L'intervista

«La perla delle Alpi rivivrà per un turismo sostenibile»

Stefano Artioli, imprenditore a capo del gruppo Artisa SA, parla della sua visione per il rilancio di San Bernardino: «Affronteremo questo progetto imprenditoriale con lungimiranza»
Davide Rotondo
Davide Rotondo
26.11.2022 06:00

Dopo un decennio di chiacchiere e promesse non mantenute da cordate evanescenti, l’imprenditore ticinese Stefano Artioli propone un progetto di rilancio di San Bernardino credibile. Come anticipato dal CdT del 18 novembre scorso, gli impianti di Confin saranno rimessi in funzione sia d’inverno che d’estate. Nuovi servizi anche per la popolazione, residenze smart e strutture ricettive. Anche alcuni vecchi hotel torneranno all’antico splendore per la creazione di 1.500 posti letto complessivi. Insomma, tornerà la vita grazie ad un’operazione più unica che rara.

Signor Artioli, qual è la sua visione della San Bernardino del futuro?
«Immagino impianti di risalita a disposizione delle scuole, aree sportive professionali e vivibili tutto l’anno. Vedo la sostenibilità come pietra angolare su cui basare il suo sviluppo e affronteremo questo progetto imprenditoriale con lungimiranza. Un villaggio dove pubblico e privato creino un’unione imprescindibile per il successo, con vantaggi notevoli per tutta la regione Moesa, sul piano occupazionale e su quello del gettito fiscale. L’unione pubblico-privato è un vantaggio per tutti e il Comune di Mesocco si è dimostrato molto attento e disponibile a collaborare».

Cosa rende maturi i tempi proprio adesso?
«Negli anni il nome di San Bernardino mi è stato proposto a più livelli per valutare progetti di riqualifica. Ma non ritenevo che il mio gruppo di sviluppo fosse ancora pronto per una sfida di questo genere. Ora credo di avere le competenze e un forte team alle spalle che possa permettere la rivalorizzazione di questa perla delle Alpi. Inoltre, per troppi anni ci sono state promesse non mantenute ed ora la gente ha sicuramente quella spinta in più fondamentale per il rilancio».

Come si sente ad essere il fautore di questo rilancio?
«Non desidero sentirmi il fautore unico di un progetto del genere. Ho con me un team determinato e di valore. Insieme a noi, gli attori principali sono le persone che vivono il territorio, il Municipio e il Patriziato. Tutto questo senza di loro non è possibile. Ambiamo alla creazione di un azionariato pubblico-privato affinche si trovino le migliori soluzioni che snelliscano le procedure e portino in tempi rapidi all’attivazione di tutti i servizi essenziali».

I costi dell’energia in aumento e la penuria di materie prime potrebbero presentare una bella sfida. Come verrà affrontata?
«Siamo consci della situazione. Il nostro gruppo si confronta ogni giorno, in tutta Europa, con queste problematiche. Sicuramente lo snellimento di certe procedure e la stretta collaborazione con le istituzioni ci può permettere di essere in anticipo sui tempi e non far scorrere tempo che porta anche al rallentamento delle forniture. Il nostro obiettivo è quello di realizzare strutture con materiali ecosostenibili, come legno e pietra, e collaborare con realtà presenti sul territorio per agevolare la realizzazione in tempi brevi e affrontare tempestivamente eventuali problematiche».

Sente una certa responsabilità nei confronti degli abitanti della Mesolcina?
«In questi mesi mi hanno accolto come uno di loro e questo mi ha dato una notevole spinta in più per affrontare il progetto. La responsabilità è nei loro confronti, nel team di lavoro e nell’attenta realizzazione del progetto. Non voglio essere visto come un benefattore, ma come un imprenditore che ha creduto in un progetto imprenditoriale concreto ed è stato capace di dargli valore. Crediamo in una San Bernardino orientata al futuro, che possa essere un luogo per un turismo sostenibile, non mordi e fuggi e che sappia dare valore concreto a tutta la regione Moesa. Una località riconosciuta anche oltre i confini nazionali».

Ha preso qualche spunto da quanto fatto ad Andermatt dall’imprenditore egiziano Samih Sawiris?
«San Bernardino non punta ad essere una nuova Andermatt, che è un ottimo progetto ma diverso. Sicuramente esistono dei punti in comune, come quello della valorizzazione turistica di un comprensorio montano, ma trovo che i progetti attuabili a San Bernardino possano prendere maggiormente spunto da altre località turistiche svizzere e da progetti ecosostenibili austriaci o del Trentino Alto Adige. Il turismo che immaginiamo per San Bernardino sarà un valore aggiunto per il villaggio, ma anche per chi abita la regione e per chi crede che questo luogo fantastico sia un valore da far rinascere e preservare».

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