La lavorazione del pesce va a Zurigo: «È previsto un piano sociale»

Ventun posti di lavoro a rischio e trasferimento delle competenze dal Ticino a Zurigo. Non è una buona notizia quella comunicata dai vertici della Mérat ai propri dipendenti di Sigirino. Entro fine anno, la filiale ticinese del gruppo Micarna, uno dei quattro segmenti produttivi di Migros Industrie, chiuderà i battenti concentrando l’attività della lavorazione del pesce oltre San Gottardo.
Come da prassi, in questi casi, è stato aperto un periodo di consultazione durante il quale i lavoratori potranno proporre soluzioni alternative. «I dipendenti avranno due settimane di tempo. Dopodiché valuteremo i prossimi passi», dichiara al CdT il direttore di Mérat nonché quadro operativo del Gruppo Micarna, Reto Maurer. «Al momento è difficile ipotizzare soluzioni alternative, ma restiamo aperti a eventuali proposte che dovessero emergere dalla commissione del personale». Per i 21 dipendenti «in buona parte frontalieri» si prospetta quindi il licenziamento.
Un contratto in scadenza
Dal profilo finanziario, Mérat ha chiuso il 2023 nelle cifre nere, e il 2024 procede in maniera positiva, ammette Maurer. Perché, allora, trasferire l’attività oltre San Gottardo? All’origine della decisione ci sarebbero motivi strategici legati alla centralità e all’efficienza del sito produttivo di Zurigo: «La domanda di pesce in Romandia e in Svizzera interna è cresciuta molto, a differenza del Ticino dove, inoltre, lo stabilimento di Sigirino è piuttosto vetusto: dovremmo investire molto per modernizzare la struttura, e il contratto di affitto è in scadenza a fine 2026». Non solo. Il mercato ticinese mostra segnali di rallentamento, in netta controtendenza rispetto ad altre regioni svizzere che si sono ormai consolidate come hub strategici nella distribuzione di prodotti ittici. «La concorrenza con l’Italia in questi anni di rincari e inflazione può certamente aver influito sulle vendite in Ticino», osserva ancora Maurer. Il quale ricorda che Mérat vende esclusivamente i propri prodotti a clienti terzi. Essenzialmente, quindi, alla ristorazione, e non a Migros.
Ma chi ha preso questa decisione? Unicamente i vertici di Micarna? Oppure è stata concordata con Migros Svizzera? Ancora Maurer: «Esiste una strategia di Migros Svizzera a cui tutte le aziende fanno riferimento, sia Migros Industrie, sia Micarna di cui, appunto, Mérat, è una filiale».
Il piano sociale
Se al termine della consultazione prevarrà l’idea di concentrare l’attività a Zurigo, i dipendenti attivi in Ticino verranno licenziati, conferma Maurer. Al riguardo, il direttore tiene comunque a precisare che «i dipendenti non saranno lasciati soli. Esiste un contratto collettivo sottoscritto da Mérat con l’Associazione Svizzera del personale della macelleria (ASPM) che prevede un piano sociale». Inoltre, aggiunge il direttore, i dipendenti verranno sostenuti nella ricerca di un impiego, all’interno o all’esterno del Gruppo Micarna e di Migros. «In caso di licenziamenti, ci impegneremo a trovare una soluzione socialmente sostenibile. Mérat è una filiale del Gruppo Micarna, e dunque soggetta al piano sociale della Migros», precisa Maurer. Per i collaboratori disposti a trasferirsi a Zurigo, l’azienda garantirà un impiego: «Chi sceglierà questa opzione avrà la certezza di un posto. È evidente, però, che si tratta di una decisione da prendere in piena libertà e autonomia», aggiunge il direttore. Un piano definitivo ancora non esiste, anche se, in linea di massima, i vertici di Mérat intendono creare, a Zurigo, nuovi posti di lavoro: «Aumenteremo la capacità produttiva e, quindi, assumeremo nuovi collaboratori». Quanti? «Come detto, le valutazioni sono in corso. Prevediamo dieci nuovi posti a Zurigo, e 2-3 in Ticino, dove verosimilmente potrebbe rimanere un ufficio che si occupa della vendita».
Le regioni periferiche
Dopo la riorganizzazione completa della logistica a sud delle Alpi, annunciata lo scorso ottobre da Migros Ticino, il gigante arancione concentra dunque un’ulteriore attività oltre San Gottardo. Pur trattandosi di decisioni prese su piani distinti – nel primo caso era stata Migros Ticino a trasferire la gestione degli ordinativi a Lucerna – entrambe comportano, di fatto, una riduzione dei posti di lavoro nel cantone. Nel centro di S. Antonino verranno soppressi circa quaranta impieghi entro il 2030, termine previsto per il completamento della riorganizzazione. L’intervento attuale, invece, ne comporta una ventina in meno. A questi numeri va poi sommato il vasto piano di ristrutturazione a livello nazionale, che ha comportato la dismissione di numerosi marchi storici. Dobbiamo quindi attenderci, nel medio-lungo periodo, un progressivo disinteresse verso le regioni periferiche? «Non possiamo commentare i piani industriali di Migros, che non conosciamo nel dettaglio. Dal mio punto di vista – conclude Maurer – il Ticino continua a rappresentare un’area importante per Mérat, così come lo sono i Grigioni, anch’essi considerati territorio periferico». Intanto, la Cooperativa Migros Ticino sta lavorando con tre interessati, due del gruppo Migros e uno esterno, per occupare parte delle superficie logistica della centrale di distribuzione di S. Antonino. Un progetto che dovrebbe creare nuova occupazione in Ticino.
La reazione
«Speriamo di poter mitigare le conseguenze che verranno decise al termine del periodo di consultazione», ha commentato al CdT Giusy Meschi, responsabile dell’Associazione Svizzera del personale della macelleria. Come partner sociale esterno, la ASPM era presente al momento della comunicazione ai dipendenti: «Non so fino a che punto fossero al corrente dell’andamento dell’azienda. Non credo però che per tutti sia stato il classico fulmine a ciel sereno. Detto ciò, esiste un piano sociale che faremo valere per ottenere le migliori condizioni possibili».