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La Lega, il sogno della Procura e i tanti dubbi sulla corsa al Governo

Dopo Speziali, Marchesi e Sirica scopriamo il lato inedito della leghista Sabrina Aldi, avvocato scesa in politica per tentare il salto come procuratore pubblico – Dall’incontro con il Nano, all’amore per i figli Julian, Nicole e la voglia di suonare ancora il basso elettrico
Gianni Righinetti
18.08.2022 06:00

Non può fare a meno del mare, ma ama sempre di più la montagna. Si è avvicinata alla Lega quando ha tentato di diventare procuratore pubblico, ama la professione di avvocato ma ora pensa tanto ai figli e alla politica.

«Benvenuto Gianni, ho pensato a lungo cosa fare per questo incontro e alla fine ho optato per casa mia, un luogo che adoro perché è un po’ il nido della mia famiglia, il mio rifugio dai mille impegni quotidiani e perché questa palazzina l’aveva costruita mio padre ormai dieci anni fa e purtroppo lui non c’è più». Il primo approccio a casa della vicecapogruppo della Lega Sabrina Aldi è già una miscela di ricordi, emozioni e sensazioni, con il sorriso ma anche con quella tristezza che la perdita di un genitore lascia in ognuno di noi. «Iniziamo con le bollicine, un buon Franciacorta?». È una domanda che non necessita di una risposta: detto, fatto, il tappo salta e il rumore promette bene. La sala è ampia, accogliente, un grande openspace arredato con classe e buon gusto. I materiali di prima qualità, il divano davanti allo schermo è grande, d’altronde deve accogliere Sabrina e il marito Marco Bartolin, pure lui volto della politica Luganese e leghista in Consiglio comunale: «Aveva un passato nel PLR, ma da quando ci siamo conosciuti diciamo che non ha avuto scelta» afferma col sorriso Sabrina. Sul divano prendono posto volentieri anche i due figli, Julian di 5 anni e Nicole di 3, per l’occasione impegnati in un campus estivo quotidiano, ma non sono per contro benvenuti i due gatti siberiani («Marco è allergico a tutti i gatti tranne questi»). Si tratta di Rosé e Raffaello, seminatori di peli: ma ora per combattere il fenomeno è arrivata da pochi giorni l’aspirapolvere robot che aspira e svuota direttamente il tutto in un contenitore. Ma Aldi è una leghista-animalista? «Animalista sì, nella giusta dose, non sono vegana o simile, non mi ritengo un’estremista, ma se posso prodigarmi per gli animali e chi ne cura i loro interessi lo faccio con piacere, nella vita privata e in quella pubblica, in Gran Consiglio. Mi piace dire che negli acquisti di carne e pesce faccio scelte consapevoli e guardo sempre le etichette quando acquisto per la prima volta un prodotto».

Brava, non secchiona

Siamo a Davesco, nella parte alta, attorno a noi non manca la vegetazione e prendiamo posto sull’ampio terrazzo ben ombreggiato e con una stupenda vista a 180 gradi. Sono le 12, ma da quella posizione quando è l’ora del tramonto la vista è spettacolare: «Da qui vedo Lugano, la mia città» afferma con orgoglio identitario «e questa è anche la città della Lega» aggiunge mettendo nella chiacchierata un po’ di politica. Poi «accende» una sigaretta di quelle elettroniche: «Sì, sono fumatrice, ma sono passata a queste perché non ti puzzano addosso e voglio credere sia la tappa intermedia per smettere definitivamente con il fumo». Sul tavolo a stuzzicare l’appetito ci sono alcuni affettati di ottima fattura, accompagnati da croccanti lenticchie. È tempo di aprire il capitolo famiglia e per semplificare Sabrina dice di avere due sorelle, una di primo letto di papà, e un fratello, «sono della classe 1985, ho trascorso i primi anni della mia infanzia nel Malcantone, a Curio, a stretto contatto con la natura. Anni belli, vivaci, intensi e genuini, che hanno forgiato il mio carattere di persona aperta e che adora i rapporti sociali, la buona compagnia davanti a un buon piatto e un buon vino». E come era la piccola Sabrina? «Curiosa e vivace, amavo lo sport, la pallacanestro e la pallavolo, ma anche il Karate, sono cintura marrone. A scuola ero brava, ma non secchiona. Diciamo che imparavo in fretta. In sostanza posso dire di essere sempre stata una studentessa che non amava le aule di scuola, ma quando c’erano gli esami studiavo anche 17-20 ore per arrivare pronta e essere promossa. Anche all’Università di Friborgo dove mi sono laureata in giurisprudenza frequentavo poco, ma al momento che contava davo il meglio di me. In realtà volevo studiare medicina, ma non avevo voglia di prepararmi per l’esame d’ammissione, così ho optato per il diritto, una scelta che mi ha reso felice».

«Quell’uomo molto leale»

Il suo capitolo professionale è intimamente legato al percorso politico. «Mi sono avvicinata alla Lega da una parte perché ho sempre creduto nelle sue battaglie, ma anche perché nel 2013-2014 avevo tentato di diventare procuratore pubblico e, come ben si sa, occorre un’etichetta politica, ma i due tentativi sono andati a vuoto. Non ho raggiunto quel sogno, ma sono rimasta profondamente leghista». Il tutto era nato da un incontro «con Giuliano Bignasca in Via Monte Boglia, avevo chiesto di incontrarlo e aveva accettato. Io ero agitata, era una personalità che stimavo ma non sapevo come sarebbe andata. Alla fine mi disse “cia, cia, vieni qui”, mi abbracciò e fu un po’ il suo modo di aprirmi le porte della Lega. Il Nano era un grande uomo, carismatico, dissacrante e ancora oggi ci manca, ma tra grandi difficoltà, in particolare per effetto della perdita di diverse figure guida, la Lega sa guardare al domani e io sono fiduciosa». È in Gran Consiglio dal 2015 e suo marito Marco lo ha conosciuto in occasione di quella campagna; «è stato un colpo di fulmine». Poi parla di Boris Bignasca con il quale collabora in Gran Consiglio essendo lui il capogruppo: «Per me Boris è un amico e una figura importante e dà ottimi consigli, ha grande fiuto politico. La Lega è il solo partito che permette, senza mai rinfacciarlo ai suoi esponenti, di essere sé stessi: io sono un po’ animalista e ho la libertà di fare ciò che mi sento di fare». C’è poi un’amicizia speciale che Aldi tiene ad esternare, dapprima non lo nomina, poi lo fa in maniera esplicita: «Sì può essere amici anche avendo idee diverse, o talvolta diverse. In questi anni ho conosciuto bene il presidente del PPD Fiorenzo Dadò, persona dalla grande umanità e generosità. Se penso all’amicizia vera, genuina e disinteressata, penso a quanto ci lega. È leale e trasparente. Doti piuttosto rare in questo mondo».

Il contatto con Zali

Il praticantato per ottenere la licenza di avvocato lo ha iniziato un grande studio Luganese «e da subito mi sono innamorata del diritto penale per quel suo essere un po’ teatrale, per certi aspetti anche uno show. Ho così avuto l’opportunità di terminare il praticantato al Tribunale penale cantonale, affiancando poi anche l’allora presidente Claudio Zali come vicecancelliere». Un periodo che Aldi ricorda con piacere e che è stata l’anticamera della tappa successiva: l’apertura di uno studio legale con tre partner, mentre ora, da questa estate, «mi sono messa in proprio e ho un po’ rallentato con la professione. Voglio avere tempo per i miei figli e per la politica. Sono soprattutto anni per fare la mamma e la moglie, senza abbandonare del tutto le aule di tribunale. Difendere chi mi chiede aiuto professionale, scontrarmi con procuratori e giudici nel momento dell’apice della diatriba, per poi trovarsi a pochi metri dal Palazzo di giustizia a bere un caffè. Adrenalina professionale e amicizia personale sono sentimenti assolutamente conciliabili. È tutto così fantastico!».

Rafforzare la destra

Sabrina si alza, «è ora di passare a qualcosa di più sostanzioso ma nel contempo estivo: una tartare su un letto di burrata». E sul suo rapporto con padelle e forno dice: «Mi piace cucinare, ma mio marito Marco, vicedirettore in Banca, è più bravo e quando abbiamo ospiti lascio volentieri i comandi a lui». Qui fate anche cene di politica per dare vita a strategie leghiste? «Assolutamente sì, in occasione di questi incontri nascono idee». E in gestazione c’è un’iniziativa popolare per una deduzione integrale fiscale in materia di premi di Cassa malati, una causa in favore dei ticinesi. Ma all’orizzonte ci sono soprattutto le elezioni cantonali. Molti ritengono che lei possa essere in lista per il Governo a fianco di Norman Gobbi e Claudio Zali. Sarà così? La risposta è da avvocato, ferma ma non tranchant: «Sicuramente ci sarò per il Gran Consiglio. Per il Consiglio di Stato non credo». Poi entriamo in materia della questione Lega-UDC e Zali-Piero Marchesi: «A decidere sull’alleanza con l’UDC sarà in ultima istanza la neonata assemblea della Lega in settembre-ottobre. Io voglio essere pragmatica e dico che non dobbiamo scendere in beghe personali e provocazioni, facendo astrazione da simpatie o antipatie. Chissà che magari non possa essere Boris il nostro terzo candidato. A me farebbe piacere per rafforzare davvero la destra in Ticino».

Privacy da condividere

La chiacchierata è piacevole ma il tempo vola e Sabrina si appresta a partire per un week lungo in montagna: «Se il mare e i viaggi sono una mia necessità appena possibile, la montagna la sto riscoprendo ora. Negli scorsi mesi sono stata alle Maldive, adoro lo snorkeling e con me tutta la famiglia. La prossima meta da sogno? L’Oman». Ma è stato difficile raccontarsi oltre la politica? «Non particolarmente, sono una persona aperta non gelosa della privacy questa è da condividere, specie per chi ha funzioni pubbliche. Diverso è l’approccio della Sabrina avvocato: le cose professionali le so io e nessun altro, in questo contesto la privacy è assoluta».

«Non ti scordar di me»

Da quando sono arrivato a casa di Aldi osservo un tatuaggio sul braccio, sono dei fiori, dei «non ti scordar di me». Prima tentenno, poi chiedo. Cosa significa quel tatuaggio? Gli occhi si fanno più umidi e sale la commozione: «Un giorno a casa di papà sono cresciuti in un vaso dei “non ti scordar di me” che nessuno aveva seminato. È stato un messaggio di papà che ho voluto per sempre portare con me».

La band e la Porsche

Siamo all’ultima confidenza, la passione per le auto: «Ho sempre avuto un debole per le auto sportive, ho avuto una Porsche Boxster S a 25 anni, oggi prediligo i SUV per la sicurezza mia, dei miei figli e per praticità di spazio». Ma c’è un ultimo sogno: «Riprendere a suonare il basso elettrico come facevo nella band liceale. È uno strumento che scatena e da la carica, che va suonato appoggiato sulle ginocchia per essere fighi, tante sono le donne bassiste». Una band nella quale suonava anche Elly Schlein: «Politicamente siamo distanti anni luce, lei ha fatto carriera politica, ma quando ci capita di incontrarci ridiamo di gusto su quei tempi ormai passati».

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