto formato E3) e dall'Alto Rappresentante Ue, Kaja Kallas, non riguardava solo il nucleare ma la stabilità del Medio Oriente. E, soprattutto, la sicurezza di Israele. Un punto, quest'ultimo, che per l'Occidente resta e resterà «una priorità», ha spiegato Wadephul al termine delle consultazioni.
Sul nucleare la delegazione europea - che prima del vertice con Araghchi si è riunita in un pre-summit informale - si è seduta al tavolo con una posizione chiara: l'Iran non potrà mai avere l'atomica. Da parte sua Teheran ha messo sul piatto «possibili concessioni» sul programma nucleare, inclusa quella di porre dei limiti all'arricchimento dell'uranio. Una riduzione che, per Teheran, non significa azzeramento. Ma è nel contorno di questi limiti che il negoziato può farsi strada. L'Aiea, ha assicurato il direttore Rafael Grossi, «può garantire, attraverso un sistema di ispezioni inconfutabili, che in Iran non verranno sviluppate armi nucleari».
«La discussione è stata seria e rispettosa. L'Iran è pronto a considerare ancora una volta la diplomazia. Siamo a favore del proseguimento delle discussioni con l'E3 e l'Ue, pronti a incontrarci di nuovo nel prossimo futuro», ha spiegato Araghchi al termine del vertice. Il ministro ha però puntualizzato che un negoziato vero e proprio è possibile solo se Israele fermerà gli attacchi. «Trump può facilmente fermare la guerra con una sola telefonata agli israeliani», ha suggerito un funzionario della presidenza iraniana.
A Ginevra, in effetti, c'era un convitato di pietra: gli Stati Uniti. E qui la strada del dialogo si fa più in salita, le posizioni ben più distanti. Ma nessuno può prescindere da Donald Trump. «L'Iran deve proseguire i colloqui con gli Usa», è stata la sollecitazioni di Lammy. Poche ore prima, da Washington, il ministro britannico aveva quasi anticipato l'esito del vertice di Ginevra, parlando di una «finestra per la diplomazia». Uno spazio che potrebbe durare due settimane, ovvero la deadline entro la quale Trump ha annunciato che deciderà se attaccare o meno l'Iran.
La domanda è cosa faranno Israele e Iran in questo lasso di tempo. L'ennesimo scambio di missili che ha segnato l'ottavo giorno di guerra rende flebilissima la possibilità di un cessate il fuoco. Le dichiarazioni dei leader di Iran e Israele la allontanano ulteriormente. «Fermeremo il nucleare iraniano con o senza Trump», ha promesso il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
«Stiamo punendo il nemico sionista», ha sentenziato l'ayatollah Ali Khamenei. La guerra, ha avvertito il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, sta andando verso «un punto di non ritorno». Per questo, a Ginevra, l'Europa ha ribadito come la strada della diplomazia è l'unica da percorrere, prima che tutto precipiti. «Spero che le dichiarazioni dei leader di alcuni Stati» sulla volontà di uccidere Khamenei «siano pura retorica», ha ammonito Vladimir Putin tornando a ipotizzare lo scenario che aprirebbe le porte all'imprevedibile.
20:35
20:35
«Israele aderisca al Trattato nucleare e accolga l'AIEA»
L'ambasciatore turco alle Nazioni Unite ha invitato la comunità internazionale a unirsi nell'esortare Israele ad aderire al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) e ad accettare una completa verifica da parte dell'Aiea, mentre continuano i suoi attacchi contro l'Iran. Lo riporta l'agenzia turca Anadolu.
«La Turchia condanna con la massima fermezza i recenti attacchi condotti da Israele contro l'Iran», ha dichiarato Ahmet Yildiz in una sessione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'Iran, aggiungendo che gli attacchi sono «una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite».
Yildiz ha definito «profondamente preoccupante che uno Stato non aderente al Tnp, che mantiene una deliberata opacità riguardo alle proprie capacità nucleari, stia attaccando l'infrastruttura nucleare di uno Stato aderente al Tnp sottoposto a salvaguardie», «Questa sconsideratezza - ha aggiunto - colpisce al cuore il regime globale di non proliferazione, costringendo tutti noi a riflettere sulle sue più ampie ripercussioni». «La comunità internazionale deve quindi unirsi nell'esortare Israele ad aderire al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari come Stato non nucleare e ad accettare una solida verifica dell'Aiea», ha concluso.
20:14
20:14
«Dall'Iran disponibilità a proseguire le discussioni sul programma nucleare»
«Il ministro iraniano ha dato la sua disponibilità a proseguire le discussioni sul programma nucleare e su tutti i temi. Attendiamo l'apertura alla discussione, anche con gli Stati Uniti per una soluzione negoziale del conflitto». Lo ha detto, al termine dei colloqui di Ginevra fra europei e Iran, il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot.
Tuttavia, l'Iran non è intenzionata a interrompere l'arricchimento nucleare, che Teheran sostiene essere per scopi pacifici, ma sono possibili delle concessioni: «forse può essere più basso, ma non lo fermeremo». Lo ha detto Majid Farahani, un funzionario della presidenza iraniana, alla Cnn mentre sono in corso i colloqui a Ginevra.
Il canale diplomatico con l'Iran - ha poi aggiunto - potrebbe «facilmente» riprendere se il presidente Usa Donald Trump ordinasse alla leadership israeliana di interrompere gli attacchi contro l'Iran: «Può facilmente fermare la guerra con una sola telefonata agli israeliani».
19:35
19:35
Rapporti UE-Israele, «Ci sono indicazioni che Tel Aviv violerebbe i suoi obblighi in materia di diritti umani»
«Ci sono indicazioni che Israele violerebbe i suoi obblighi in materia di diritti umani ai sensi dell'articolo 2 dell'Accordo di associazione UE-Israele». È quanto spiega, a quanto si apprende da più fonti europee, il rapporto chiesto al Servizio di Azione Esterna nell'ambito della revisione dell'Accordo di associazione UE-Israele. Il rapporto è stato presentato alla riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 questo pomeriggio. Il rapporto fa riferimento alla guerra a Gaza.
«Ci sono indicazioni che Tel Aviv violerebbe i suoi obblighi in materia di diritti umani»
17:30
17:30
«L'AIEA può garantire, attraverso ispezioni inconfutabili, che in Iran non siano sviluppate armi nucleari»
Il direttore generale dell'AIEA Rafael Grossi ha detto che l'agenzia nucleare delle Nazioni Unite «può garantire, attraverso un sistema di ispezioni inconfutabili, che in Iran non verranno sviluppate armi nucleari».
Le ispezioni, ha aggiunto parlando al Consiglio di Sicurezza Onu sul conflitto tra Israele e Iran , «possono costituire la base di un accordo di lunga durata che porti la pace ed eviti una crisi nucleare in Medio Oriente. Questa opportunità non dovrebbe essere persa, l'alternativa sarebbe un conflitto prolungato e una minaccia incombente di proliferazione nucleare che, pur provenendo dal Medio Oriente, eroderebbe di fatto il Trattato di non proliferazione».
16:58
16:58
AIEA: «Nessuna fuga radioattiva in Iran, ma il rischio esiste»
Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi, ha riferito che in Iran non è stata rilevata alcuna fuoriuscita di radiazioni, dopo i raid israeliani, ma che il «pericolo» esiste.
Grossi ha spiegato al Consiglio di Sicurezza Onu che «il livello di radioattività all'esterno del sito di Natanz è rimasto invariato e a livelli normali, il che indica che non vi è alcun impatto radiologico esterno sulla popolazione o sull'ambiente. Tuttavia, all'interno dell'impianto vi è contaminazione sia radiologica che chimica». Quindi il direttore generale dell'Aiea ha affermato che l'Agenzia «non è al momento a conoscenza di alcun danno a Fordow», e che «nel sito nucleare di Esfahan quattro edifici sono stati danneggiati nell'attacco di venerdì scorso, ma non è stato segnalato alcun aumento dei livelli di radiazioni fuori dal sito».
Il direttore generale dell'Aiea, parlando al Consiglio di Sicurezza Onu su Israele-Iran, ha inoltre spiegato che «la centrale nucleare di Bushehr è il sito in Iran dove le conseguenze di un attacco potrebbero essere più gravi. E' una centrale nucleare in funzione e un attacco diretto potrebbe comportare un rilascio molto elevato di radioattività nell'ambiente».
«I paesi della regione mi hanno contattato direttamente per esprimere le loro preoccupazioni - ha aggiunto -Analogamente, un attacco che disattivasse le uniche due linee che forniscono energia elettrica alla centrale potrebbe causare la fusione del nucleo del reattore, con conseguente rilascio elevato di radioattività nell'ambiente».
Per Grossi «nel peggiore dei casi entrambi gli scenari richiederebbero azioni di protezione, come l'evacuazione e il rifugio della popolazione o la necessità di assumere iodio stabile, con una portata che si estenderebbe da poche a diverse centinaia di chilometri».
16:38
16:38
Gaza, l'ennesimo massacro israeliano presso i centri umanitari: 31 palestinesi uccisi
La protezione civile di Gaza ha dichiarato che 31 palestinesi in cerca di aiuti umanitari sono tra le almeno 60 persone uccise oggi dalle forze israeliane, l'ultimo di una serie di attacchi vicino ai centri di distribuzione degli aiuti.
Il portavoce della protezione civile, Mahmud Bassal, ha dichiarato all'Afp che cinque persone sono state uccise mentre attendevano aiuti nel sud di Gaza, e altre 26 vicino a un'area centrale nota come corridoio di Netzarim, una striscia di terra controllata da Israele che taglia in due il territorio palestinese. L'esercito israeliano ha dichiarato all'Afp che le sue truppe nell'area di Netzarim hanno prima sparato "colpi di avvertimento" contro i "sospetti" che si avvicinavano.
Quando gli individui hanno continuato ad avanzare, "un aereo ha colpito ed eliminato i sospetti per allontanare la minaccia", ha affermato l'esercito. Incidenti simili si sono verificati regolarmente in quell'area dalla fine di maggio, quando la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha aperto i suoi centri di distribuzione.
Bassal ha dichiarato che in altre zone del territorio 14 persone sono state uccise in due attacchi separati nella città centrale di Deir el-Balah e nei dintorni, e altre 13 in tre attacchi aerei israeliani nell'area di Gaza City. Uno di questi attacchi, che ha ucciso tre persone, ha colpito una stazione di ricarica per telefoni cellulari in città, ha detto Bassal. Nel sud di Gaza, due persone sono state uccise "dal fuoco israeliano" in due incidenti separati, ha aggiunto.
16:01
16:01
Cominciato alle 15.30 a Ginevra il vertice europeo con l'Iran
È cominciato alle 15.30 a Ginevra l'incontro fra i tre Paesi europei e l'Iran sul nucleare, dopo un pranzo di lavoro. Lo annunciano fonti del Quai d'Orsay.
Nei colloqui i ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania proporranno all'omologo iraniano, Abbas Araghchi, un «negoziato globale», secondo quanto anticipato in mattinata dal presidente francese, Emmanuel Macron.
«Bisogna dare assolutamente la priorità al ritorno ad un negoziato sul fondo, che comprende il nucleare, per andare verso lo zero arricchimento, il balistico, per limitare le attività, le capacità iraniane e il finanziamento di tutti i gruppi terroristici che destabilizzano la regione», ha aggiunto Macron, durante la sua visita di stamattina al Salone dell'Aeronautica di Le Bourget.
Il ministro iraniano, Abbas Araghchi, è a colloqui con i capi delle diplomazie di Londra, David Lammy, di Parigi, Jean-Noël Barrot, e Berlino, Johann Wadephul, oltre alla responsabile esteri dell'Unione europea, Kaja Kallas. Il nucleare iraniano «è una minaccia e non ci dev'essere alcun lassismo su questo» ma «nessuno può pensare seriamente che a questa minaccia si risponde unicamente con le operazioni che sono in corso», ha aggiunto Macron.
Fonti diplomatiche a Parigi interpretano il «negoziato completo» evocato da Macron come un accordo che consenta di «definire un quadro di verifiche avanzato delle installazioni nucleari iraniane. Si potrebbe immaginare che l'Aiea abbia accesso ovunque per ispezioni senza preavviso».
15:18
15:18
Isis: «Israeliani e iraniani sono nemici dei musulmani»
L'Isis si esprime circa la guerra in corso tra Israele e Iran, e definisce «nemici dei musulmani» sia gli israeliani, identificati come «ebrei», sia gli iraniani, descritti come «rawafida» (coloro che rifiutano il vero Islam), storicamente termine dispregiativo dato dai sunniti agli sciiti.
Nell'editoriale dell'ultimo numero della rivista dell'Isis, an-Naba, l'Organizzazione dello Stato islamico afferma che «gli ebrei e i rawafida sono miscredenti, nemici dei musulmani. Si sono alleati e hanno cospirato insieme ai Crociati (gli occidentali) per farci guerra ieri. E oggi - si legge nel testo - Dio ha causato dissensione tra i loro cuori e ha complottato contro di loro».
«Così - prosegue l'editoriale - la guerra tra loro è scoppiata, e nella misura in cui la guerra tra le due parti si intensifica, i musulmani (sunniti) guadagnano e traggono profitto».
«Ma questo non li esonera dal proseguire con intensità la lotta per esser capaci di far fronte alle prossime ascese degli ebrei e per esprimere l'odio imperituro nei confronti di rawafida». «Dio sostiene chi lo sostiene», è la formula con cui si chiude l'editoriale.
15:09
15:09
Chiusa l'ambasciata svizzera a Teheran
L'ambasciata elvetica in Iran è stata chiusa: la situazione non consentiva di garantire la sicurezza dello staff e dei locali. Lo ha affermato il consigliere federale Ignazio Cassis nel corso di una conferenza stampa odierna.
Cinque dipendenti avevano abbandonato Teheran martedì verso il Turkmenistan, mentre gli ultimi sette membri del corpo diplomatico svizzero - tra cui l'ambasciatrice Nadine Olivieri Lozano - hanno lasciato il Paese stanotte con un convoglio di automobili e sono entrati poco fa in territorio dell'Azerbaigian.
Il personale tornerà a a Teheran non appena la situazione lo permetterà. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) rimane in stretto contatto con il personale locale, che per motivi di sicurezza non accede più ai locali dell'ambasciata. L'edificio che ospita la rappresentanza elvetica è rimasto danneggiato: ora a presidiarlo è rimasto solo un custode locale.
A Berna è stata creata una task force per coordinare i lavori nella regione al centro del conflitto. La Svizzera continuerà comunque a garantire il suo ruolo di intermediario tra gli Stati Uniti e Iran. I due paesi sono stati informati e sono d'accordo.
Su mandato degli USA, il DFAE provvede a informare costantemente le cittadine e i cittadini statunitensi in Iran – mediante le pagine Internet della Sezione degli interessi stranieri – sui rischi e sulle misure da adottare.
Cassis ha ragguagliato oggi il governo in merito alla situazione. Nel corso della conferenza stampa, il consigliere federale ha precisato che sarà molto difficile aiutare i cittadini svizzeri che si trovano in Iran, anche se le linee del DFAE restano a disposizione.
Per quanto concerne la situazione a Gaza, malgrado sia molto tesa, per il personale diplomatico lavorare è più semplice. Ci sono bunker e sistemi d'allerta che consentono di agire con una certa sicurezza, ha aggiunto Cassis.
La Svizzera - ha ribadito il «ministro» degli esteri - rinnova il suo appello a tutte le parti coinvolte affinché rispettino rigorosamente il diritto internazionale. L'escalation in corso non giova a nessuna delle parti ed è urgente tornare al dialogo. Il DFAE è disposto a offrire i suoi buoni uffici.
15:01
15:01
Sirene in Israele per i missili iraniani, esplosioni a Tel Aviv
Le sirene d'allarme hanno suonato nel centro e nel nord di Israele per un'ondata di 20 missili dall'Iran. Esplosioni si sono udite a Tel Aviv, dove le case hanno tremato nel centro della città per la potenza delle deflagrazioni.
I soccorritori stanno rispondendo alle segnalazioni di impatti di missili balistici in tutto il Paese a seguito dell'ultimo attacco dell'Iran contro Israele. Lo riporta il Times of Israel sottolineando che il Comando del fronte interno aveva emesso una rara allerta nazionale.
Nel frattempo, il Comando del fronte interno israeliano ha invitato i cittadini di abbandonare le aree protette in tutto il Paese, in seguito al pesante bombardamento lanciato dall'Iran. Lo riporta Ynet.
Dal canto suo, l'aeronautica militare israeliana sta effettuando una nuova ondata di attacchi nell'Iran occidentale e centrale, afferma l'Idf citata dal Times of Israel, aggiungendo che sta colpendo obiettivi militari.
Intanto, l'Iran sarebbe pronto a negoziare «limitazioni» ai suoi programmi d'arricchimento dell'uranio «a uso civile», ma «respinge categoricamente» ogni proposta «di arricchimento zero», tanto più alla luce dell'attacco d'Israele. Lo riporta il sito della Reuters, citando una fonte diplomatica di Teheran a margine dei colloqui di Ginevra con Francia. Germania e Regno Unito.
La fonte sottolinea poi il ruolo cruciale del dialogo diplomatico con i Paesi europei del cosiddetto gruppo E3, visto il rifiuto iraniano di negoziati diretti con gli Usa nella situazione di minaccia bellica attuale: «La situazione è cambiata, l'Europa deve accelerare».
14:07
14:07
Iran, migliaia di persone alle manifestazioni contro Israele
La Tv di Stato iraniana riporta che migliaia di cittadini hanno partecipato oggi a manifestazioni contro Israele organizzate dallo Stato in diverse città del Paese dopo la preghiera del venerdì.
La partecipazione di massa ai raduni è confermata anche da Iran International, portale legato all'opposizione all'estero, secondo il quale l'iniziativa si svolge sotto gli auspici del «Consiglio di coordinamento della propaganda islamica» e del governo di Teheran.
I partecipanti, numerosi nella capitale come in altre località, a quanto testimoniato da svariate immagini fatte rimbalzare dai media ufficiali iraniani, scandiscono slogan e innalzano cartelli contro Israele e gli Usa. La dimostrazione, a margine delle preghiere del Venerdì islamico, è stata ribattezzata «Giornata della Vittoria e della Rabbia», stando a Iran International.
14:04
14:04
Katz ordina di intensificare gli attacchi a Teheran
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di aver ordinato all'Idf di «intensificare gli attacchi contro obiettivi del regime a Teheran» per «destabilizzare» il regime iraniano. Lo riporta Times of Israel.
«Dobbiamo colpire tutti i simboli del regime e i suoi meccanismi di oppressione, come i Basij, così come la base del potere del regime, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica», ha dichiarato Katz stamani in una riunione con il capo di Stato Maggiore dell'esercito, Eyal Zamir, e altri alti ufficiali.
Katz ha affermato che Israele deve procedere a «un'evacuazione di massa della popolazione da Teheran, al fine di destabilizzare il regime e aumentare la deterrenza in risposta al lancio di missili sul fronte interno israeliano, continuando al contempo a colpire strutture e scienziati per contrastare il programma nucleare iraniano, fino al pieno raggiungimento di tutti gli obiettivi dell'operazione».
13:52
13:52
Cresce in Germania la distanza tra i tedeschi e lo Stato d'Israele
Cresce in Germania la distanza tra i tedeschi e lo Stato d'Israele: è quanto emerge da un sondaggio dell'Istituto Allensbach per il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), che oggi dedica il fondo proprio a questo tema.
Alla domanda «ha un'immagine positiva o negativa dello Stato di Israele?» nel 2022 la percentuale di quelli che rispondevano affermando di averne un'immagine positiva o molto positiva era del 54%, oggi si è assottigliata ad appena il 20% degli intervistati. Allo stesso tempo, il numero di quelli che hanno un'opinione piuttosto negativa o addirittura molto negativa del Paese è aumentato dal 23% al 57%.
Alla domanda «come valuta l'azione di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza», solo il 13% ha dichiarato di ritenerla appropriata , mentre il 65% è di parere contrario. Ancora nel gennaio 2024, tre mesi dopo l'attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, il 43% dei tedeschi riteneva che la reazione di Israele al massacro non fosse appropriata, il 27% invece la difendeva.
Il sondaggio è stato condotto prima dell'attacco israeliano all'Iran, dal primo al 12 giugno, su un campione di 1.054 persone.
13:51
13:51
L'Iran accusa, «finora tre ospedali colpiti da Israele»
Un razzo israeliano ha danneggiato stamattina un ospedale di Teheran, secondo quanto affermato da un portavoce del ministero iraniano della Sanità citato dai media ufficiali e ripreso da Iran International, portale di ambienti dell'opposizione all'estero che si pubblica a Londra.
Il portavoce non ha fornito altri dettagli, mentre ha accusato Israele d'aver colpito in totale, in una settimana di attacchi, tre ospedali, sei ambulanze e un ambulatorio in Iran. Ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva denunciato come un crimine di guerra il danneggiamento dell'ospedale Soroka da parte di un missile iraniano.
13:42
13:42
Hamas: «Attacchi israeliani a Gaza, 43 morti»
La Protezione civile di Gaza gestita da Hamas ha affermato che 43 persone sono state uccise negli attacchi dell'esercito israeliano (Idf) nella Striscia.
La Protezione civile ha sottolineato che 26 delle 43 vittime erano in attesa degli aiuti umanitari vicino al Corridoio Netzarim, nella zona centrale di Gaza, quando sono state colpite dal fuoco israeliano.
Ogni giorno migliaia di persone giungono in varie zone del territorio, compresa quella del Corridoio Netzarim, nella speranza di ricevere cibo. Secondo il portavoce della Protezione civile, Mahmoud Bassal, altre 17 persone sono state uccise in cinque località dai bombardamenti o dal fuoco israeliano
11:46
11:46
Lammy: finestra di due settimane per una soluzione diplomatica tra Israele e Iran
Le dichiarazioni del presidente Donald Trump di ieri lasciano aperta «una finestra di due settimane per ottenere una soluzione diplomatica» del conflitto fra Israele e Iran. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, giunto a Ginevra per una riunione con il collega iraniano Abbas Araghchi al fianco dei capi delle diplomazie di Germania, Francia e Ue, dopo essersi consultato ieri negli Usa con il segretario di Stato americano Marco Rubio e con il negoziatore di Washington, Steve Witkoff. Lammy ha tuttavia ribadito che «noi siamo determinati a far sì che l'Iran non abbia mai un'arma nucleare».
10:43
10:43
Unicef: «112 bimbi ricoverati ogni giorno per malnutrizione a Gaza»
Una crisi nutrizionale fuori controllo quella che si vive a Gaza e di cui i bambini sono le prime vittime. «Dall'inizio dell'anno alla fine di maggio, 16'736 bambini, una media di 112 bambini al giorno, sono stati ricoverati per il trattamento della malnutrizione nella Striscia di Gaza», avverte Édouard Beigbeder, direttore regionale dell'UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.
«A loro viene negato il cibo, l'acqua e le cure nutrizionali di cui hanno disperatamente bisogno. Decisioni che costano vite umane», ha sottolineato. Secondo l'Unicef, il mese scorso più di 5.000 bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni sono stati ammessi nei centri nutrizionali sostenuti dall'agenzia delle Nazioni Unite, quasi il 50% in più rispetto ad aprile e più del doppio rispetto a febbraio, quando il cessate il fuoco consentiva ancora la consegna di aiuti umanitari. «Questi bambini hanno bisogno di cure quotidiane, di un'alimentazione adeguata, di acqua pulita e di cure costanti, tutte risorse che ora sono estremamente scarse nell'enclave assediata», sottolinea l'Unicef.
E mentre i bombardamenti israeliani distruggono le infrastrutture e il blocco strangola i rifornimenti di Gaza, evidenza l'agenzia dell'Onu, i sistemi sanitari e igienico-sanitari sono al collasso. Poco più della metà dei centri di trattamento della malnutrizione rimane operativa oggi: 127 su 236. L'acqua pulita scarseggia. Il carburante, essenziale per la produzione di acqua e il funzionamento degli ospedali, è sul punto di esaurirsi. «In questo contesto, le malattie proliferano - aggiunge l'Unicef -. Un bambino su quattro soffre di diarrea acquosa acuta, una condizione che può diventare rapidamente fatale se non trattata. Vengono segnalati casi sospetti di epatite A. E l'arrivo delle alte temperature ci fa temere il peggio».
«La combinazione di malnutrizione e malattia crea un circolo vizioso. Un bambino indebolito dalla fame è più vulnerabile alle infezioni; la diarrea prolungata aggrava la denutrizione e il rischio di morte aumenta improvvisamente», concludono gli esperti dell'Unicef.
10:42
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Iran: «Nessun negoziato con gli USA finché Israele ci attacca»
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato che non ci sarà alcun negoziato con gli Stati Uniti finché continueranno gli attacchi israeliani.
10:38
10:38
Aiea: «Danni all'unità di distillazione dopo l'attacco all'impianto di Arak»
L'attacco israeliano al reattore nucleare ad acqua pesante iraniano di Arak, ha danneggiato «gli edifici principali della struttura, tra cui l'unità di distillazione»: lo riporta su X l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea).
10:37
10:37
Cremlino: «L'uccisione Khamenei aprirebbe il vaso di Pandora»
Un cambio di regime in Iran sarebbe «inaccettabile» e l'assassinio della Guida suprema del Paese, Ali Khamenei, «aprirebbe il vaso di Pandora»: lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un'intervista a Sky News.
La Russia reagirebbe «molto negativamente» se l'ayatollah Khamenei venisse ucciso, ha sottolineato Peskov. «La situazione è estremamente tesa e pericolosa non solo per la regione, ma a livello globale», ha aggiunto il portavoce, come riporta oggi Sky News sul suo sito web.
09:59
09:59
Petrolio: giù il prezzo dopo il rinvio di Trump sull'Iran
Il rinvio della decisione, per due settimane, da parte del presidente Usa Trump di un attacco all'Iran fa scivolare sui mercati il prezzo del petrolio: il Wti del Texas e il Brent del Mare del Nord cedono oltre il 2% con ribassi rispettivamente a 73,4 e 76,7 dollari. Gli investitori restano comunque timorosi dell'inasprimento del conflitto fra Israele e Iran e della chiusura dello stretto di Hormuz, passaggio chiave per il petrolio della regione.
07:28
07:28
Enorme distruzione a Beer Sheva dopo lo schianto del missile iraniano
Un singolo missile balistico lanciato dall'Iran ha provocato un'ingente devastazione a Beer Sheva, nel sud di Israele.
L'ordigno caduto stamani in un parcheggio vicino a edifici residenziali ha distrutto diversi appartamenti, lasciato un cratere a terra, veicoli in fiamme, facciate di edifici e balconi crollati. Si segnalano sette feriti. Le Ferrovie israeliane hanno comunicato che la stazione di Beer Sheva Nord è stata chiusa per danni.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che il malfunzionamento dell'intercettore è probabilmente la causa del mancato abbattimento del missile iraniano che ha colpito stamattina Beer Sheva, nel sud dello Stato ebraico, già bombardata ieri.
Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato che «il sito Microsoft di Beer Sheva è stato attaccato perché collabora con l'esercito israeliano».
Durante la notte l'Aeronautica militare dello Stato ebraico ha effettuato un'ondata di attacchi su Teheran, prendendo di mira strutture militari e siti di ricerca nucleare iraniani, riportano i media israeliani.
Oltre 60 aerei da combattimento sono stati coinvolti negli attacchi sganciando 120 munizioni, rendono noto le Idf. Tra gli obiettivi figuravano «diversi siti di produzione missilistica industriale» a Teheran che in passato rappresentavano il «cuore industriale del Ministero della Difesa iraniano; siti militari che producevano componenti missilistici e impianti per la produzione di materie prime utilizzate per la fusione dei motori missilistici». Gli attacchi hanno colpito anche il «quartier generale del progetto nucleare Spdn», affermano le Idf.
06:00
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Il punto alle 6.00
Oltre 67 miliardi di dollari per la guerra a Gaza e 735 milioni di dollari al giorno per il conflitto in Iran: Israele sta affrontando il periodo militare più costoso della sua storia, spendendo per le sue due offensive belliche ad un ritmo che rischia di riscrivere il suo futuro economico. Senza contare i raid in Libano. Lo scrive The Economic Times, una testata indiana in lingua inglese del gruppo The Times, chiedendosi nel titolo «Può Israele continuare a pagare per la sua guerra con l'Iran?». Secondo il sito economico israeliano Calcalist, citato dal quotidiano, il costo della guerra di Gaza aveva già superato i 250 miliardi di shekel (oltre 67,5 miliardi di dollari) entro la fine del 2024. Una cifra indicata anche da Reuters e Guardian. Ora, con l'apertura di un nuovo fronte contro l'Iran, la spesa per la difesa sta accelerando. Nelle prime ore della campagna militare israeliana contro Teheran, i costi sono aumentati vertiginosamente. Un rapporto di Ynet News, scrive The Economic Times, ha citato il generale di brigata (in congedo) Re'em Aminach, ex consulente finanziario del capo di stato maggiore delle Forse di difesa israeliane (Idf), secondo cui solo le prime 48 ore di operazioni sono costate 5,5 miliardi di shekel (1,45 miliardi di dollari). Il ritmo non ha rallentato. Israele spende ora circa 2,75 miliardi di shekel, ovvero 725 milioni di dollari, al giorno in operazioni militari dirette nel conflitto iraniano. Oltre al combattimento, il massiccio arruolamento dei riservisti sta riducendo la produttività civile. La testata indiana ricorda inoltre che il bilancio del Ministero della Difesa è quasi raddoppiato in soli due anni ed assorbe ora quasi il 7% del Pil di Israele, secondo solo all'Ucraina a livello globale. Gli esperti avvertono che anche una rapida fine delle ostilità non cancellerà il danno fiscale già causato. I servizi pubblici, in particolare sanità e istruzione, rischiano di essere messi da parte. Infine, con un limite massimo di deficit del 4,9% del Pil, equivalente a 27,6 miliardi di dollari, il bilancio di Israele è già sotto una pressione immensa, mentre il ministero delle finanze ha rivisto le previsioni di crescita del Pil per il 2025 dal 4,3% al 3,6%.
L'Iran ha dal canto suo nominato un nuovo capo dell'intelligence delle Guardie Rivoluzionarie dopo che il suo predecessore è stato ucciso in un attacco israeliano la scorsa settimana. Il maggior generale Mohammad Pakpour, comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell'Iran, ha nominato il generale di brigata Majid Khadami nuovo capo della divisione di intelligence, ha comunicato Irna. Sostituisce Mohammed Kazemi, ucciso domenica insieme ad altri due ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie, Hassan Mohaghegh e Mohsen Bagheri, in un attacco israeliano. Pakpour era stato nominato di recente dopo che Israele aveva ucciso il suo predecessore Hossein Salami in un attacco il 13 giugno. «Durante gli anni in cui i nostri comandanti fatti martiri Kazemi e Mohaqeq hanno guidato l'intelligence delle Guardie Rivoluzionarie, abbiamo assistito a una crescita significativa in tutti gli aspetti dell'intelligence all'interno delle Guardie», ha dichiarato Pakpour.
Sul fronte militare, l'aeronautica militare israeliana ha intercettato ieri notte un drone iraniano nell'area di Haifa. Lo ha dichiarato l'Idf, spiegando che non sono state attivate le sirene, poiché non sussisteva alcuna minaccia per i civili. Lo riportano i media locali. Se ad Haifa la situazione era tutto sommato sotto controllo, gli abitanti di un’area industriale del villaggio di Kolesh Taleshan hanno ricevuto un avviso di evacuazione da parte dell’esercito israeliano in vista di raid su infrastrutture militari. Il villaggio si trova nella provincia di Gilan, nel nord-ovest del Paese. Dista diversi chilometri da Rasht, la città più popolosa dell'Iran settentrionale. «Si prevede che l’Idf operi nella vostra zona, come già avvenuto negli ultimi giorni in tutto l'Iran, per colpire infrastrutture militari. Cari cittadini, per la vostra sicurezza e incolumità, vi chiediamo di evacuare l'area indicata sulla mappa. La vostra presenza in quest'area mette a repentaglio le vostre vite», si legge nell'avviso. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno poi comunicato stamattina che le sirene d'allarme sono entrate in funzione nel sud dello Stato ebraico, dopo il lancio di missili dall'Iran. «Le sirene hanno risuonato in diverse zone di Israele in seguito all'identificazione di missili lanciati» dal territorio iraniano, ha scritto l’Idf su Telegram aggiungendo di essere al lavoro per intercettare i vettori nemici. Un missile balistico iraniano ha penetrato le difese israeliane e ha impattato a Beer Sheva, nel centro-sud dello Stato ebraico. Lo riportano i media locali, specificando che si registrano danni ma nessun ferito.
Sul fronte opposto, le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che l'Aeronautica militare dello Stato ebraico ha effettuato un'ondata di attacchi su Teheran durante la notte, prendendo di mira decine di strutture militari e siti di ricerca nucleare iraniani. Lo riportano i media israeliani. Oltre 60 aerei da combattimento sono stati coinvolti negli attacchi sganciando 120 munizioni, rende noto l’Idf. Tra gli obiettivi figuravano «diversi siti di produzione missilistica industriale» a Teheran che in passato rappresentavano il «cuore industriale del Ministero della Difesa iraniano; siti militari che producevano componenti missilistici e impianti per la produzione di materie prime utilizzate per la fusione dei motori missilistici». Gli attacchi hanno colpito anche il «quartier generale del progetto nucleare Spdn», afferma l’ Idf.
Intanto decine di aerei militari statunitensi non si trovano più sulla pista di un'importante base USA in Qatar. Lo mostrano immagini satellitari dell'agenzia France Presse. Potrebbe trattarsi di una mossa per proteggerli da potenziali attacchi aerei iraniani, in attesa che Donald Trump decida il da farsi. Secondo le immagini di Planet Labs PBC, solo tre dei circa 40 jet militari posizionati sul tarmac di Al Udeid il 5 giugno sono rimasti. L'ambasciata statunitense in Qatar ha annunciato oggi che l'accesso alla base sarebbe stato limitato «per cautela e alla luce delle ostilità regionali in corso» e ha esortato il personale a «essere più vigile».
Un'esplosione si è verificata ieri sera nella residenza dell'ambasciatore norvegese in Israele a Herzliya: lo ha dichiarato il Ministero degli Esteri norvegese, secondo quanto riportato dai media israeliani. «Siamo stati in contatto con l'ambasciata. Nessun membro del personale è rimasto ferito durante l'incidente», ha dichiarato il Ministero degli Esteri in una nota. Non è stata specificata la causa dell'esplosione. Secondo quanto riportato dai media locali, una granata è stata lanciata contro la residenza, causando danni all'edificio. «Ho parlato poco fa con l'ambasciatore norvegese in Israele, Per Egil Selvaag, nel cui cortile è stata lanciata una granata questa sera (ieri, ndr.). Condanno fermamente questo crimine grave e pericoloso». Lo dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, confermando che nessuno è rimasto ferito. La polizia israeliana ha reso noto che «sono stati riportati lievi danni materiali» e che è stata aperta un'indagine.
Militanti del chavismo, dirigenti del governativo Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) e diplomatici hanno marciato a Caracas a sostegno di Iran e Palestina e contro Israele e Stati Uniti. L'ambasciatore dell'Iran in Venezuela, Alí Chegni, ha ringraziato per il sostegno del governo di Nicolás Maduro, offrendo tutto il supporto del suo Paese contro quelle che ha definito aggressioni e costanti minacce degli Stati Uniti contro il chavismo. «Faremo tutti gli sforzi per far saltare i denti a quel cane rabbioso. Ci vendicheremo severamente per il sangue versato dai nostri martiri, che hanno difeso il nostro popolo da quel regime sionista imperialista e genocida», ha detto Chegni da un palco, con al suo fianco il ministro dell'Interno venezuelano Diosdado Cabello, l'organizzatore della marcia. «Non sosteniamo la guerra, non siamo mai stati iniziatori, ma saremo difensori della nostra patria e dei nostri territori», ha aggiunto l'ambasciatore iraniano sottolineando che «la nostra forza e la nostra potenza appartengono al Venezuela» e ringraziando Maduro per l'aiuto nel confronto contro Israele e Stati Uniti. Dopo Chegni ha preso la parola il presidente del Parlamento venezuelano Jorge Rodríguez, che ha accusato «lo Stato sionista di Israele e il criminale di guerra» Benjamin Netanyahu, di generare paura, morte e guerre contro Palestina, Siria e Iran e ammonendo che «ci vedrete per le strade a difendere il diritto della repubblica dell'Iran a essere libera e a difendere con le proprie risorse il suo futuro».
Intanto, alla vigilia dei colloqui europei con l'Iran sul suo programma nucleare, il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato, dopo aver incontrato alti funzionari statunitensi, che c'è ancora tempo per raggiungere una soluzione diplomatica con Teheran. Lammy ha visto giovedì il segretario di Stato americano Marco Rubio e l'inviato speciale Steve Witkoff alla Casa Bianca, prima dei colloqui di oggi a Ginevra con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e i suoi omologhi francese, tedesco e dell'UE. «La situazione in Medio Oriente rimane pericolosa», ha affermato Lammy all'ambasciata britannica a Washington. «Abbiamo discusso di come l'Iran debba raggiungere un accordo per evitare un conflitto sempre più profondo. Ora c'è una finestra temporale entro le prossime due settimane per raggiungere una soluzione diplomatica», ha aggiunto. «È giunto il momento di porre fine alle gravi scene in Medio Oriente e impedire un'escalation regionale che non gioverebbe a nessuno», ha concluso Lammy. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha dal canto suo sentito il collega francese Jean-Noël Barrot, alla vigilia dei colloqui a Ginevra tra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e i suoi omologhi francese, tedesco e britannico. Il capo della diplomazia USA ha avuto un colloquio anche con la ministra degli Esteri australiana Penny Wong e in precedenza con quello italiano Antonio Tajani.
Il presidente statunitense Donald Trump presiederà oggi alle 11 (le 17 in Svizzera) un'altra riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, nello Studio ovale, sullo sfondo delle tensioni con l'Iran. Lo rende noto la Casa Bianca.
Due settimane, infine, sono il tempo che Donald Trump ha detto di volersi prendere per decidere se attaccare o meno l'Iran, è il suo «numero magico». Lo sostiene il New York Times citando diversi episodi nei quali il presidente statunitense ha usato la stessa unità di tempo. Ad esempio, quando due mesi fa i media gli chiesero se potesse fidarsi di Vladimir Putin, Trump ha risposto: «Ve lo farò sapere tra circa due settimane». Ma il tycoon ha parlato di 15 giorni anche per quanto riguarda la legge di bilancio, il “big beautiful bill”, progetti di infrastrutture, teorie del complotto che sosteneva fossero vere. Tutte crisi che, a un certo punto, The Donald ha promesso di risolvere in «due settimane». Secondo il New York Times, la misura per Trump può voler dire «tutto e niente». «Sono una proroga e allo stesso tempo una programmazione. Non sono un'unità di tempo oggettiva, ma soggettiva. Sono completamente slegate da qualsiasi senso cronologico. Significa semplicemente “più tardi”. Ma “più tardi” può anche significare “mai”», sottolinea il quotidiano.