Ambiente

La crisi idrica oltre la pioggia

Le precipitazioni previste oggi e domani non riusciranno a migliorare la situazione idrica del cantone – Falde sotterranee, fiumi e laghi rimarranno ai minimi storici – Pozzoni (SUPSI): «La portata del Breggia è di uno-due litri al secondo» – Ma l'uomo può ancora migliorare le cose
Giona Carcano
17.08.2022 06:00

La pioggia, attesa fra questa sera e domani, localmente potrà anche essere di forte intensità. Darà finalmente un po’ di sollievo alle colture – in particolare alla vite – e ai nostri boschi, in molte zone già dipinti con i colori dell’autunno a causa della siccità. Ma le precipitazioni non potranno cambiare significativamente la situazione idrologica ticinese. Il lago Ceresio, ad esempio, ha raggiunto il suo minimo storico per la stagione (ieri mattina il livello era di 270,18 metri alla stazione di misurazione di Melide, mentre la media del periodo è di 270,48m). E non è soltanto il Sud delle Alpi a soffrire di condizioni eccezionali. Oltre San Gottardo, picchi negativi da record sono stati misurati nei laghi di Costanza, dei Quattro Cantoni e del Walensee, così come nei grandi corsi d’acqua come la Reuss, l’Aar e il Reno. 

Dodici mesi sotto la media

Un lungo periodo di magra che, come spiega l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), in alcuni contesti ha un periodo di ritorno di una volta ogni vent’anni. «Riassumendo, direi che ci troviamo in una situazione piuttosto gravosa», spiega Maurizio Pozzoni, idrologo e ricercatore della SUPSI. «La causa va ricercata a monte, allo scorso inverno. In molte aree della Svizzera, Ticino compreso, siamo al dodicesimo mese consecutivo con precipitazioni al di sotto della media. Nel luglio 2021 c’erano state piogge anche molto abbondanti, ma da quel momento in poi le precipitazioni sono state molto rare». Il periodo peggiore, in quanto a siccità, è caduto fra dicembre e marzo. Un inverno intero praticamente asciutto, e che si è tradotto in un innevamento scarso (o pressoché nullo, come in Ticino) sulle Alpi. È quindi venuta a mancare la materia prima, la riserva d’acqua invernale. «In aggiunta, a partire dalla prima metà di maggio, le temperature si sono mantenute insolitamente alte, oltrepassando la soglia della canicola in tre periodi fra giugno e inizio agosto», sottolinea l’esperto. «L’intero ciclo dell’acqua - dai laghi ai fiumi, passando per le falde, i bacini alpini e idroelettrici - è stato dunque influenzato da questi due fattori».

Un primato poco invidiabile

Il livello molto basso dei laghi, nota ancora Pozzoni, va comunque relativizzato. «Stiamo parlando, in generale, di 30-40 centimetri in meno rispetto ai valori standard, anche perché praticamente tutti i grandi bacini svizzeri sono regolati artificialmente, fatta eccezione per il Walensee. Ciò non evita comunque l’insorgere di alcuni problemi per gli ecosistemi e per la navigazione». Anche il Ceresio è in carenza, almeno per quanto riguarda i livelli. «Il lago di Lugano è sotto il minimo storico praticamente da metà febbraio». Solamente per un breve periodo, da fine giugno a inizio luglio, il lago ha beneficiato di livelli leggermente superiori al minimo. «Le precipitazioni previste nelle prossime ore potranno dare un minimo di sollievo, anche perché dovrebbero finalmente essere uniformi sull’insieme del territorio cantonale». In prospettiva, il marcato deficit idrico può essere recuperato, ma serviranno intere settimane di precipitazioni. «I danni all’agricoltura, così come quelli alla riserva idrica nivale e ai ghiacciai provocati dalla siccità, non potranno invece essere ristabiliti», chiosa l’esperto. A soffrire sono in particolare i giganti bianchi, come dimostrano i dati di un fiume glaciale che sgorga dall’Aletsch, in Vallese. «La portata del Massa ha raggiunto il massimo storico da 80 anni a questa parte». E non è ovviamente un buon segno.  

Per fortuna non sarà la regola

In prospettiva, estati del genere diventeranno più frequenti. Ma secondo gli studi più recenti sul cambiamento climatico in Svizzera, una concatenazione di avversità come quelle vissute quest’anno non è prevista con regolarità. «Gli inverni saranno verosimilmente più piovosi, mentre le estati maggiormente secche», dice ancora Pozzoni. «Sul lungo periodo non avremo più la riserva d’acqua dei ghiacciai, perché sono destinati a scomparire. Il contributo idrico dell’inverno rimarrà, e continuerà ad aiutare la produzione dei bacini idroelettrici e l’agricoltura. Esattamente ciò che manca oggi. Spesso si fanno paragoni con l’estate 2003. È vero, era stata ancora più siccitosa di questa, ma l’inverno precedente le nevicate erano state importanti».  

L’uomo può fare qualcosa

Il lungo periodo di siccità sta interessando anche il mondo meno visibile del ciclo dell’acqua: le falde. «Una delle riserve idriche più importanti, e che in alcuni casi può contribuire a mantenere umide alcune zone». Anche qui, sottoterra, i livelli sono bassi un po’ ovunque in Ticino, con tutti i problemi di approvvigionamento del caso. Tornando alla superficie, poi, un altro tema riguarda i fiumi. «Dove la cementificazione è importante, il corso d’acqua si scalda troppo e alcune specie di pesci muoiono. Per contro, i tratti ombreggiati riescono a mantenersi più freschi», sottolinea l’esperto. La situazione di alcuni fiumi – come il Gaggiolo o il Breggia – è addirittura più grave. «Il Breggia, in particolare, è scomparsa», commenta Pozzoni. «Nel punto di misurazione nei pressi del centro commerciale mirusiamo una portata d’acqua irrisoria, di uno o due litri al secondo. Ciò è dovuto alle scarse precipitazioni, sì, ma anche alle caratteristiche carsiche del torrente. Non è una novità per il Breggia, ma in futuro questi eventi diventeranno sempre più frequenti». La buona notizia è che l’uomo, in alcuni casi, può ancora migliorare le cose. Dopo la pesante cementificazione dei corsi d’acqua ticinesi – iniziata negli anni Cinquanta –, da due decenni le autorità stanno rinaturando parecchi fiumi. «Oggi, qualsiasi intervento sui corsi d’acqua tiene presente l’aspetto di sicurezza idraulica, ma anche l’ecosistema e la fruizione. Significa, ad esempio, una maggiore ombreggiatura del fiume. È chiaro, servono anni prima di vedere risultati concreti, Ma la pazienza paga, e servirà alle prossime generazioni». Interventi di questo tipo, nel nostro cantone, sono diversi e procedono per priorità. I lavori sono appena terminati lungo il Mara (Maroggia) e il Cassarate (Piano Stampa), mentre continuano gli interventi lungo il Vedeggio e il Ticino. Una delle prossime rinaturazioni importanti toccherà invece il Laveggio.