Confine

La storia del frontaliere che si fa fotografare con il CdT in mano

Dal 1. febbraio 2023 non è più possibile per i frontalieri italiani usufruire del telelavoro – Riccardo Rigon ha trovato un modo fantasioso e ironico per dimostrare di essere fisicamente in ufficio
© Instagram
Irene Solari
18.02.2023 11:29

Dal 1. febbraio 2023 non è stato più prorogato il regime speciale che prevedeva per i frontalieri italiani la possibilità di lavorare da casa. La ragione? Non ci sono più i motivi legati all’emergenza sanitaria e i frontalieri devono quindi tornare alle scrivanie dei loro uffici in Ticino. Una notizia che ha segnato una sorta di cesura nel mondo del lavoro frontaliero. Ma c’è chi questa notizia ha deciso di accoglierla con frizzante filosofia e ha pensato di trasformarla in una piccola e simpatica routine, grazie alla «foto del giorno». Si tratta di Riccardo Rigon, lavoratore frontaliere impiegato in un’azienda ticinese, che ha deciso di farsi per ogni giorno al lavoro in una foto diversa con accanto il nostro quotidiano. Scopriamo insieme il perché.

Telelavoro addio

Da cosa è venuta questa idea di fotografarsi ogni giorno sul posto di lavoro con in mano il Corriere del Ticino? «Gli ultimi giorni di gennaio c’è stato un brusco cambio del regolamento per quanto riguarda il telelavoro dei frontalieri» ci risponde Rigon. «Era stato già annunciato che sarebbe stato cancellato l’accordo amichevole che permetteva appunto il telelavoro dall’Italia, e la nostra azienda ci permetteva di fare da remoto almeno un paio di giorni alla settimana, trovando un ottimo equilibrio e organizzandoci secondo necessità». Poi, all’improvviso ma nemmeno troppo, la decisione dei due Paesi di eliminare la possibilità di telelavoro per i frontalieri. «La nostra azienda ha deciso, fino a quando la situazione non sarà un po’ più chiara – visto che anche i sindacati stanno cercando di chiarire bene i risvolti legali –, di chiedere a tutti il lavoro in presenza per evitare problemi o eventuali multe».

La prova provata

Ma come dimostrare effettivamente, pensando a possibili, futuri controlli di aver presenziato al lavoro in ufficio il tal giorno? Ecco l’idea di Rigon, nata da una battuta tra colleghi: «Beh, ma basta fare come per i rapimenti: ogni giorno si fa la propria foto con il quotidiano del giorno stesso, in questo modo c’è la prova che effettivamente io mi trovavo in ufficio». Un’idea che vuole essere simpatica, precisa il nostro interlocutore, e che non ha mai voluto essere una forma di polemica o protesta. «Inoltre l’azienda non è coinvolta direttamente: nelle foto che faccio non si vede mai l’ufficio o gli spazi dell’azienda, mi trovo sempre nell’angolo della sala break».

Un’iniziativa, nata proprio in concomitanza con il cambio delle regole, diventata ormai un’abitudine giornaliera. Abitudine che viene molto apprezzata dai colleghi – presenti anche in alcuni scatti – e dagli amici. Come ci conferma Rigon: «Visto che piaceva mi sono detto: andiamo avanti ancora un po’ e vediamo quanto dura questo periodo in cui non si sa che cosa bisogna fare». Anche la scelta della piattaforma social sui cui le foto vengono condivise non è casuale: «Ho iniziato a usare Instagram in questo periodo perché mi sembrava il più adatto, dato che c’era anche la geolocalizzazione delle foto». Un elemento in più a testimonianza di dove ci si trova.

La differenza c’è

Ma come è cambiata la vita del frontaliere dal primo febbraio, con l’introduzione delle nuove regole? «Sicuramente la vita lavorativa rispetto a prima è cambiata, al di là degli scherzi, del gioco e dell’ironia. Sì, un po’ di differenza c’è» spiega Rigon, impiegato nell’azienda dal 2016. Anche perché la possibilità di fare qualche giorno di telelavoro dà un vantaggio grandissimo nell’organizzazione della vita privata, precisa. «E l’azienda stessa, una società di servizi, non aveva nulla in contrario allo smart working: aveva la possibilità di organizzarsi in tal senso». Senza considerare l’influsso della pandemia che ha rivoluzionato in questi ultimi anni il modo stesso di organizzare il lavoro. «Molte realtà sono cambiate – conferma il nostro interlocutore –, e anche noi ci siamo evoluti tantissimo in questa direzione. Infatti, quello che speriamo un po’ tutti è che il nuovo accordo tra Italia e Svizzera tenga in considerazione l’utilità del telelavoro». E, non da ultimo – ricorda Rigon – anche l’effetto che questo cambiamento sta avendo sulla mobilità: «Il vantaggio ci sarebbe anche in termini di diminuzione del traffico, che in questi giorni è veramente aumentato. Si percepisce proprio la differenza dal primo febbraio».

Mi fa piacere che ci sia l’attenzione anche dal lato italiano sul tema, questo è sicuramente importante. Anche se ultimamente l’argomento frontalieri, discusso in Parlamento con una buona urgenza, è stato un po’ dimenticato

Frontalieri: un argomento importante

L’Accordo che regolava il lavoro da casa, ormai, è scaduto. Ma, se fosse possibile, Rigon lo ripristinerebbe? «Personalmente spero che venga rinnovato con delle percentuali ragionevoli. Ovviamente nessuno si aspetta che sia completamente libero perché esiste tutta una serie di accordi fiscali ed economici tra due Paesi diversi. E questo è assolutamente chiaro. Però la possibilità di fare uno o due giorni a settimana al bisogno o in base all’organizzazione, sarebbe un grosso vantaggio». Quello dei frontalieri, lo sappiamo, è un argomento importante. E delicato. A ricordarcelo c’è stata, neanche un mese fa, la ratifica dell’accordo fiscale sui frontalieri da parte della Commissione congiunta Esteri e Finanze del Senato italiano. All'orizzonte c'è pure una misura che mira a dare più valore alle zone italiane di frontiera. «È interessante – commenta il nostro interlocutore –, perché nella zona di confine c’è un grosso gap: ci sono tante attività commerciali, negozi e ristoranti ma pochissime imprese. Mi fa piacere che ci sia l’attenzione anche dal lato italiano sul tema, questo è sicuramente importante. Anche se ultimamente l’argomento frontalieri, discusso in Parlamento con una buona urgenza, è stato un po’ dimenticato».

Mettere insieme dei bei ricordi

Quindi, chiediamo in conclusione a Rigon, come continuerà la tradizione della foto del giorno con il Corriere del Ticino? «Uno spunto interessante che mi ha suggerito qualche giorno fa un amico è quello di continuare a fare queste foto del giorno così tra qualche anno avrò un bellissimo ricordo giorno per giorno di com'ero. Una sorta di album fotografico». Magari anche un po’ personalizzato. «Avevo anche in mente di fare qualche scatto un po’ più simpatico ma, soprattutto la settimana scorsa, non era il caso. Sarebbe stato poco rispettoso visto che le prime pagine del giornale erano dedicate a notizie tragiche. Ho evitato e ho sempre fatto foto “normali”. Però magari per Carnevale mi inventerò qualcosa di diverso».