La denuncia: «Israele usa bombe al fosforo bianco»

«L'esercito israeliano ha utilizzato bombe al fosforo bianco negli attacchi avvenuti sulla Striscia di Gaza degli ultimi giorni». La pesante accusa arriva da EuroMed Rights Monitor. Il presidente dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani, Ramy Abdu, ha denunciato espressamente l'utilizzo di armi vietate da convenzioni internazionali da parte dell'esercito israeliano. La denuncia è corredata da foto e video che mostrano una pioggia di bombe che rilasciano una densa cortina di fumo bianco, foto diffuse inizialmente dal ministero degli Esteri palestinese. Le immagini si riferiscono all'area a nordovest di Gaza, una zona densamente popolata dove sono presenti campi di sfollati palestinesi. Secondo il Washington Post, che cita un'analisi di Human Rights Watch, un video di ieri di uno degli attacchi di Israele sembra mostrare l'uso di fosforo bianco. Il video, verificato dal giornale, mostra due colpi di artiglieria sparati in rapida successione verso i target che, una volta esplosi, rilasciano automaticamente il fosforo bianco. Human Rights Watch ha confermato che è stato usato sopra Gaza City.
Torna lo spettro delle armi chimiche insomma, anche in questo conflitto. Che si trascina da anni, ma che da sabato ha avuto una reale preoccupante escalation. Amnesty International – che sta conducendo un'indagine che riguarda «alcuni dei crimini di guerra e delle altre violazioni dei diritti umani commessi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi dal 7 ottobre» –, chiede «alle autorità israeliane e ai gruppi amati palestinesi di aderire rigorosamente al diritto internazionale umanitario, soprattutto assicurando umanità nella condotta delle ostilità, prendendo tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo i danni a civili e strutture civili e astenendosi dal compiere attacchi illegali e dall'imporre punizioni collettive contro i civili».
Che cosa sono
Le bombe al fosforo bianco rientrano nella categoria delle armi incendiarie, il cui uso è regolamentato dal terzo Protocollo della Convenzione delle Nazioni Unite su alcune armi convenzionali, firmata a Ginevra nel 1980. Secondo il protocollo, gli ordigni non possono essere impiegati per colpire obiettivi civili e obiettivi militari situati «all’interno di una concentrazione di civili». Il documento stabilisce inoltre che l'uso del fosforo bianco è consentito solo a scopo di illuminazione, per spaventare o per nascondere le proprie truppe. Altro utilizzo è la creazione di una cortina fumogena, sfruttata per coprire la ritirata o impedire al nemico di avanzare, sebbene si tratti effettivamente di polveri sottili. Inoltre il Protocollo vieta di utilizzare le armi incendiarie su foreste o altri tipi di piante, a meno che «tali elementi naturali siano utilizzati per coprire, nascondere o camuffare combattenti o altri obiettivi militari, o siano essi stessi obiettivi militari».
Di armi chimiche si è già ampiamente parlato durante il conflitto in corso in Ucraina. Le munizioni al fosforo sono una tipologia precisa di armi chimiche, sebbene non rientrino nella classificazione ufficiale. «Quando parliamo di armi chimiche, di solito, pensiamo ai gas nervini, al sarin, all’iprite (noto anche come gas mostarda per il suo odore caratteristico). Questi gas vengono rilasciati nell’aria e producono il loro effetto quando entrano in contatto con la cute o quando vengono inalati». Le munizioni al fosforo, invece, sono munizioni incendiarie che producono, al contatto con l’atmosfera, vampate di fiamme: «L’uso del fosforo come agente incendiario è vietato dai trattati internazionali», ci aveva a suo tempo spiegato Marco Liddo, analista presso il centro Studi internazionali di Roma. «Ma il fosforo in quanto tale può essere impiegato in battaglia per produrre effetti segnaletici o fumogeni».
Il fosforo bianco reagisce con l'ossigeno e in seguito con i composti contenenti acqua, producendo acido fosforico. Il calore generato è in grado distruggere in pochi secondi i tessuti organici, causando profondi ustioni di terzo grado. Tale combustione, poi, genera sostanze di elevata tossicità che vanno a intaccare rapidamente fegato, cuore e reni. Le ustioni provocate penetrano le parti molli del corpo e raggiungono le ossa.
La CCW
La Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali (CCW), come detto, è stata conclusa a Ginevra il 10 ottobre 1980 ed è entrata in vigore nel dicembre 1983. La convenzione ha cinque protocolli: Protocollo I - Proibisce l'uso di armi intese a ferire tramite frammenti non rilevabili nel corpo tramite raggi X; Protocollo II - Vieta e limita l'impiego di mine e trappole esplosive; Protocollo III - Vieta l'utilizzo di armi incendiarie; Protocollo IV - Limita l'uso delle armi laser accecanti (adottato il 13 ottobre 1995, a Vienna); Protocollo V - Stabilisce gli obblighi e le migliori pratiche per la liquidazione dei residuati bellici esplosivi (adottato il 28 novembre 2003 a Ginevra).
Ad oggi la Convenzione annovera 126 Stati Parte e 4 firmatari, mentre i singoli Protocolli contano da 96 a 118 ratifiche. La Svizzera ha ratificato la Convenzione quadro e i cinque Protocolli aggiuntivi. Israele ha firmato la Convenzione con una riserva: non si ritiene vincolata al rispetto del protocollo sulle armi incendiarie. Gli Stati Uniti hanno ratificato il Protocollo III sulle armi incendiarie il 21 gennaio 2009, mantenendo una riserva: si riservano «il diritto di utilizzare armi incendiarie contro obiettivi militari ubicati in concentrazioni di civili, ove si ritenga che tale uso provocherebbe minori vittime e/o minori danni collaterali rispetto alle armi alternative, adottando tutte le precauzioni possibili al fine di limitare gli effetti incendiari all'obiettivo militare».