Finanza

La Finma ha gli occhi puntati su Credit Suisse, ma le critiche non mancano

I dirigenti dell’autorità di vigilanza hanno avuto modo di spiegare la loro posizione ma hanno anche ricevuto critiche – Il PS pensa di opporre alla grossa banca privata un attore statale, come PostFinance
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Confederazione
26.03.2023 22:43

La Finma sta valutando se la direzione del Credit Suisse possa essere perseguita legalmente, ma al tempo stesso finisce nel mirino dei politici per non aver visto arrivare la crisi dell’istituto. La débâcle della banca, che sarà rilevata da UBS con la garanzia finanziaria della Confederazione, ha tenuto banco sulla stampa domenicale. I dirigenti dell’autorità di vigilanza hanno avuto modo di spiegare la loro posizione ma hanno anche ricevuto critiche. Domani sera, intanto, sarà reso noto il programma della sessione straordinaria delle Camere, che avrà luogo dall’11 al 13 aprile.

«Non siamo un’autorità penale, ma stiamo esaminando la situazione», ha detto la presidente dell’autorità di vigilanza Marlene Amstad in un’intervista alla NZZ am Sonntag. L’eventuale avvio di un nuovo procedimento è ancora aperto. Dopo l’acquisizione da parte di UBS, l’attenzione si concentrerà sulla fase di transizione - l’integrazione del CS all’interno di UBS - e sulla stabilità finanziaria. Tuttavia, i requisiti di capitale e liquidità per il nuovo colosso bancario UBS aumenteranno progressivamente. La Finma accoglie con favore anche la discussione sui nuovi strumenti di intervento. «Il primo riguarda le sanzioni pecuniarie, applicate dalla maggior parte delle autorità di vigilanza. Il secondo è il cosiddetto regime dei senior manager, che riguarda la definizione delle responsabilità», ha detto la presidente della Finma. Secondo Amstad, all’interno del CS c’è stato un problema culturale che si è tramutato in una mancanza di responsabilità. «Spesso non si era capito chi fosse responsabile di cosa».

Tuttavia, in molti casi, ha detto Amstad, la sua autorità è comunque in grado di prendere misure drastiche. In passato la Finma è già intervenuta in modo cruciale in casi di violazione delle disposizioni legali in materia di vigilanza. «Negli ultimi anni sono stati condotti sei procedimenti in materia di enforcement contro il CS. Ma, proprio quando prendiamo provvedimenti così drastici, di solito, questi non vengono resi pubblici».

Sul versante politico, le critiche sono arrivate da destra e da sinistra. Il capogruppo dell’UDC Thomas Aeschi ha detto a Le Matin Dimanche che il suo partito sosterrà la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta per fare luce sul ruolo della Finma. Anche il vice-presidente del PS Samuel Bendahan non le manda a dire: «Se la destra porta la responsabilità di non aver voluto più regole nel settore bancario, la Finma è responsabile di non aver visto arrivare la crisi, mentre il suo ruolo è proprio la gestione dei rischi. O l’ha vista arrivare ma non ha informato a sufficienza il Dipartimento federale delle finanze. A meno che non sia stato il DFF a non ascoltarla. In ogni caso, bisogna fare chiarezza».

A chi le ha contestato che fino a tre giorni prima della fine di Credit Suisse (in una nota comune con la BNS) aveva dichiarato che non c’erano rischi di contagio diretto tra i problemi di alcune banche americane e il mercato finanziario svizzero, la Finma ha risposto che quella posizione era giusta e che la situazione si è nettamente deteriorata nella seconda metà della settimana. A livello politico si vuole mettere l’accento anche sulla questione dei bonus ai dirigenti bancari. Da parte sua, il presidente del Centro Gerhard Pfister, intervistato dal SonntagsBlick, ha dichiarato che sarebbe «ragionevole e dignitoso» se i manager del Credit Suisse «ben retribuiti» restituissero volontariamente il loro compenso. «Se ciò non dovesse avvenire, allora dovremmo valutare come agire attraverso processi legali».

A preoccupare sono anche le dimensioni, con le relative implicazioni, che assumerà la futura grande banca sistemica. UBS «è nettamente troppo grande per la Svizzera», ha affermato l’ex consigliere federale UDC Christoph Blocher (anche lui ha criticato la Finma) ai microfoni della RTS, dicendo di sperare che «le autorità della concorrenza procederanno alla sua divisione». «I rischi sono troppo grandi». UBS al momento è «ben gestita», ma era comunque già fallita nel 2008. Il suo punto di vista sembra condiviso dalla popolazione; secondo un sondaggio della SSR, il 79% degli svizzeri è del suo stesso avviso.

Il PLR, da parte sua, vuole che le attività svizzere di Credit Suisse vengano quotate separatamente in Borsa. Tuttavia, parlando alla SRF, sabato la ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter ha messo in guardia da procedure premature: la priorità è al momento la stabilizzazione della situazione. Il PS, invece, pensa di opporre alla grossa banca privata un attore statale, come PostFinance. Secondo il capogruppo Roger Nordmann, che si è espresso sui giornali del gruppo Tamedia, anche l’istituto della Posta dovrebbe essere autorizzato a concedere crediti e ipoteche, in modo da stimolare la concorrenza. 

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