Il caso

«Le foto inviate? Materiale già noto e di contenuto assolutamente banale»

Il legale del giudice Mauro Ermani, l’avvocato Luigi Mattei, chiarisce le circostanze in cui il presidente del Tribunale penale cantonale ha inviato nel 2020 le immagini finite al centro della nuova segnalazione della Commissione giustizia e diritti al Consiglio della Magistratura
© CdT/Gabriele Putzu

Per l’avvocato del giudice Mauro Ermani, Luigi Mattei, tutta la questione va ridimensionata. «Sembra ‘‘Scherzi a parte’’», dice interpellato dal Corriere del Ticino dopo le ultime novità emerse ieri in Commissione giustizia e diritti.

Il tema, lo diciamo subito, sono le tre (nuove) fotografie che il giudice Ermani ha inviato alla segretaria presunta vittima di mobbing nella vicenda che da qualche mese, ormai, tiene banco al Tribunale penale cantonale. Fotografie di cui ieri è venuta a conoscenza la Commissione, ma che in realtà - come rivela l’avvocato Mattei - erano già state trasmesse al Consiglio della magistratura dalla diretta interessata. Ma andiamo con ordine.

La lettera anonima

Con una nota stampa, ieri, la Commissione giustizia e diritti ha informato che il proprio presidente Fiorenzo Dadò ha ricevuto «una missiva priva di mittente, con allegata documentazione, inerente la situazione venutasi a creare al Tribunale penale cantonale». E che successivamente, «preso atto della documentazione, la Commissione ha proceduto a segnalare e trasmettere il materiale al Consiglio della magistratura e al procuratore straordinario, Franco Passini, per le verifiche del caso».

Di che cosa si tratta?

Secondo quanto trapelato in un secondo momento dalla Commissione, si tratta per l’appunto di tre nuove fotografie, inviate ancora una vota dal giudice Mauro Ermani alla segretaria. Tre immagini inviate su WhatsApp nel 2020, ossia tre anni prima di quella che ritrae una donna seduta tra due sculture a forma di fallo con la scritta «Ufficio penale». È bene ricordare che per l’invio di questa immagine, il procuratore straordinario Passini, lo scorso 5 settembre, ha firmato il decreto di non luogo a procedere, non avendo ravvisato nulla di penalmente rilevante.

Quanto alle tre (nuove) fotografie, esse ritraggono dei bambini. Nella prima si vede un bimbo baciare il muso di un maiale. Nella seconda, un bambino è immerso gambe e busto in un acquario intento a aspirare con la cannuccia l’acqua. La terza mostra invece un bimbo mentre rovista in una dispensa. Fotografato di spalle, mostra il sederino ricoperto di cereali e, accanto sul pavimento, la scatola rovesciata.

«Invii inopportuni»

«Dovremo appurare che queste fotografie siano state effettivamente inviate dal giudice Mauro Ermani», ha premesso il presidente della Commissione giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò. Il quale però ha rincarato: «Resta il fatto che sono oscene e che non dovrebbero circolare sulla rete». E ancora: « Queste immagini riflettono un completo disprezzo per i bambini e per l’infanzia, rappresentando l’esatto opposto di ciò che si dovrebbe trasmettere. I bambini non sono oggetti da esibire come in un circo, né da deridere o ridicolizzare». Dadò si è quindi detto esterrefatto, spiegando che «la Commissione ha segnalato a chi di dovere il materiale ricevuto». Segnalazione, appunto, e non denuncia. In ogni caso spetterà al Consiglio della magistratura e al procuratore straordinario fare luce sull’invio e chiarire il contesto in cui queste fotografie sono state mandate. Dadò, comunque, non ha nascosto il proprio sdegno, ritenendo inopportuno l’invio di quelle immagini.

«Ruoli e responsabilità»

Una visione, la sua, che appare condivisa anche dagli altri commissari. Secondo il capogruppo del PS Ivo Durisch le immagini visionate in Commissione «sono lesive della dignità dei bambini e altamente inopportune». E sconcertata si è detta pure la deputata del PLR Cristina Maderni: «Quelle foto ci hanno stupito e scioccato. Sono immagini che trovo inopportune e inadeguate. Ritengo inaccettabile che un adulto, qualunque sia il suo ruolo, utilizzi immagini di questo tipo e le diffonda pubblicamente a terzi. Un comportamento simile è da condannare in ogni caso, a prescindere da chi sia stato a inviarle». A maggior ragione, dice Maderni, «se a inviarle è una persona con responsabilità». Ora, prosegue la deputata, «spetterà a chi di dovere fare le valutazioni sulla veridicità delle immagini e soprattutto sul contesto nel quale sono state inviate. Noi commissari, infatti, abbiamo visionato le tre foto estrapolate dal contesto, che noi non conosciamo affatto».

«Se la politica si invischia...»

«Per quanto ne sappiamo - rileva anche Alessandro Mazzoleni (Lega) - potrebbero anche essere un falso, utilizzato da persone che cercano di sfruttare la politica per fomentare un litigio estremamente delicato. Tensioni interne che non fanno bene alla Giustizia e che sono oggetto di un’inchiesta penale e amministrativa». In qualità di politico, aggiunge, «non voglio prestarmi, qualora fosse il caso, a questi giochetti. Il tema, lo ribadisco, è molto delicato. Se la politica si invischia troppo in simili questioni, rischia addirittura di essere controproducente per il buon funzionamento della Giustizia».

Gli «smile» della segretaria

Contattato dal Corriere del Ticino, il presidente del Consiglio della magistratura, Damiano Stefani, non ha voluto commentare. Lo ha fatto invece l’avvocato difensore di Ermani, Luigi Mattei. Il quale ha spiegato che si tratta di materiale già acquisito dall'organo di vigilanza: «Queste fotografie sono in possesso del Consiglio della magistratura già da qualche tempo. Sono state intimate allo scrivente, il quale una settimana fa ha fatto le proprie osservazioni. Si tratta a mio giudizio di foto assolutamente banali, alle quali peraltro la destinataria ha risposto con una serie di smile».

Stando infatti a nostre informazioni, la segretaria si lamentava che il suo bambino non dormiva e che ne combinava di tutti i colori. Al che, Ermani avrebbe risposto inviando quelle fotografie e scrivendo che il bimbo era in buona compagnia. Queste, insomma, le circostanze dell’invio, a cui la segretaria, come spiega ancora l’avvocato Mattei, avrebbe risposto con degli «smile».

Non solo. Sempre secondo nostre informazioni, dopo aver inviato la documentazione al Consiglio della magistratura, l’avvocato della segretaria sarebbe intervenuto con una lettera in cui spiega che la sua assistita avrebbe commesso un errore inviando quel materiale. Ad ogni modo, sull’invio delle tre fotografie, l’avvocato Mattei ha già fatto avere le sue osservazioni.

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