Italia, dodici mesi con Mario Monti

ROMA - Esattamente un anno fa in Italia entrava in carica il Governo tecnico guidato da Mario Monti. Un anniversario che divide i cittadini della Penisola: per alcuni Monti è una sorta di salvatore della patria dopo l?ultima fase del Governo Berlusconi che aveva fatto perdere ogni credibilità al Paese; per altri, con il pretesto del rigore obbligatorio, sta mettendo in ginocchio buona parte dei suoi connazionali. E non manca chi lo ritiene la longa manus di poteri occulti legati alla finanza internazionale. Quello che è certo è che a 12 mesi dal suo insediamento i partiti della vicina Penisola continuano a litigare al proprio interno, mentre monta nella popolazione la tentazione dell?antipolitica, come dimostra il successo di Beppe Grillo. Abbiamo chiesto a due commentatori di posizioni diverse, Marcello Veneziani, editorialista de «Il Giornale» e Ezio Mauro, direttore de «la Repubblica», di tracciare per noi un bilancio ragionato del primo anno dell?esecutivo Monti.C?è chi ritiene Monti se non proprio un bene, almeno un «male necessario» per l?Italia, con lui i mercati si sono tranquillizzati. Altri lo vedono come un vampiro che affama gli italiani e altri ancora come l?uomo che impone gli interessi della finanza internazionale. A un anno dal suo insediamento al Governo qual è il suo giudizio complessivo? Veneziani: «Tendo a valutare Monti in relazione alle condizioni di vita reale degli italiani. Devo dire che non mi pare che gli italiani abbiano fatto un grande passo avanti. Credo che l?unico risultato cospicuo conseguito sia quello di aver dato un?immagine di credibilità al Paese a livello internazionale. Però parliamo di immagine. La sostanza del Paese, la difficoltà di vivere, la percezione della crisi mi fanno dire che quello di Monti non sia, ad oggi, un bilancio esaltante. Ciò non toglie che si tratti di una persona seria e rispettabile. Ma non credo che in questo momento Monti stia affrontando i problemi degli italiani, credo che la sua priorità sia il pareggio di bilancio, non la vita reale del Paese». Mauro: «È un giudizio positivo perché Monti è stato chiamato a Palazzo Chigi in condizioni di assoluta emergenza. Il Paese, e troppi osservatori sembrano dimenticarlo, era ad un passo dal default tecnico, dall?abisso. Naturalmente per farcela ha dovuto fare un lavoro sgradevole chiamando tutti a duri sacrifici ed è stupefacente che, un anno dopo nonostante tutto questo, Monti abbia ancora un livello di consenso così alto presso l?opinione pubblica. Il premier ha dovuto intraprendere una politica che era indispensabile ma anche talmente pesante che non c?era una forza politica, o uno schieramento, che potesse sostenere da sola questo sforzo immane e la naturale impopolarità che come è ovvio ne sarebbe seguita. Per questo si è dovuto far ricorso in modo del tutto anomalo ad intese più larghe, mettendo insieme forze che si erano contrapposte per lunghi anni. Monti va giudicato appunto secondo il canone dell?emergenza. È stato chiamato al capezzale di un malato gravissimo e grazie al cielo la febbre è scesa».