Stati Uniti

La quotazione in borsa di Truth sarà un toccasana per le finanze di Donald Trump?

Il tycoon si trova confrontato con problemi di liquidità a causa dei guai giudiziari e del finanziamento della propria campagna elettorale
© EPA/SARAH YENESEL
Red. Online
28.03.2024 10:30

Al suo esordio a Wall Street, martedì scorso, il titolo del social di Donald Trump, Truth, aveva preso il volo arrivando a fino al 50% nelle contrattazioni e spingendo l'ex presidente nell'olimpo delle 500 persone più ricche al mondo secondo il Bloomberg Billionaires Index. Nonostante i suoi deboli ricavi (solo 3,4 milioni nel 2023) quindi, il Trump Media e Technology Group - a cui fa capo Truth e che è scambiata sul Nasdaq con il ticker DJT, le iniziali del tycoon - vale oltre 12 miliardi, più di società come Alaska Airlines, Western Union e American Eagle Outfitter. Un valore che molti osservatori ritengono inusuale perché non ha alcuna base nei fondamentali della società e che, nella sua esagerazione, paragonano al titolo GameStop, salito alla ribalta durante la pandemia.

Trump controlla quasi il 60% del Trump Media & Technology Group, una quota che vale 5,5 miliardi distribuite su quasi 80 milioni di azioni. Ma questo improvviso arricchimento potrebbe aiutare l'ex presidente americano a far fronte alle spese legali per i guai giudiziari con in quali è confrontato e a quelle per la sua corsa alla Casa Bianca?

Innanzitutto, osserva il Blick, non è dato sapere che quota rappresentino questi 5 miliardi di dollari nel patrimonio di Trump. Una cosa è però certa: la somma costituisce un aumento sostanziale nella fortuna del tycoon. Forbes, infatti, stima che il patrimonio netto dell'ex presidente statunitense nel settembre 2023 ammontava a 2,6 miliardi di dollari, mentre secondo Bloomberg esso era di 3,1 miliardi. Trump può comunque disporre in tempi brevi solo di una parte «modesta» di tale patrimonio in quanto la sua liquidità si attesta a circa 400 milioni.

Proprio per questo motivo Trump ha bisogno di ulteriore liquidità. I guai giudiziari che si trova ad affrontare lo stanno infatti mettendo in difficoltà non solo dal punto di vista legale, ma anche finanziario. In febbraio, ricordiamo, un tribunale newyorchese lo aveva condannato per frode commerciale e per poter fare appello il tycoon ha ancora otto giorni di tempo per versare una cauzione di 175 milioni. A tale somma bisogna poi aggiungere i 90 milioni di dollari che Trump deve versare alla giornalista E. Jean Carroll per diffamazione dopo che quest'ultima l'aveva accusato di aggressione sessuale.

Come se non bastasse, poi, Trump deve fare i conti con i costi della campagna elettorale. Il suo avversario nella corsa alla casa Bianca ha già raccolto 200 milioni di dollari dall'inizio dell'anno e alcune organizzazioni di sinistra gli hanno promesso ulteriori 700 milioni. Considerando che, per la sua campagna, Trump può contare su un apporto finanziario in termini di donazioni nettamente inferiore a quello di Biden, ecco che il tycoon deve ingegnarsi per riuscire a finanziare la propria campagna elettorale.

Considerate tutte queste difficoltà, ecco allora che diventa interessante capire come l'entrata in borsa di Truth potrebbe cambiare le carte in tavola. La prima cosa da osservare è che, nell'immediato, la disponibilità di liquidità del presidente americano non è destinata a mutare. Per sei mesi, in effetti, Trump non può vendere le proprie azioni. Poi è vero che il Trump Media & Technology Group potrebbe eliminare tale restrizione. Ad ogni modo, però, una vendita in massa di azioni potrebbe non generare gli effetti auspicati perché il mercato potrebbe reagire in modo negativo facendo cadere le quotazioni del titolo.

Nonostante gli attuali buoni risultati a Wall Street, bisognerà infine vedere come evolverà la situazione. Per Trump non si tratta infatti della prima avventura in borsa e l'esperienza del passato non si è rivelata fruttuosa. Fra il 1990 e il 2000, Trump Hotel & Casino era quotata con lo stesso nominativo «DJT» ma le sue azioni, dopo un avvio in forte rialzo, crollarono negli anni e la società fu costretta alla bancarotta nel 2004.

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