Il punto

«Le nostre norme antisismiche hanno salvato molte vite»

Lo sguardo di un esperto dopo i drammatici terremoti in Siria e Turchia: «Regole di costruzione innovative in Svizzera, edifici resistenti a scosse rarissime»
L'ingegnere Stefano Mina e, sullo sfondo, l'immagine ‘iconica’ dell'ultimo disastro tra Siria e Turchia: una bimba tratta in salvo da un cumulo di macerie
Jona Mantovan
08.02.2023 09:40

Lunedì mattina presto, l'inferno si è scatenato tra il sud della Turchia e il nord della Siria: un clamoroso terremoto dalla potenza inaudita ha ridotto in macerie praticamente tutto ciò che ha trovato lungo il suo cammino. Dall'epicentro, vicino a Gaziantep, una scossa di magnitudo 7.8 ha spazzato via interi quartieri. Palazzi, strade, ponti, automobili. Qualsiasi servizio, dalla corrente elettrica alla rete fognaria, è stato distrutto in uno schiocco di dita. L'area è vastissima e i morti sono migliaia, oltre 8.700. «È il terremoto più potente nella regione da cento anni, proprio nel momento peggiore per bambini e famiglie», ha ricordato l'UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia. Dieci anni di guerra, un'epidemia di colera, temperature sotto lo zero, pioggia e neve.

«La popolazione è davvero messa alla prova, ci dispiace e se ne parla anche tra noi addetti ai lavori», esordisce Stefano Mina, ingegnere e professore aggiunto nel corso di laurea in Ingegneria civile del Dipartimento ambiente, costruzioni e design della SUPSI. Il suo punto di vista è soprattutto tecnico, legato alle regole di costruzione. «Riconosciamo i crolli tipici di questi casi di terremoto, anche se la Turchia è abbastanza avanti come norme sismiche. Purtroppo, però, c'è tutta una serie di costruzioni esistenti che non è stata messa a norma e non tengono conto di questo aspetto. Ricordo, poi, che nel 1999 c'era stato un altro terremoto che all'epoca aveva provocato 17.000 morti. Sulla scorta di quell'esperienza, e di un altro evento avvenuto nel 2012, le autorità avevano dato il via a un aggiornamento delle regole. I nuovi edifici dovrebbero essere molto più sicuri», afferma.

Com'è la situazione in Ticino?

Ma com'è la situazione, in Ticino? Secondo l'esperto, le «fondamenta» sono solide. «In tutta la Svizzera abbiamo le norme SIA, della Società degli ingegneri e degli architetti. Si svolgono anche una serie di calcoli statici per la verifica del caso di carico terremoto. Questo tipo di evento, a differenza dei carichi ambientali "normali" come ad esempio la neve o il forte vento che si manifestano con una certa frequenza (tutti gli anni come pure tutti i giorni), va considerato come un caso di carico "accidentale", ovvero che può avvenire eccezionalmente nel corso della durata di vita della struttura. Un progettista è tenuto a calcolare questa eventualità, osservano quindi le norme sismiche».

I tecnici non scappano e Mina si spinge anche oltre, invitando i vari professionisti a dialogare. «A scuola insegniamo che nel processo di progettazione è fondamentale il dialogo tra costruttori, ingegneri e architetti, soprattutto nelle fasi iniziali della progettazione. Collaborare subito permette di ottenere poi una costruzione sismicamente corretta, ben concepita e quindi performante anche in caso di terremoto». E chi si immagina i costi di costruzione e la parcella dei professionisti gonfiarsi a dismisura, si sbaglia di grosso. «No, davvero. Dal punto di vista finanziario si tratta solo di un piccolo supplemento, una frazione trascurabile rispetto ad altri capitoli della costruzione».

Cerchiamo di utilizzare gli elementi stabilizzanti già presenti, come pareti e solette. Si tratta di sfruttare pareti già esistenti nel progetto

Una casa deforme? No

Se sul capitolo costi siamo tranquilli, potrebbero esserci dei dubbi sul fronte dell'estetica. La casetta dei nostri sogni rischia di cambiare forma? Magari invece di avere una forma arrotondata, assumerà l'aspetto di un cono, o di una piramide? «No, niente di tutto questo — sottolinea il professore —. Non abbiamo mai stravolto il lavoro di un architetto. Da ingegneri, cerchiamo di utilizzare gli elementi stabilizzanti già presenti, come pareti e solette. Si tratta di sfruttare pareti già esistenti nel progetto. Le modifiche sono impercettibili: ad esempio, costruire un muro leggermente più spesso. O inserire un po' più di armatura. Anche qui maggiorando lo spessore, ma non è neanche detto». Nessuno sfregio alla progettazione, quindi. Ma con tutta la sicurezza delle norme antisismiche.

«È dal 1989 che la questione è regolata dalle norme e con un po' più di formalità, diciamo. Probabilmente all'inizio non erano tutti così sensibili, ma oggi il panorama è cambiato in maniera decisa. Tanto più che io stesso cerco di sensibilizzare i ragazzi», spiega lo specialista 58.enne.

La Svizzera è divisa in cinque zone sismiche. Quelle più pericolose sono Vallese e Basilea, i Grigioni, la Valle del Reno... Noi siamo più fortunati. Il Ticino rientra nelle zone meno sensibili

Resistere a eventi rarissimi

Sullo schermo dell'elaboratore, Stefano Mina apre una mappa della Svizzera con aree rosse, gialle e arancioni. «Le norme di costruzione della Società ingegneri e architetti prevedono che la Confederazione sia divisa in cinque zone sismiche. Quelle più pericolose sono Vallese e la zona di Basilea, i Grigioni, la Valle del Reno, il canton San Gallo. Noi siamo più fortunati. Come si può vedere, il Ticino fa parte delle zone con un rischio minore rispetto alle altre».

Il Servizio sismologico svizzero tiene d'occhio in modo costante tutti gli eventi sismici in Svizzera e nelle zone circostanti. Una vasta rete di sensori aggiorna il sito internet in tempo reale. Tutti i dati sono poi raccolti e catalogati secondo uno schema legato alla frequenza. Le scosse più leggere e impercettibili per gli umani sono molto frequenti, mentre i fenomeni più gravi avvengono con cicli molto più lunghi, con una grande distanza temporale gli uni dagli altri. Più il numero è grande, più ci si riferisce a un evento dalla portata distruttiva notevole. «Consideriamo la vita media di una qualsiasi costruzione, circa 80 anni. Ebbene, le nostre "regole del gioco" impongono di realizzare opere che siano in grado di resistere a eventi sismici che si presentano con un periodo di ritorno di 475 anni», sottolinea l'ingegnere, annuendo con una punta di soddisfazione. E a buona ragione, perché si tratta di un ciclo sei volte quello della vita media.

Facciamo tesoro delle esperienze dei Paesi sismicamente più sensibili e ne approfittiamo per applicare le stesse soluzioni anche in Svizzera

Una «molla» per la centrale nucleare

Ma non è tutto. Perché le strutture più sensibili (quelle che in caso di danno o crollo possano portare a conseguenze gravi sulle persone e sull’ambiente) devono resistere ad eventi ancora più rari e quindi più intensi, ad esempio, statisticamente, ogni diecimila anni. «Esatto. È stato il caso della centrale nucleare di Beznau. Lo studio di ingegneria di cui sono membro di direzione (oltre all'attività di docenza alla SUPSI, ndr) è stato coinvolto nella progettazione e costruzione degli isolatori sismici per questo impianto».

Non di sole regole vive il mondo dell'ingegneria e della costruzione. Che si tratti di grattacieli, case, ponti, strade oppure infrastrutture ferroviarie, è molto importante che le regole del gioco siano rispettate non solo nella progettazione o nella tecnica di costruzione, ma anche dai materiali stessi, vera e propria «anima» di ogni struttura fisica. «Quelli che utilizziamo sono di ottima qualità e sono adeguati a costruzioni che possano resistere agli effetti di un sisma indicato dalle norme della nostra organizzazione. Vedo comunque che anche il modo di costruire è ritenuto importante. Insomma, entrambe le cose vanno di pari passo. Direi proprio che, in Ticino, costruiamo in modo decisamente corretto».

Mina si sofferma poi sulle esperienze dei Paesi confinanti. L'Italia, secondo lui, è quello con il più alto rischio sismico. In effetti, in passato è finito varie volte al centro delle cronache per una serie di disastri. Più volte, dalla Svizzera italiana, erano partite missioni di volontari a sostegno degli enti locali all'estero. «Noi siamo attenti a come si evolve la situazione dal punto di vista delle tecniche costruttive. Abbiamo notato, ad esempio, che sono state sviluppate una serie di soluzioni innovative. Facciamo tesoro delle esperienze dei Paesi sismicamente più sensibili e ne approfittiamo per applicare le stesse soluzioni anche in Svizzera ove necessario».

Mostriamo agli studenti la causa di un crollo sismico, facciamo loro notare gli errori alla base delle costruzioni non pensate in ottica antisismica

Salvare vite

Tornando ai banchi di scuola della SUPSI, Stefano Mina è fiducioso dei suoi futuri ingegneri civili. La sensibilità su quanto deve essere solida una costruzione, soprattutto di fronte a eventi improvvisi, è più alta che mai. «Mostriamo agli studenti la causa di un crollo sismico, facciamo loro notare gli errori alla base delle costruzioni non pensate in ottica antisismica, ad esempio mancano delle pareti adatte allo scopo, oppure ci sono elementi collocati al posto sbagliato». Il principio alla base del pensiero è uno: «Insegniamo ai laureandi che il dimensionamento sismico ha come primo obiettivo quello di salvare vite. Possiamo anche accettare che la struttura possa subire dei danni, ma l'importante è che questa non crolli e quindi le vite siano salve. Il secondo obiettivo è quello di garantire l'operatività della struttura anche dopo il terremoto. Una volta passato il momento più difficile, ci sarà poi tutto il tempo per riparare i vari danni a cui è andata incontro la struttura dell'immobile».

Lo specialista paragona la filosofia di una progettazione «duttile» con quanto si può vedere nei cosiddetti «crash test» effettuati sulle automobili per verificarne il livello di sicurezza degli occupanti in caso d'incidente o d'impatto. «Non c'è uno scontro rigido, fragile. Bensì una dissipazione dell'energia. Con costruzioni duttili nei quali siano previsti sistemi di dissipazione in elementi della struttura pensati apposta cerchiamo di agire allo stesso modo, affinché gli effetti del terremoto siano minori. Ci sono inoltre anche possibilità come l’uso di isolatori sismici o altre strategie per avere effetti minori sul terremoto. In classe si analizzano molti esempi, di casi avvenuti nel passato, ma non solo di crolli. C'è una foto che è molto significativa, che permette di far capire che il sisma è un'onda che si propaga nel terreno».

L'ingegnere, con un paio di clic, apre una nuova immagine: «Si vede questa linea di rotaia, che ovviamente prima del terremoto era rettilinea, che ora risulta curva e ondeggiante' dritta, che in realtà curva e ondeggia. Rende l'idea della propagazione delle onde del terremoto nel terreno. Le stesse onde vanno a finire sugli edifici, sui ponti. Facendo oscillare tutto quanto. Ecco perché è importante, vitale direi, dimensionare ogni cosa per evitare il crollo di queste strutture».

Correlati