L'intervista

L'11 settembre e quell'ombra lunga 22 anni di cospirazioni

Da oltre due decenni impazzano in rete teorie complottiste sui più gravi attentati terroristici dell'età contemporanea, quelli del 2001 negli Stati uniti: «All'epoca si è creato il terreno per le notizie false di oggi»
Paolo Attivissimo; sulla sinistra, un cartello con la scritta ‘11 settembre a opera degli Stati uniti’; sullo sfondo, l'istante dell'impatto del secondo aereo sulle Torri Gemelle di New York
Jona Mantovan
11.09.2023 20:30

L'11 settembre 2001, negli Stati Uniti, si consumano quelli che saranno definiti gli attentati terroristici più gravi dell'età contemporanea. Quattro aerei civili sono dirottati e fatti schiantare. Due contro ognuna delle Torri Gemelle, uno contro il Pentagono e un altro, il quarto, finisce in un campo della Pennsylvania dopo una rivolta dei passeggeri. Tremila morti sul colpo. Un'onda di incredulità e terrore ha attraversato il mondo in diretta televisiva. Un'onda di emozioni che ha trascinato con sé anche il fermento di una giovanissima rete informatica, il world wide web, una versione primitiva dell'internet di oggi. Eppure, da 22 anni, le teorie cospirazioniste messe in circolazione all'epoca sono ancora oggi alimentate, strumentalizzate e rilanciate dai media sociali. Idee strampalate che cercano di giustificare fatti oggettivi e che cercano di farsi strada nelle teste delle persone. Un attacco organizzato dagli stessi Stati uniti, da quello 'stato profondo', il 'deep state' oggi declamato dai fanatici di Qanon? Ce l'abbiamo. Gli ebrei salvi perché avvisati prima dai veri autori delle stragi? Anche questa c'è. Un missile sul Pentagono, invece di un aereo? Gli ologrammi? Una demolizione controllata? Abbiamo tutto. Paolo Attivissimo non si stupisce di fronte a tale abbondanza di invenzioni. Il giornalista/informatico ha dedicato dieci anni a studiare gli attacchi ad opera dei terroristi di Al-Qaida, pubblicando e collaborando alla realizzazione di vari libri sul tema. «L'undici settembre è stato un punto di svolta—premette l'esperto—: un evento mediatico così drammatico diffuso via internet in tempo reale e, primo caso della storia, il mondo inizia a discuterne e a scambiarsi idee in rete, in modo istantaneo. Pubblicando immagini, video... una cosa prima impossibile, impensabile. E abbiamo visto che questo ha creato, purtroppo, il terreno per le fake news di oggi», sottolinea il 59.enne.

Ma ritorniamo agli schianti. «Si tratta di dirottamenti anomali, perché di solito l'obiettivo del dirottatore è quello di uscirne vivo o avere una rivendicazione di qualche genere. Nel caso dell'undici settembre, i dirottatori non solo non hanno una rivendicazione e sono disposti a suicidarsi, ma sono stati addestrati per pilotare», spiega Attivissimo. Una novità che ha dell'incredibile, agli occhi del mondo occidentale dell'epoca. «Le teorie emerse subito dopo gli attentati sono state dettate dall'incredulità. Non si era mai visto nulla del genere. Men che meno in diretta televisiva».

Il risultato, come capita spesso quando ci si trova di fronte a situazioni scioccanti, è stato quello di rifiutare la realtà, almeno per alcuni

Rifiutare la realtà

Le torri che esplodono e, dopo qualche minuto, crollano ridotte in polvere sollevando detriti su tutta New York. Provocano un istantaneo terremoto di emozioni in tutto il mondo. «Un attentato di dimensioni e di caratteristiche mai viste. Il risultato, come capita spesso quando ci si trova di fronte a situazioni scioccanti, è stato quello di rifiutare la realtà, almeno per alcuni. Di conseguenza, la necessità di cercare teorie alternative per spiegare ciò che stava succedendo. Perché per molti potrebbe essere troppo complicato accettare che ci siano 19 persone che con determinazione e finanziamenti da organizzazioni terroristiche, si mettano a studiare come pilotare aerei, quanto basta perlomeno per poterli far schiantare».

Ed ecco allora trovare ogni sorta di fantasia per voltare lo sguardo lontano dalla realtà, dai fatti accertati. Attivissimo ricorda poi il primo caso letterario di bufala sull'undici settembre. «Una delle prime teorie di complotto fu presentata da Thierry Meyssan, un autore francese che scrisse un libro uscito pochi mesi dopo gli attentati, nel quale sostenne che al Pentagono non si era schiantato nessun aereo di linea, ma si era trattato di qualcos'altro. Aveva portato delle presunte prove, come per esempio quella sulla breccia, che secondo lui era troppo piccola per la sagoma di un aeroplano di quelle dimensioni». E doveva essere per forza di cose provocata da un missile.

Una seconda corrente, invece, forse un po' meno implausibile, ipotizza che il governo statunitense fosse a conoscenza della preparazione di questi attentati, ma ha comunque lasciato che accadessero

Ologrammi invece di aerei

Ovviamente si tratta di un'ingegnosa costruzione a base di immagini ben selezionate, «condite da affermazioni espresse con grande sicurezza, ma sbagliate». Nonostante questo, il successo commerciale è ben presto raggiungo, riuscendo a vendere decine di milioni di copie, con la sua opera tradotta in molte lingue. «Questo ha dato il via al movimento cospirazionista. Ci sono molte versioni, ma le due principali sono quella che vede il governo statunitense nei panni dell'organizzatore dell'attentato, con spettacolari messinscena. Agenti segreti avrebbero sostituito i passeggeri e, addirittura, usato ologrammi al posto degli aeroplani, oltre ad aver lanciato un missile contro il Pentagono, fingendo che fosse un aeroplano».

Una corrente di persone convinte che il tutto sia stato organizzato intenzionalmente dal governo statunitense «sfruttando tecnologie mirabolanti. Una seconda corrente, invece, forse un po' meno implausibile, ipotizza che il governo statunitense fosse a conoscenza della preparazione di questi attentati, ma ha comunque lasciato che accadessero, così che ci fosse un pretesto per tutte le guerre che sono seguite per tutte quelle azioni controverse come il Patriot Act e via dicendo».

Il nostro interlocutore, poi, fa un confronto con le teorie cospirazioniste del passato. «Ci sono stati altri eventi storici drammatici, penso ad esempio all'assassinio del presidente Kennedy, che hanno avuto una circolazione di questo genere di idee, ma era molto più lenta,  perché era lenta la tecnologia per far circolare le idee dell'epoca. Era necessario attendere l'uscita di un libro, finire di duplicare dei volantini con il ciclostile... erano altri tempi, insomma».

Inizia a svilupparsi il concetto secondo il quale un'idea, la mia, abbia lo stesso valore di un'altra, anche se una è portata da un esperto del settore con delle prove a supporto, mentre la mia è semplicemente una fantasia

Una spiegazione semplice

E poi c'è il 2001 con internet. «Qui inizia a svilupparsi il concetto secondo il quale un'idea, la mia, abbia lo stesso valore di un'altra, anche se una è portata da un esperto del settore con delle prove a supporto, mentre la mia è semplicemente una fantasia di una persona non competente. Questo è quello che è successo all'epoca e oggi, purtroppo, ne paghiamo le conseguenze». Con ogni sorta di notizia falsa, di manipolazione tra immagini e significato, con le bufale che non si fermano nella grande autostrada dei media sociali.

Ma perché questo genere di 'falsificazioni' fa presa sul pubblico? Attivissimo non esita a rispondere: «In ogni evento drammatico c'è voglia di dare delle giustificazioni. C'è sempre un desiderio di trovare una giustificazione esterna, di dare la colpa a qualcuno, di pensare che se avessimo fatto in un altro modo non sarebbe successo. Sono reazioni molto umane, molto naturali, di fronte a una catastrofe causata dall'uomo o causata dalla natura. Il tema ricorrente, insomma, è quello di cercare una spiegazione semplice alle cose complesse. Nella realtà, tuttavia, il modo in cui crolla un grattacielo, il modo in cui prende fuoco una struttura costruita di dimensioni enormi... è una cosa dinamicamente molto complessa».

Servono esperti del settore per spiegare la dinamica di un fenomeno così complesso come il crollo di strutture giganti come grattacieli. È molto più facile, invece, dire è stata la CIA. Che è stato il governo Bush...

Il capro espiatorio

Una complessità che richiede attenzione, competenze, anche l'esperienza di prove sul campo. «Già. Servono esperti del settore per spiegare che un aereo pieno di 40 tonnellate di carburante, infiammabile, trapassa una struttura, entra riversandolo nelle torri che poi prendono fuoco perché sono piene di materiale infiammabile. E che tutto questo porterà al loro crollo. Ovvio, è molto più facile, invece, dire è stata la CIA. Che è stato il governo Bush... senza arrivare a dare dettagli di come, tutto questo, sarebbe stato possibile».

Un modo per cercare soluzioni semplici a problemi che semplici non sono, conclude il nostro interlocutore. «Molto spesso si tratta di questo. Teorie cospirazioniste come una versione moderna della ricerca del classico capro espiatorio».

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