La maturità di Piastri e l'all-in della Ferrari su Monza

Cinquant’anni volati via e un pezzo di storia che resta. Nel 1975 Clay Regazzoni vinse il GP d’Italia a Monza e Niki Lauda conquistò il titolo mondiale della Formula 1. Momenti d’oro della Ferrari relegati purtroppo al passato, mentre oggi il Cavallino vive l’ennesimo periodo difficile, dal quale stenta a uscire. Però, con un pizzico di fantasia unita a una spericolata audacia si può tentare qualche parallelismo. Nel senso che la McLaren che sta dominando nel campionato ha le stesse certezze tecniche che fecero della Ferrari 312 T una macchina invidiata e copiata da tutti. E i piloti? Oscar Piastri ha la freddezza che palesava Niki Lauda in qui momenti, mentre Regazzoni aveva quei guizzi di velocità e quei sorpassi diciamo creativi – per non dire esplicitamente azzardati - che mostra oggi Max Verstappen.
Domenica si corre a Monza, pista sulla quale la Ferrari di Enzo Ferrari si trasformava anche nelle stagioni peggiori. L’augurio è che avvenga pure tra pochi giorni, benché sia realisticamente difficile che possa accadere con una McLaren che si è aggiudicata ben 12 dei 15 gran premi sinora disputati. Il duello annunciato è quello, poco stimolante per i tifosi italiani, tra Oscar Piastri e Lando Norris. A Zandvoort ha vinto nettamente l’australiano mentre il compagno di squadra si è dovuto ritirate a 7 passaggi dal termine per un guasto meccanico. Norris si trovava a poco più di un secondo da Piastri, però non ce l’avrebbe fatta: troppo poco aggressivo per tentare l’attacco, troppo furbo e accorto il leader della corsa per farsi sorprendere. A questo proposito, andando oltre il risultato della gara olandese, c’è da dire che Piastri, nonostante abbia disputato nella sua vita solamente 61 gran premi, si sta comportando con la maturità e la saggezza di un campione consumato. A Zandvoort c’è stata la partenza della gara e ci sono state tre ripartenze dietro la safety car. Piastri è sempre scattato davanti, non si è mai fatto sorprendere neppure quando, nel finale, con le gomme più dure, si è dovuto difendere da Verstappen che, sulla Red Bull, aveva montato le Pirelli Soft, convinto di giocarsela. In silenzio, senza dichiarazioni eclatanti e senza far troppo rumore, Piastri sta facendo corse straordinarie senza sbagliare. È un mostro nell’apprendimento: sia nella messa a punto della macchina sia nella guida, capitalizza errori e sbavature. E poi ha una classe tale che gli permette di compiere prodezze senza dare la sensazione di essere al limite.
Al di là della McLaren, la F1 del 2025 non offre granchè. Si è vista a sprazzi la Red Bull grazie ai miracoli di Verstappen. La Mercedes ha vinto una gara ma non ha mostrato né grinta né consistenza. Poi c’è la Ferrari che continua a deludere: in Olanda due incidenti hanno tolto di mezzo prima Hamilton (ha sbattuto per colpa sua) poi Leclerc, autore di un sorpasso splendido all’inizio e poi di uno spettacolare più avanti, sempre ai danni di Russell, prima di essere speronato da Kimi Antonelli. In assoluto, le prestazioni del Cavallino sono apparse plafonate, come nei precedenti GP. Hamilton è il solito «caso» senza apparente soluzione. E per giunta si è preso una punizione di 5 posti arretrati sulla griglia di partenza di Monza, per aver ignorato le bandiere gialle nei giri di formazione. Assurdo e surreale. Lewis sostiene di essere più in forma che mai, però le prestazioni latitano. Leclerc rischia e aggredisce: il punto di riferimento del Cavallino è lui, che pareva relegato a un ruolo da seconda guida, prima che scattasse la stagione. È Charles che ha dato certi suggerimenti che hanno migliorato qualcosa nelle performance della SF 25, regalandoci attimi di emozione. Ma senza una macchina competitiva non può andare oltre esibizioni da solista del brivido. A Zandvoort, per capirci meglio, Leclerc non sarebbe mai riuscito a contendere ad Isack Hadjar il terzo posto, in quanto la Ferrari non era veloce come la Racing Bulls. Ottimo il francesino, ottima la monoposto di Faenza: possibile che rossa non fosse all’altezza? Mah!