L'analisi

Kim Jong-un fra guerra, cinema e realtà

In pieno conflitto ucraino il leader nordcoreano ha ricordato al mondo, con un video carico di nostalgia hollywoodiana e cialtroneria, che il suo Paese è una minaccia – Oggi, invece, ha promesso che costruirà una potenza militare schiacciante e inarrestabile
Marcello Pelizzari
28.03.2022 17:00

Di questi tempi, il confine fra politico e influencer è labile. Tradotto: essere leader significa (anche) padroneggiare i social e, in particolare, i video. Lo sa bene, anzi benissimo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La barba di qualche giorno, gli occhi semichiusi, la t-shirt militare in bella mostra. Ci siamo oramai abituati, quasi assuefatti al suo look che trasuda resilienza ed eroismo.

Zelensky, però, non è l’unico. Giorni fa, a suo modo, è stato imitato nientepopodimeno che da Kim Jong-un. Il presidente-padrone della Corea del Nord non è nuovo a simili iniziative. Ma rispetto al collega ucraino ha sempre adoperato un approccio, chiamiamolo così, cialtronesco: di qui la sceneggiata hollywoodiana, con tanto di giubbotto di pelle simil Top Gun, occhiali da sole e capelli impomatati.

Il test

L’occasione, d’altronde, era solenne. E, purtroppo, seria. Molto seria. Kim, infatti, tramite un video carico di nostalgia anni Ottanta ha annunciato il test di un missile balistico intercontinentale (ICBM) di ultima generazione, il cosiddetto Hwasong-17. Erano anni, dal 2017, che Pyongyang non metteva in piedi uno «spettacolo» simile. Di più, il missile è il più grande mai sviluppato dai nordcoreani e – detto che quello adoperato pochi giorni fa ha concluso la sua corsa nel Mar del Giappone, nella zona economica esclusiva nipponica – rappresenta una minaccia per l’Occidente. Washington e Seoul si sono subito affrettate a dire che, forse, quello provato era un vecchio Hwasong-15, mentre esperti esterni hanno notato non poche discrepanze fra quanto mostrato e quanto catturato dai satelliti. 

Occhiali, ordini, abbracci

Più del missile, ad ogni modo, a colpire è proprio il video. La comunicazione stessa del test. Le immagini a scatti e in sequenza, gli slow motion, la musica da film, il missile che riposa in un hangar. E poi ancora Kim, come fosse un attore di un b-movie americano, intento a guardare e sincronizzare il suo orologio, imitato poco dopo dai suoi soldati. Quindi la preparazione del lancio, di nuovo Kim, sempre e soltanto Kim, che si toglie gli occhiali e annuisce, gli ordini elementari («Fuoco!»), gli abbracci virili e le pacche sulle spalle, le camminate a mo' di debriefing. Roba da matti.

L'amore per i film

L’impressione, netta, è di assistere a una pellicola hollywoodiana d’annata. Quelle in cui i buoni stavano da una parte e i cattivi, spesso sovietici, si accanivano sul fronte opposto. Kim, in fondo, è figlio d’arte: suo padre, Kim Jong-il, era un discreto cinefilo e sognava di sviluppare proprio un’industria nazionale.

La passione del figlio, in questo senso, è servita. La Corea ha annunciato in pompa magna di «messo a punto un nuovo ICBM come deterrente affidabile per la guerra nucleare».

Come un bambino

In piena crisi ucraina, con l’Occidente capitanato da Joe Biden intento a fronteggiare l’avanzata di Vladimir Putin, Kim Jong-un ha ricordato al mondo che la Corea esiste e, per quanto prigioniera del tempo e di una comunicazione, dicevamo, cialtronesca, ha intenzioni maledettamente serie. È bastato un video di propaganda per ribadire che Pyongyang non ascolta nessuno né intende piegarsi alle sanzioni occidentali. Chiamatela pure dimostrazione di forza, sì.

Il missile, per la cronaca, ha raggiunto un’altitudine di 6.248 chilometri e ha viaggiato per oltre 1.000 chilometri dal luogo del lancio prima di piombare in mare. Un risultato decisamente migliore rispetto al 2017. Ergo, la Corea del Nord avrebbe perfezionato le sue capacità balistiche. Addio, di rimando, alla denuclearizzazione completa e verificabile sbandierata a suo tempo da Donald Trump. Non finisce qui: oggi il leader nordcoreano ha promesso di costruire una potenza militare «schiacciante» e inarrestabile.

Kim voleva attenzione, come quei bambini che vedono i genitori indaffarati e concentrati su altro. Voleva ricordare, al di là della guerra in Ucraina, che l’Occidente presto o tardi dovrà fare i conti pure con lui.

© AP/Korean Central News Agency
© AP/Korean Central News Agency
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