«Le fiamme di quell’incendio non scalfiscono i nostri sogni»

«La mia giacca è andata. Come il resto. Il cavalletto di legno, invece? Ancora in perfette condizioni. E chi l’avrebbe mai detto». Valeria Malossa e Patrick Zilic scrutano le macerie ricoperte di cenere e altri detriti appoggiando le mani sulla grande vetrina per evitare i riflessi. Là, fino al 30 aprile, c’era la loro creatura, chiamata «Artifex Laboratorio» dal termine latino per definire l’artigiano, nata nel 2022 e trasferitasi in via Luini appena a febbraio.
Una realtà messa in piedi da giovani liberi professionisti di differenti settori tecnici che, dopo varie esperienze, erano riusciti a costruirsi uno spazio tutto loro. Un sogno appena realizzato ma subito andato in fumo, letteralmente, a causa dell’incendio divampato nello stabile (che ospita anche il bar Locarno, affacciato sul lato in via della Posta e altre attività commerciali) alle prime ore del 1. maggio. «Ma noi non ci scoraggiamo. Certo, però, che è stato un brutto colpo. Abbiamo riflettuto molto su questa situazione e abbiamo capito che, alla fine, non è un locale a definire cosa siamo capaci di fare», racconta lei, 39.enne specializzata in restauro.


Un ambiente stimolante
Lui, suo coetaneo ma grafico e incisore, è molto più emozionato: «Non era solo un luogo di lavoro, era anche un punto di ritrovo. Ogni mattina arrivavamo insieme, ci godevamo un caffè e una chiacchierata prima di cominciare. Un ambiente stimolante, un posto in cui lavorare con serenità. Nell’ultimo mese si è aggiunto Matija Terzic, che si occupa di ingegneria urbanistica. Abbiamo iniziato a collaborare sempre di più, aiutandoci a vicenda e creando uno spazio multidisciplinare».
Situazione di stallo
Ora, però, il terzetto è in una situazione di stallo. Gli spazi sono inaccessibili (sigillati da nastri adesivi rossi con la scritta «Polizia cantonale»). L’odore acre del fumo si sente anche all’esterno dei locali. «Le fiamme hanno divorato ogni cosa», dice ancora Malossa.
La nostra interlocutrice fa il punto della situazione: «Stiamo cercando di portare avanti l’attività non solo per noi stessi, perché questa era diventata come una casa, ma anche per le persone con cui lavoriamo e per i nostri clienti. Per quanto riguarda me, il discorso è più complicato perché non ho più la mia attrezzatura e il materiale. Riesco ancora ad amministrare e svolgere parte degli incarichi all’esterno, come nei musei o nei cantieri, ma il resto al momento è difficile da praticare».
Nonostante tutto, vogliono continuare a crederci. E al Corriere del Ticino affermano la loro motivazione nel cercare un tetto per ricostruire da zero, acquistando gli strumenti per riavviare l’atelier al più presto possibile.
Rinascere dalle ceneri
«Vogliamo ispirare chiunque si stia affacciando sul mercato in campi poco comuni come i nostri. Il nostro percorso dimostra che è possibile e siamo felici di accogliere chi voglia unirsi alla nostra grande avventura. D’altronde, le persone che ci stanno aiutando e i clienti che hanno mostrato il loro affetto ci spingono a perseverare». Ed è proprio in questo contesto che, la sera dopo i fatti, sono in tanti a contattarli. «Abbiamo ricevuto un supporto straordinario. Tutta questa generosità è stata una sorpresa», raccontano all’unisono.
E così, come annunciato sui profili nelle reti sociali, prende forma l’idea di una raccolta fondi all’insegna del motto «Artifex rinasce dalle ceneri». Una campagna partita su invito della comunità stessa, che ha portato i nostri ad aprire un conto dedicato alla causa (Banca Raiffeisen Locarno, IBAN: CH20 8080 8001 6328 0035 6). Alcuni intendono organizzare eventi benefici - incontri, conferenze, concerti - o anche adattare appuntamenti già in agenda segnalando il recapito per le donazioni.
Trovare la propria dimensione
«Come segno di ringraziamento, abbiamo deciso di realizzare delle borse con il nostro logo, che consegneremo a chi ci ha sostenuto, indipendentemente dall’entità del contributo, come gesto di gratitudine», sottolinea Patrick.
«Tutto questo ci dà forza per andare avanti, non ci aspettavamo di vedere così tante persone mobilitate per sostenerci», conclude Valeria. «Ma quel che conta è che con la nostra idea siamo riusciti a dimostrare che in un mondo complesso come quello attuale, è possibile trovare la propria dimensione. E, come detto, non sarà un evento catastrofico come questo a frenarci».