Vox Populi

«L'Aromat? Sì, lo conosciamo, ma non ci piace troppo»

Il condimento in polvere nato nel Canton Sciaffusa abbonda sugli scaffali dei negozi ticinesi, al contrario della Svizzera tedesca: «Da noi non è così popolare»
Da «Non ho la più pallida idea di cosa sia!» a «Voglio travestirmi da barattolo di Aromat, per questo Carnevale!», Ticino a confronto con la ricetta del cuoco Walter Obrist
Jona Mantovan
03.02.2023 16:00

Un'inchiesta del Blick ha rivelato che, sugli scaffali di alcuni negozi, l'Aromat non c'è più. «Qua o là sono comparsi dei vuoti», si è affrettato ad affermare Unilever, il colosso britannico che controlla l'azienda tedesca Knorr, a sua volta produttrice del popolare condimento in polvere. Precisando che «entro la prossima settimana, al massimo, gli spazi torneranno a riempirsi». Problema comunque inesistente in Ticino, forse perché la creazione del cuoco Walter Obrist – risalente al 1945 e commercializzata dal 1953 – non è così apprezzata. Noi, nel dubbio, abbiamo fatto un giro per scoprirlo.

«Lo conosco, ma solo per il nome. Non saprei dire che gusto abbia», dice Alberto, contabile in pensione a Bellinzona. «Forse perché la moglie non l'ha mai usato». Per quella che molti considerano una «conquista culinaria elvetica», va meglio a Locarno. Qui, la 19.enne Laura siede sul marciapiede sopraelevato dell'edificio de La Posta in piazza Grande, in compagnia di un'amica. «L'ho scoperto da poco e ne sono entusiasta! Mi piace così tanto che lo mangio anche così, da solo. Ne metto una manciata sul dorso della mano. Come uno shottino dal gusto salato», spiega con un sorriso. La ragazza afferma di apprezzare di più i gusti salati e che vorrebbe ispirarsi al barattolo giallo e rosso per realizzarne un travestimento da indossare a Carnevale. «Ma sono ancora indecisa, avrei un'altra opzione». 

«È come una versione migliorata del sale. Un sale due-punto-zero! A volte ti salva la vita», spiega la sua amica, liceale 20.enne. In che senso, Matilda? «Beh, magari ti prepari una zuppina ed è tipo... (fa una smorfia che ricorda un'espressione disgustata, ndr) non sei convinto di volerla mangiare. Aggiungi un pizzico di Aromat e dai quel gusto in più». Da piazza del Sole a Bellinzona le fa eco Gwendal, studente-viaggiatore della Svizzera francese di passaggio in Ticino per trovare sua nonna. «Se il cibo non è buono, ne metti un po' ed è subito un filo meglio». Affermazione per la quale non riesce a trattenere una risatina immaginando la scena. Oggi, però, non lo usa. «È da tanti anni che non mi capita più tra le mani». Non come Silvana, mamma e impiegata, poco più avanti. «Certo, in casa mia c'è. Mio figlio, quattordicenne, lo metterebbe su tutto», esclama.

Ne ho mangiato troppo, da piccolo. Ora sono stufo, non mi piace proprio
Ismael, 20 anni, Locarno

Il troppo stroppia

Si torna a Locarno. Ismael, che gusta il tepore di un pomeriggio assolato nei pressi della Coop in piazza, scuote la testa. Il 20.enne, che vive a Gordola ed è apprendista in una clinica di riabilitazione, è categorico: «Ne ho mangiato troppo, da piccolo. Ora sono stufo, non mi piace proprio. Preferisco condire le cose con le vere materie prime. Sale, olio, pepe, magari un po' di limone. Sull'insalata è il massimo». Abbiamo trovato un novello Carlo Cracco, insomma... 

Anna da Mendrisio, ma studentessa al Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI a Locarno, ha un'idea un po' diversa. «Ce l'ho sempre in casa, sì. Dà più gusto, rispetto al sale, ha un tono speziato che apprezzo soprattutto nell'insalata. Alcuni miei amici, però, lo mettono ovunque. Sulla pizza, nei panini, dove capita. Ho la nonna svizzero-tedesca e per me è come se ci fosse sempre stato». La piccola mascotte rossa riportata sul barattolo in giallo, rosso e verde, insomma, sventola la sua bandiera anche a sud. Fra l'altro, il personaggio – chiamato Knorrino – è stato disegnato dal grafico e pittore Hans Anton Tomamichel, di Bosco Gurin, nel 1948. Da allora, è sempre rimasto in bellavista sotto la scritta a caratteri cubitali che riporta il nome del prodotto. 

Non lo apprezzo più come una volta, forse è cambiata la ricetta, oppure i miei gusti, non saprei
Mary, 25 anni, Bellinzona

Una scoperta

In piazza Dante, centro Lugano, Sheena ha appena chiuso una telefonata. «No, non so cosa sia», dice la quarantenne inglese («Ma i miei genitori sono originari dell'India», ci tiene a sottolineare) che nella vita è dottoressa. Una volta di fronte al barattolo, però, esclama: «Ah, sì ma certo! Un condimento in polvere, posso usarlo per la minestra, il riso, la pasta. Però non l'ho mai provato, lo farò».

Un po' come Sara, studentessa a passeggio tra le vetrine di via Nassa. «Aromat? Non mi dice nulla». Anche lei rigira la confezione tra le mani. «Sembra interessante, da provare. Lo comprerò prima di tornare a casa». Un buon acquisto, a patto che non sia com'è successo a Mary, appena uscita dal negozio di alimentari con annesso ristorante in Viale Guisan a Bellinzona. «Mi piaceva, in passato. Era il l'accompagnamento perfetto per le uova sode. Ma non lo apprezzo più come una volta, forse è cambiata la ricetta, oppure i miei gusti, non saprei». La madre a tempo pieno aggiunge che già anni fa aveva perso l'abitudine ad acquistarlo.

L'ho persino portato con me in vacanza, al mare. L'ho messo all'ultimo momento nella valigia
Hedwie, 68 anni, Bellinzona

Viaggia con me

Non come Hedwie, appena terminate le compere, che lo usa da sempre e vanta una certa esperienza ai fornelli. «Già mia madre l'aveva in cucina e anch'io lo metto su tutto. Carne, legumi, verdura. L'ho persino portato con me in vacanza, al mare. L'ho messo all'ultimo momento nella valigia. Dato che non mi piace il condimento all'italiana sull'insalata. Era l'unica possibilità, dato che nei pressi di Rimini non penso ci siano negozi che lo vendano, almeno all'epoca era così», sottolinea la pensionata. 

Ho sempre in dispensa un piccolo barattolino per le emergenze. Chi l'ha inventato? Beh, il signor Aromat, ovviamente!
Linda, 28 anni, Locarno

Simbolo della Svizzera

Linda, mamma di Locarno, la butta sulla salute: «Troppo sale non fa bene, però ho sempre in dispensa un piccolo barattolino per le emergenze. Niente batte la versatilità di quel prodotto. È buonissimo», dice la sorridente 28.enne. «Ma da usare solo in casi eccezionali». La giovane precisa che anche la nonna lo usava. «Ora non più, però in casa ce l'ha sempre», probabilmente per lo stesso motivo della nipote, per le emergenze. Anche per Linda l'Aromat è uno dei simboli della Svizzera, anche se non è sicura della storia dietro questo prodotto. «Chi l'avrà inventato? Beh, il signor Aromat, ovviamente», conclude con una battuta.

Insomma, molti ammiratori e qualcuno un po' perso di fronte al cilindretto metallico che contiene la saporita polverina da mettere in ogni piatto. Inevitabilmente, il numero di conoscitori cala in modo drastico man mano che si viaggia verso sud. «Porta la fortuna in casa tua, con Aromat di Knorr», recitava il vocione di una vecchia pubblicità. Una ricetta, supersegreta ancora oggi, messa a punto a Thayngen, nel Canton Sciaffusa. Miscela di spezie, erbe e sale e colorata di giallo. Con la curcuma. I produttori assicurano: dopo un secolo, la ricetta è sempre quella.

Chi è Unilever

Come detto, Aromat è un marchio di Knorr che, a sua volta, appartiene a Unilever, una multinazionale britannica di beni di consumo titolare di 400 marchi tra i più diffusi nel campo dell'alimentazione, bevande, prodotti per l'igiene e per la casa. Ha sede a Londra.

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