La «derussificazione» in Ucraina passa anche da libri e musica
«L'Ucraina vieta libri e musica russi». Così titola una notizia di agenzia di domenica. Il Parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada, tornato a riunirsi dopo una pausa, ha approvato 15 leggi, tre risoluzioni e due proposte di legge. Tra questi, un disegno di legge che prevede il divieto di importazione e distribuzione di volumi e prodotti editoriali da Russia, Bielorussia e «territori temporaneamente occupati» e di pubblicazioni in russo che provengano da altri Paesi (per cui servirà un permesso speciale). Secondo Ukrinform, il testo presentato dal primo ministro Denis Shmygal lo scorso 11 maggio prevede la risoluzione dell'accordo tra il governo dell'Ucraina e il governo della Federazione russa sulla «cooperazione scientifica e tecnica». Un latro disegno di legge è stato approvato per imporre «un divieto assoluto e indefinito di esibizione pubblica, proiezione pubblica, manifestazione pubblica» di «cantanti che dopo il 1991 erano cittadini dello stato aggressore». Dal divieto, si precisa, verranno esclusi i musicisti che hanno condannato l'invasione di Mosca, che saranno inclusi in un'apposita «lista bianca». L'obiettivo è troncare i legami con la Russia e sostenere e sviluppare prodotti nazionali, oltre a incentivare lo sviluppo del mercato ucraino.
Un «conflitto culturale» in pratica, volto (apparentemente) a difendere l'identità nazionale, che non è solo militare. Una sorta di risposta alla «russificazione». O perlomeno così appare. Se la legge sarà confermata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, infatti, diventerà impossibile per i russi stampare libri in Ucraina, a meno che non rinuncino alla loro cittadinanza. E la quota di canzoni in lingua nazionale nelle trasmissioni radiofoniche dovrà arrivare al 40% (dall’attuale 35%). Il 75% del volume giornaliero dei programmi, compresi i notiziari e gli approfondimenti, dovrà essere in ucraino. Le leggi - riferiscono i media - sono state approvate dal parlamento da una larga maggioranza che comprende alcuni parlamentari considerati «tradizionalmente» filorussi.
La «lista bianca»
Dal «divieto» per i musicisti russi sono esclusi tutti coloro che hanno condannato l’invasione dell'Ucraina da parte di Mosca e che entrano in un elenco di cui si occuperà il Consiglio della Difesa. Per essere ammessi alla «lista bianca» bisognerà presentare una domanda ufficiale ed è probabile che l'elenco sarà reso pubblico. Le leggi vieteranno il lavoro di artisti che detenevano la cittadinanza russa dopo il crollo dell'Unione sovietica nel 1991.
Questo - scrive il New York Times - è solo l'ultimo sforzo dell'Ucraina per controllare la lingua all'interno dei suoi confini. Nel 2019, il Governo ha reso l'ucraino la lingua obbligatoria utilizzata nella maggior parte degli aspetti della vita pubblica, comprese le scuole. Una mossa che la Russia (già prima del 24 febbraio) ha utilizzato per sostenere che «i russofoni ucraini» erano sotto attacco nel Paese invaso. Il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, si è detto «felice di accogliere» le nuove restrizioni. «Le leggi sono progettate per aiutare gli autori ucraini a condividere contenuti di qualità con il più ampio pubblico possibile, che dopo l'invasione russa non accetta alcun prodotto creativo russo a livello fisico», si legge sul sito web del governo ucraino.
Derussificazione
Si può parlare di «derussificazione»? La Reuters ha utilizzato proprio questo termine, aggiungendo: «Le nuove regole sono l'ultimo capitolo del lungo percorso dell'Ucraina verso l'abbandono dell'eredità di centinaia di anni di governo di Mosca» e «l'annullamento di secoli di politiche volte a schiacciare l'identità ucraina». Passi culturali che si sommano a dimostrazioni più «pratiche», come la modifica dei nomi delle vie (come Moskva Street) e la demolizione di statue e monumenti, tra cui quello imponente di Kiev che che commemora(va) «l'amicizia» tra ucraini e russi. Una statua alta otto metri - posta sotto l'Arco dell'amicizia dei popoli eretto nel 1982 - che raffigurava due operai, un russo e un ucraino, che reggevano insieme la Stella dell'ordine dell'amicizia tra i popoli, onorificenza sovietica, . La statua «non è più attuale: la Russia ci vuole distruggere, distrugge le relazioni, e dimostra che razza di amicizia sia» ha dichiarato a fine aprile il sindaco della capitale.

I visti per i cittadini russi
E c'è anche chi mette sotto lo stesso cappello della «derussificazione» l'ultima decisione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: visti per i russi a partire dal 1. luglio. La decisione formale da parte del Governo non è ancora arrivata, ma le intenzioni sono chiare: «Contrastare le minacce senza precedenti alla sicurezza nazionale, alla sovranità e all'integrità territoriale del nostro Stato», ha affermato Zelensky su Telegram.