Tennis

La Svizzera prima di Federer

In questi giorni il trentennale dell’impresa del 1992, quando Hlasek e Rosset a Ginevra conquistarono la qualificazione alla finale di Coppa Davis – Per viverne una seconda si sarebbero dovuti aspettare 22 anni…
Stefano Olivari
25.09.2022 20:31

Dirlo in questi giorni di commozione collettiva è difficile, ma è esistito un tennis svizzero anche prima di Roger Federer. Un tennis che proprio in questi giorni festeggia il trentennale della sua prima finale di Coppa Davis, con qualificazione conquistata il 26 settembre 1992 al Palaexpo di Ginevra quando Jakob Hlasek e Marc Rosset vinsero il doppio nella semifinale contro il Brasile, scatenando l’entusiasmo di tutta la Svizzera e anche di un undicenne di Basilea che aveva iniziato a giocare a tennis nel 1987 e che da qualche mese stava facendo sul serio, con lezioni private ed ambizioni enormi.

Hlasek e Rosset

Se non fossero mai esistiti Federer, Wawrinka e Martina Hingis, il 1992 sarebbe ricordato come l’anno d’oro del tennis svizzero, ma in un certo senso lo è rimasto perché da lì è nata una magia che dura ancora oggi. Hlasek e Rosset vinsero in doppio a Roma e al Roland Garros, Hlasek in coppia con Forget fu semifinalista a Wimbledon, Rosset conquistò la medaglia d’oro olimpica in singolare a Barcellona ed infine la nazionale fece per la prima volta strada nel gruppo mondiale di Coppa Davis. 4-1 all’Olanda di Siemerink e Haarhuis negli ottavi di finale e poi il quarto contro la Francia campione in carica, a Nimes, nell’anfiteatro romano. Uno Yannick Noah al massimo della sua popolarità volle fare il fenomeno, escludendo dai singolari Forget, all’epoca numero 7 del mondo, e Leconte, e gli dei del tennis non apprezzarono. Hlasek e Rosset vinsero infatti le partite del venerdì contro Boetsch e Champion, poi persero al quinto set contro Forget e Leconte, prima che Hlasek conquistasse il punto decisivo contro Champion e Rosset perdesse con Boetsch una partita inutile.

Brasile

La semifinale, del tutto a sorpresa, si giocò a Ginevra contro il Brasile che aveva eliminato l’Italia nell’infernale ambiente di Maceiò, in mezzo alla foresta amazzonica, dove il concetto di fattore campo assumeva contorni leggendari: Boris Becker quando ci andò con la Germania fu omaggiato con il lancio in campo di un serpente… L’attesa era comunque enorme e al Palaexpo fu stabilito il record di pubblico per un evento tennistico indoor: 15.000 persone impazzite per il tennis, che qualche anno dopo avrebbero incanalato la loro passione su campioni ancora più forti. Quella Svizzera era troppo forte per il Brasile e complice anche il sintetico portò a casa un facile 5-0: Hlasek e Rosset, sempre in campo, batterono senza problemi Oncins e Mattar e passeggiarono anche in doppio il 26 settembre, contro Motta e Roese. Per quella squadra, che aveva Claudio Mezzadri e Thierry Grin come riserve, una stagione ed una finale da sogno, contro l’avversario più difficile. Un’impresa festeggiata, si fa per dire, cacciando il capitano Roland Stadler, di lì a poco sostituito da Dimitri Sturdza per volere dei giocatori.

Dream Team

Gli Stati Uniti dell’epoca sono probabilmente stati la squadra più forte di tutti i tempi, per nomi e palmares dei suoi giocatori. Dal 4 al 6 dicembre, sul cemento del Tarrant County Convention Center di Fort Worth, Texas, Tom Gorman poté schierare Andre Agassi, Pete Sampras, Jim Courier e John McEnroe: un vero e proprio dream team, con difficilissima scelta dei singolaristi. Alla fine l’escluso (sul cemento!) fu Sampras, con il contentino del doppio insieme a quel McEnroe a fine carriera ma ancora fortissimo, soltanto un po’ condizionato dal divorzio da Tatum O’Neal che si stava profilando e che lui anticipò all’amico Hlasek. In quella finale, la numero 57 per gli USA, Agassi dominò Hlasek, poi Rosset fece l’impresa al quinto set con Courier. Il punto della svolta sarebbe stato quello del doppio, con Sampras e McEnroe, che riuscirono a prevalere soltanto al quinto set, dopo che gli svizzeri avevano vinto al tie break i primi due. Da Courier, allora numero 1 del mondo, contro Hlasek, arrivò poi il punto decisivo.

Prima volta

Difficile immaginare un’avversaria tanto forte come quegli Stati Uniti, difficile accettare che in vent’anni di Federer al top, ed effettivamente giocante in Davis dal 1999 al 2015, soltanto una volta la Svizzera sia andata in finale di Coppa Davis, vincendola nel 2014, contro la Francia di Monfils, Tsonga e Gasquet. Questo non toglie che anche con gli occhi di adesso e anche 28 titoli Slam in singolare dopo (5 della Hingis e 3 di Wawrinka), l’entusiasmo di Ginevra nel 1992 rimanga un ricordo bellissimo, come tutte le prime volte.