Verzasca

Le due profughe afghane possono restare in Svizzera

Il Tribunale amministrativo federale concede l'effetto sospensivo dell'espulsione di madre e figlia decretato dalla SEM
© Mauro Giacometti/CdT
Mauro Giacometti
29.12.2022 09:58

Una buona notizia tra Natale e Capodanno per mamma e figlia afghane ospitate in Verzasca. È stato accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Azione Posti Liberi dell'avvocato Paolo Bernasconi contro l'espulsione delle due profughe - una 33.enne e la figlia di 7 anni fuggite dall’Afghanistan e approdate da qualche mese in Ticino - decretata dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM). O meglio, è stato accolto l'effetto sospensivo richiesto dalla Fondazione e dunque per il momento madre e figlia non dovranno lasciare la Svizzera. Contro la decisione della SEM di espellerle, erano state raccolte oltre 2.700 firme.  

La storia

La loro vicenda ve l'avevamo raccontata sull'edizione del 24 dicembre del CdT. La donna, cinque anni fa, fu costretta a fuggire da un ex marito violento, che la picchiava e minacciava di ucciderla, portandole via l’altro figlio di appena 10 anni. Una fuga, la sua, oltre che dalle vessazioni dell’uomo, anche e soprattutto da un clima di intolleranza e violenza nei confronti dell’universo femminile che si stava reinstaurando in Afghanistan e che è peggiorato dopo che USA e Nato hanno abbandonato il Paese nelle mani dei talebani. La donna, con la figlioletta che allora aveva solo tre anni, s’è gettata tutto alle spalle per raggiungere un luogo sicuro, dove tornare a vivere senza il terrore di essere arrestata, torturata e poi uccisa solo per il fatto di essere indipendente e non rassegnarsi allo strapotere maschile dell’estremismo islamico. Un paese sicuro, libero, un luogo d’approdo tranquillo, la possibilità di crescere una figlia senza guardare il suo sguardo pieno di paura lo aveva raggiunto: dopo tre mesi trascorsi in un affollato e praticamente monopolizzato da profughi africani centro per richiedenti l’asilo a Lubjana, lei e Sofia sono riuscite a raggiungere la Svizzera, alla fine del 2020, e alla frontiera di Chiasso sono state registrate e poi assegnate per il soggiorno provvisorio in una pensione della Valle Verzasca, in attesa che Berna si esprimesse sulla richiesta d’asilo. Giovedì sera, durante la messa e il presepe vivente allestito a Sonogno, è stata distribuita e firmata una petizione spontanea, una lettera di sostegno per regolarizzare il loro statuto di soggiorno ed evitare che vengano «ricacciate» fuori dalla Svizzera (la seconda decisione della SEM, comunicata il 21 dicembre, intimava alle due di lasciare la Svizzera entro il prossimo 1. giugno).

Cosa succederà ora?

Per l'avvocato Paolo Bernasconi, che ha informato i media della decisione del TAF si tratta di «una buona notizia». Prima di tutto perché il presidente del TAF «riconosce l’assenza di urgenza riguardo all’allontanamento dalla Svizzera». Il legale fa inoltre notare che per legge i ricorrenti devono versare in anticipo una somma per tasse e spese giudiziarie (che, di solito, può aggirarsi attorno ai 3-5.000 franchi), ma poiché la 33.enne è priva di qualsiasi avere patrimoniale ed è in stato di completa indigenza, è stato chiesto che il tribunale rinunci a chiederle tasse e spese giudiziali. In caso contrario sarà la Fondazione azione posti liberi ad anticipare la somma necessaria. «Infatti, in caso di mancato pagamento, il ricorso verrebbe stralciato senza più nessun seguito».

Cosa succederà ora? «Una volta chiarita la questione dell’acconto - aggiunge l'avvocato Bernasconi -, il nostro ricorso verrà notificato alla SEM per la sua risposta. A quel momento la SEM potrebbe anche rispondere che, di sua iniziativa, di fronte ai numerosi nuovi documenti prodotti, revoca la propria decisione di allontanamento e che darà inizio alla procedura formale di asilo». Qualora la SEM restasse ferma sulla decisione di allontanamento dalla Svizzera di madre e figlia, «la procedura di ricorso proseguirà con il memoriale di replica e duplica per poi giungere alla sentenza» (il TAF in questo periodo prevede tempistiche di «alcuni mesi»). Infine, in caso di sentenza negati da parte del TAF, è ammesso ricorso al Tribunale federale, la cui sentenza potrebbe giungere nel giro di due o tre mesi dall’inoltro del ricorso.

Fino ad allora, e cioè fino a quando sarà eventualmente il Tribunale federale a confermare la decisione di allontanamento dalla Svizzera, non avrà luogo nessun allontanamento verso la Slovenia (primo Paese dell'area Schengen in cui sono state registrate, vedi accordi di Dublino, ndr.). L'avvocato, infine, comunica di avere inviato ieri alla SEM una istanza formale di riesame, «ampiamente motivata», chiedendo di annullare spontaneamente la decisione di allontanamento sulla base dei numerosi nuovi documenti raccolti in questi giorni. «In tal caso verrebbe avviata la consueta formale procedura di asilo per cui il ricorso al TAF diventerebbe superfluo e privo di oggetto e verrebbe quindi ritirato».

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