Stati Uniti

Jimmy Kimmel torna in onda: Trump «ha obbligato milioni di persone a guardare il mio programma»

Il ritorno in studio è stato trionfale, tra applausi e cori, e il conduttore ha ringraziato anche «chi non apprezza il mio show né le mie idee, ma ha comunque difeso il mio diritto a esprimerle»
© KEYSTONE (Randy Holmes/Disney via AP)
Red. Online
24.09.2025 09:52

«Come stavo dicendo prima di essere interrotto...». Con queste parole Jimmy Kimmel ha aperto la nuova puntata del suo talk show, tornando in onda dopo una settimana di sospensione imposta da Abc. Il conduttore, lo ricordiamo, si è ritrovato al centro di un acceso dibattito sulla libertà di espressione nell’America della seconda era Trump, dopo un commento sull’identità e le motivazioni del presunto assassino dell’attivista trumpista Charlie Kirk.

Il Jimmy Kimmel Live era stato interrotto il 17 settembre, quando la Disney – proprietaria di Abc – aveva deciso di sospendere la trasmissione a seguito delle critiche del presidente della Federal Communications Commission (FCC, l'agenzia governativa che si occupa di telecomunicazioni), Brendan Carr, uomo di fiducia di Trump. Carr aveva accusato il comico – o meglio, le sue parole – di far parte di «uno sforzo concertato per ingannare gli americani» e ipotizzato persino interventi sui rinnovi delle licenze radiotelevisive. La sospensione aveva acceso una polemica senza precedenti: se da un lato le star di Hollywood erano insorte, dall’altro erano arrivati inattesi attestati di solidarietà da esponenti repubblicani come Ted Cruz e Tucker Carlson.

Lunghi applausi e cori

Il ritorno in studio è stato trionfale: nel teatro sull’Hollywood Boulevard che porta il suo nome, Kimmel è stato accolto da lunghi applausi e cori che scandivano «Jimmy». Pur avendo già condotto quattro volte gli Oscar e tre volte gli Emmy, forse mai un suo monologo era stato atteso con tale trepidazione. «Non so chi abbia avuto 48 ore più strane, io o l’amministratore delegato della Tylenol. È stato travolgente», ha esordito. Poi, rivolgendosi al pubblico, ha sottolineato: «Il nostro governo non dovrebbe avere il potere di controllare ciò che diciamo o non diciamo in televisione, e dobbiamo difendere questo principio. Ho riflettuto molto su cosa dire stasera e la verità è che non credo che le mie parole possano fare molta differenza: se vi piaccio, vi piaccio; se no, non vi piaccio. Non ho la pretesa di cambiare l'opinione di nessuno. Ma c'è una cosa che voglio chiarire, mi importa come essere umano: voglio che capiate che non è mai stata mia intenzione scherzare sull'omicidio di un giovane».

«La violenza non è mai la soluzione»

Con la voce incrinata dall’emozione ha poi aggiunto: «Non è mai stata mia intenzione attribuire la colpa a un gruppo specifico per le azioni di un individuo chiaramente instabile. Cercavo proprio di fare il contrario. Ma capisco che qualcuno si sia sentito offeso, o non abbia capito, o entrambe le cose. E a chi si è sentito preso di mira dico: capisco la vostra rabbia. Se fosse successo a parti invertite, mi sarei sentito allo stesso modo». E ha poi chiarito: «Non credo che l'assassino di Kirk rappresentasse nessuno. Era una persona malata che pensava che la violenza fosse la soluzione, e non lo è mai».

Ringraziamenti a chi non lo ama ma difende il diritto di esprimersi

Kimmel ha ringraziato il pubblico e i colleghi conduttori dei late show che lo hanno difeso: «Ho sentito anche conduttori di programmi di altri Paesi, dall'Irlanda e dalla Germania. Quello in Germania mi ha offerto un lavoro. Potete immaginare? Questo Paese è diventato così autoritario che persino i tedeschi dicono: vieni qui». Non ha mancato di ringraziare anche alcuni critici storici: «Non voglio farne una questione personale. Questo programma non è importante. Quello che conta è vivere in un Paese che ci permette di avere un programma come questo. Per questo – ha continuato citando alcune voci della destra che l'hanno difeso – voglio ringraziare chi non apprezza il mio show né le mie idee, ma ha comunque difeso il mio diritto a esprimerle. Non avrei mai immaginato che Ben Shapiro, Clay Travis, Mitch McConnell, Rand Paul, e perfino il mio vecchio amico Ted Cruz, sarebbero stati quelli che avrebbero detto cose così belle su di me. Ci vuole coraggio per parlare contro questa amministrazione. L'hanno fatto e meritano riconoscimento».

Intanto la Disney, dopo giorni di trattative e pressioni, ha motivato così la scelta di riaprire i microfoni al comico: «Avevamo giudicato quei commenti intempestivi e insensibili, ma il confronto con Kimmel ci ha convinti a tornare sui nostri passi». Secondo indiscrezioni, lo stesso conduttore era preoccupato soprattutto per i circa 200 dipendenti dello show, già duramente colpiti dagli scioperi di Hollywood del 2023. Non è ancora chiaro se i grandi gruppi televisivi locali, Nexstar e Sinclair, che avevano minacciato di staccare la spina, daranno seguito alle loro minacce nei prossimi giorni. Infine, con toni ancora più diretti, Kimmel ha denunciato: «La libertà di parola è ciò che più viene ammirato di questo Paese, e mi vergogno a dire di averla data per scontata, finché non hanno licenziato il mio amico Stephen e hanno costretto le emittenti locali a cancellare il nostro show. Non è legale. Non è americano. È anti-americano».

E ha chiuso con un affondo a Donald Trump: «Ha provato in tutti i modi a cancellarmi. Invece ha obbligato milioni di persone a guardare il mio programma. Ora forse gli toccherà pubblicare i file su Epstein per distrarre il pubblico!». Preso è arrivata la replica del presidente USA sul suo social Truth: «Non posso credere che fake news Abc abbia ridato il posto a Jimmy Kimmel. Penso che proveremo a far uscire Abc da questa situazione. Vediamo come ci riusciamo. L'ultima volta che sono andato» contro l'emittente «mi hanno dato 16 milioni di dollari. Questa volta sembra ben più redditizio» ha avvertito, lasciando intendere un'altra possibile azione legale.

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