La «marcia» dei trattori verso Berlino, ecco la rivolta dei contadini

È già stata definita «la marcia dei trattori». Stiamo parlando della protesta degli agricoltori tedeschi contro la decisione del Governo di Olaf Scholz di ridurre i sussidi statali al settore agricolo. Ieri sera una colonna di trattori si è piazzata davanti alla porta di Brandeburgo, a Berlino. Questa mattina, scrive Tagesschau, coltivatori hanno bloccato gli ingressi delle autostrade in Meclemburgo-Pomerania Occidentale, sostenuti da aziende di trasporto che protestavano contro l'aumento dei pedaggi per i camion. Proteste sono attese in più città e Land di tutta la Germania, spesso con blocchi stradali.
La protesta degli agricoltori tedeschi segue una prima «marcia» andata in scena il 18 dicembre 2023, quando migliaia di mezzi agricoli avevano assediato il Paese e un presidio di almeno 300 trattori aveva bloccato la Porta di Brandeburgo. Gli agricoltori «non ne possono più», è lo slogan dei contadini. Il bersaglio è Olaf Scholz, o meglio il suo Governo, che ha deciso di ridurre i sussidi statali al settore. Il cancelliere ha dovuto trovare un compromesso per colmare un gap di 17 miliardi di euro di spesa nel bilancio 2024, dopo che la Corte Costituzionale gli ha bocciato i conti pubblici. E i tagli hanno colpito gli sgravi sul gasolio agricolo e hanno segnato la fine delle esenzioni fiscali sulle macchine agricole.
1.500 mezzi davanti alla Porta di Brandeburgo
Lo scorso 18 dicembre, come detto, l’Associazione tedesca degli agricoltori ha indetto una manifestazione contro l’abolizione del sussidio e l’esenzione dalla tassa sui veicoli agricoli e forestali prevista dal Governo guidato da Scholz. Più di 1.500 trattori si sono recati al raduno davanti alla Porta di Brandeburgo e il leader dell’associazione Joachim Rukwied non ha utilizzato troppi giri di parole: i piani dell’esecutivo rappresentano una vera e propria «dichiarazione di guerra». Con una promessa: se lo stop ai sussidi non sarà ritirato – «Scholz, per salvare il bilancio ha deciso di punire gli agricoltori» –, gli agricoltori garantiscono «un gennaio molto caldo». Secondo quanto stimato dall’Associazione degli agricoltori, con l’abolizione della normativa sul diesel agricolo e l’esenzione dalla tassa sugli autoveicoli ad uso agricolo e forestale, il settore verrebbe gravato di un ulteriore miliardo di euro all’anno. Da qui l’appello al ministro dell’Agricoltura, Cem Özdemir, a fare pressione sul governo per sostenere gli agricoltori e le zone rurali. Sotto la Porta di Brandeburgo, al motto di «quando è troppo è troppo, ora basta» sono quindi tornati i trattori e con essi lo spettro di una rivolta in stile gilet jaune.
Finora gli agricoltori hanno ricevuto un compenso per le tasse pagate sul diesel per uso agricolo e sono stati esentati dal pagamento della tassa automobilistica per i veicoli agricoli. Tra le misure di risparmio, il Governo ha quindi annunciato l'eliminazione di due agevolazioni che impattano direttamente sulle tasche degli agricoltori: il sussidio per il diesel agricolo che fornisce carburante più economico per le macchine agricole pesanti, e l’esenzione dalla tassa sui veicoli.

Le proteste proseguono
Il 4 gennaio Cem Özdemir ha dichiarato che la coalizione tripartitica ha «ora convenuto che l’esenzione fiscale sui veicoli a motore per i veicoli agricoli e forestali rimarrà in vigore come prima. Il sussidio per il diesel agricolo sarà ridotto nell’arco di diversi anni». Ciò significa che la compensazione sarà ridotta rispettivamente del 40% nel 2024 e del 30% nel 2025 e nel 2026. Tradotto: il sussidio sarà completamente eliminato entro il 2026 (invece che nel 2024). «L’onere sproporzionato che grava sull’agricoltura e sulla silvicoltura nell’ambito del necessario risanamento del bilancio è quindi finalmente fuori discussione».
Ma la parziale cancellazione dei piani di risparmio del Governo federale non ha fermato le proteste.
La mobilitazione dei trattori tedeschi è indirizzata anche a contrastare il Farm to Fork, il programma dell’Unione europea che prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversione a biologico di un quarto della superficie coltivabile, l’abbattimento dei concimi e dei fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei cereali. Misure che, per gli addetti al settore, rischiano di mettere in pericolo tutta l’agricoltura europea.
Il letame scaricato dagli agricoltori francesi
Proprio le decisioni europee hanno portato proteste anche in Francia. Un mese fa sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo sono stati scaricati diversi quintali di letame, diventato il simbolo della rabbia degli agricoltori francesi. Il letame, insieme a paglia, pneumatici usati e altri tipi di materiali e rifiuti, è stato riversato per bloccare gli ingressi di fast food, uffici delle imposte e della sicurezza sociale, ma anche alcune importanti arterie stradali. Gli agricoltori francesi protestano principalmente contro la troppa burocrazia e la lentezza con cui vengono esborsati i fondi comunitari agli agricoltori. Ma sono manifestazioni che, come dimostra la Germania, si stanno allargando.
In Svizzera
Dalla conferenza stampa dell’Unione svizzera dei contadini (USC), tenutasi a inizio anno a Frienisberg, il settore ha evidenziato che non solo sta soffrendo per il forte calo dei redditi, ma deve anche fare i conti con le ristrettezze dei consumatori. «La maggior parte delle aziende agricole è piuttosto disillusa. In un momento in cui tutto diventa più costoso, la gente sembra risparmiare innanzitutto sul cibo», ha dichiarato Markus Ritter, presidente dell’USC. Il reddito per unità di lavoro familiare, secondo i dati riferiti al 2022, è diminuito del 4,1% su base annua nelle regioni di pianura e del 10,4% nelle aree collinari. Nelle regioni di montagna, le entrate annue per un lavoro a tempo pieno sono scese del 6,8%. Alla luce di queste cifre, gli agricoltori chiedono un aumento dei prezzi alla produzione del 5-10%.
A fine novembre un rapporto dell'Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG) ha evidenziato che il sistema dei pagamenti diretti della Confederazione ai contadini sta raggiungendo i suoi limiti. Per l’UFAG è chiaro che gli obiettivi ambientali non possono essere raggiunti solo attraverso incentivi finanziari e misure incentrate esclusivamente sull’agricoltura. «La futura politica agricola dovrà integrare l’intera catena alimentare, dalla produzione alla distribuzione».
Nel 2022 la Svizzera contava 48.344 aziende agricole, 520 in meno rispetto al 2021. Anche il reddito medio per azienda è diminuito. Mentre il numero di aziende agricole di meno di 30 ettari è calato (-2%), il numero di quelle di più di 30 ettari è cresciuto (+1,9%). Nel 2022 gli agricoltori hanno realizzato complessivamente migliori raccolti rispetto al 2021, anno caratterizzato da forti precipitazioni. Ciononostante, il reddito agricolo è diminuito dell'1,3%, attestandosi su una media di 79.700 franchi per azienda nel 2022. Questo calo è dovuto principalmente al forte aumento dei costi dei mezzi di produzione e all'ulteriore calo dei prezzi sul mercato dei suini, spiega Agroscope.
Di fronte a redditi «troppo bassi» e a un calo «preoccupante» tra il 2021 e il 2022, gli agricoltori ritengono che siano necessarie nuove misure. Ma, secondo l'Unione svizzera dei contadini (USC), il Consiglio federale sta facendo esattamente il contrario, e contesta il fatto che le misure di risparmio e i tagli al bilancio debbano riguardare unicamente l'agricoltura. L'USC lamenta pure il fatto che negli altri settori l'obiettivo sia solo quello di contenere l'aumento delle spese e invita il Consiglio federale e il Parlamento a rinunciare alle misure di riduzione dei costi a scapito delle famiglie contadine.