Luganese

La banda del «rubacuori» minorenne

Nei guai un 15.enne che derubava le fidanzate, con tre complici (e un bottino di oltre 150 mila franchi)
I giovani ladri immortalati dalla videosorveglianza (CdT)
Davide Illarietti
28.01.2024 06:00

Un ragazzo con la faccia pulita, forse appena un po’ «tamarro», ma come tanti. Di Caslano poi: vai a immaginare. Il primo fidanzatino che porta a casa la figlia teenager, si sa, è una sfida per mamma e papà. «Non sarà l’uomo della vita». «Se la ostacoliamo, s’innamorerà di più». Hanno pensato che tanto valeva lasciar correre. Aprire al grande amore la porta di casa, anche se è un appartamento elegante vista Ceresio e pieno di oggetti di valore.

Non immaginavano che il «grande amore» potesse saccheggiare stanza per stanza arraffando ogni cosa, che neanche un’orda di predoni, e lasciare dietro di sé oltre a un cuore spezzato decine di migliaia di franchi di ammanco. Eppure è quello che è successo alla famiglia di una 13.enne di Lugano, a ridosso delle ultime feste natalizie.

Lugano-bene: scuole private, zona Riva Caccia, i cassetti di casa straripanti di borse e orologi, abiti firmati. Un bendidio che non sarà sembrato vero al fidanzato, il quale invece viene dal Basso Malcantone: contesto svantaggiato, pluri-ripetente, uno zio da poco uscito di galera per rapina. «Non so come si siano conosciuti esattamente – racconta il padre della ragazza, imprenditore nel settore chimico –, amici in comune mi sembra». Salterà fuori che a un’amica in comune, in realtà, il 15.enne aveva già rubato soldi e l’auto dei genitori, quando erano fidanzati: storia passata, e poi chissà – l’amore è cieco – poteva essersi redento.

Un malloppo da 150 mila franchi

Invece no. Nell’arco di circa tre mesi, dall’inizio del fidanzamento alla denuncia per furto, gli inquirenti hanno appurato che il giovane «rubacuori» avrebbe sottratto alla famiglia della fidanzata un totale di 150 mila franchi tra orologi di lusso, pelletteria e vestiario di marca (Gucci, Luis Vuitton, etc.). Non contento, si sarebbe anche impossessato dei codici della carta di credito del padre della ragazza, effettuando acquisti online e bonifici per un ammontare difficile da determinare, ma sicuramente superiore ai 2.500 franchi.

Un bottino da rapina in gioielleria ma senza colpo ferire, e senza che le vittime se ne accorgessero nemmeno, sulle prime. «Un giorno per caso ho visto che mancava uno dei miei Rolex da un cassetto» racconta il padrone di casa. «Ho chiesto a mia moglie dove fosse, ed è saltato fuori che anche lei da qualche giorno non trovava più una sua borsa». Le analisi della videosorveglianza devono risalire fino al 5 dicembre – la denuncia in polizia è del 9 – per scoprire il «fattaccio».

Mostrano i due fidanzatini che entrano in casa con un terzo giovane – il fratello minore di lui, 13 anni – il quale dopo pochi minuti esce con un trolley e due borse, approfittando dell’assenza dei genitori. Sul pianerottolo sopraggiungono a prendere in consegna il maltolto altri due complici, un 16.enne e un 41.enne, unico adulto della «banda»: è lo zio uscito di galera pochi mesi prima in Italia per rapina e tentato omicidio.

Galeotto fu lo zio

Secondo gli inquirenti è lui la «mente» dell’operazione. Venuto a conoscenza della relazione tra il nipote 15.enne e una ragazza di buona famiglia, non avrebbe esitato a cogliere l’occasione per un colpo «facile». La polizia italiana lo ha raggiunto dieci giorni dopo a casa sua, in provincia di Novara, dove aveva portato con sé parte della refurtiva per provare a smerciarla.

«I miei nipoti è da tempo che rubano sia a casa della ragazza in questione, che della sua migliore amica, che di un’altra ragazza» ha raccontato il 41.enne durante l’interrogatorio al carcere della Farera. Se la sua versione è attendibile i tre baby-ladri, tutti residenti a Caslano, avrebbero insomma applicato un piano già «rodato» in una serie di colpi sempre ai danni di coetanee, messi a segno negli ultimi mesi: un curriculum criminale della cui ricostruzione (e punizione) si sta occupando la Procura dei Minorenni.

Che il modus operandi non sia quello di tre educandi alle prime armi, del resto, lo si capisce anche da diversi dettagli. «Hanno osservato le nostre abitudini, si sono informati sugli orari della governante e della famiglia» continua l’imprenditore e padre derubato. Gli orari registrati dalla videosorveglianza confermano: alle 18.30 la madre della 13.enne esce a portare a spasso il cane, come tutti i giorni. In mezzora il trolley e le due borse vengono riempite – con altre borse, cinture, orologi – e la «banda» sparisce nel nulla.

Un cuore infranto

Ma non finiscono le ruberie. Salta fuori che per almeno tre mesi, da ottobre a dicembre, la «banda» ha effettuato acquisti online per piccoli importi – 10 franchi oggi, 15 domani – a nome del padre della malcapitata. Il fidanzato le ha estorto le credenziali con una scusa – «mi servono per comprare un videogioco, amore» – e ha spremuto la carta di credito paterna poco a poco, fino al salasso finale: 1.900 franchi trasferiti di colpo il 19 dicembre, la sera prima dell’arresto.

L’epilogo è stato un Natale da dimenticare per la famiglia derubata. Forse anche per quelle dei tre baby-ladri, convocate dalle autorità a prendere atto della malefatta. Niente, però, rispetto alle immaginabili sofferenze patite dalla vittima principale: una 13.enne innocente che, sedotta e raggirata, ha cercato ancora nei giorni successivi di telefonare al «rubacuori». «Non riusciva a darsi pace», racconta il padre sconsolato. «Abbiamo dovuto sequestrarle il telefono e tenerla sotto sorveglianza».

Lo zio pregiudicato invece ha trascorso le Feste dietro le sbarre. Ma tre giorni dopo l’Epifania era già a piede libero. «Il rischio di inquinare le prove non sussiste» si legge nella decisione di scarcerazione. Della refurtiva, per ora, nessuna traccia.

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