Clima

Le temperature estive del 1964 non provano che il riscaldamento globale non esiste

In questa puntata di CdT Check analizziamo un vecchio articolo de l'Unità che anni e anni fa parlava di «caldo africano»
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Facta.News
21.07.2022 18:00

Il 19 luglio 2022 la redazione de il Corriere del Ticino ha ricevuto una segnalazione da parte di un lettore che chiedeva di verificare un articolo dal titolo «Sessant'anni fa quando in Europa imperversava il ‘caldo africano’». 

Nell’articolo si avanza l’idea che le temperature molto calde di questi giorni non siano un’eccezione o un evento straordinario, ma qualcosa che in sostanza è sempre successo negli ultimi decenni: «Qualcosa di ricorrente con cui bisogna, talvolta di più e talvolta di meno, fare i conti in gran parte dell'Europa». Per sostenere questa tesi, l’autore cita un articolo pubblicato il 19 luglio 1964 dal quotidiano l’Unità, in cui si raccontava che quel giorno la temperatura nella città di Torino avrebbe toccato i 40°C. Lo stesso giorno a Siviglia, in Spagna, si erano toccati i 41°C. L’autore dell’articolo nota che il 19 luglio 2022 le temperature registrate a Torino e Siviglia sono state rispettivamente di 36°C e di 38°C, inferiori quindi a quelle registrate nel 1964.

L’articolo si inserisce quindi nella narrativa piuttosto diffusa, e apparentemente di buon senso, secondo cui giorni di alte temperature sono un fenomeno comune e di cui ci sono molti altri esempi in passato. Non si tratterebbe insomma di eventi particolarmente significativi o di motivi per allarmarsi. 

Ma vediamo le cose più da vicino e capiamo perché questa narrazione non è convincente. 

L’articolo de l’Unità

L’articolo de l’Unità citato è ancora disponibile nell’archivio storico del giornale. Si intitolava «Caldo africano: mal comune in tutta Europa» e raccontava che il 19 luglio 1964 «il termometro collocato in piazza Castello», a Torino, aveva segnato i 40 gradi e che si trattava di un’eccezione sia rispetto ai giorni precedenti che rispetto alle temperature in altre città italiane.

Nello stesso articolo era stato anche scritto che «a parte questo culmine», le città più calde d’Italia avevano sperimentato temperature attorno ai 35°C, con la «lodevole eccezione» dell’Aquila, dove le temperature non avevano superato i 13°C. Nell’articolo si parlava anche dei 41°C toccati nella città spagnola di Siviglia. 

Dunque, nel luglio 1964, un articolo pubblicato su l’Unità effettivamente riportava le ondate di caldo registrate a Torino e a Siviglia. Ma il confronto tra quelle temperature e quelle del 2022 non è sufficiente per affermare che si tratta di fenomeni «normali», con cui «talvolta di più e talvolta di meno» bisogna fare i conti.

Secondo la stazione meteorologica gestita dall’università di Torino, la temperatura media di Torino nella giornata del 19 luglio 2022 è stata di 29,6 gradi. Lo stesso giorno Siviglia ha registrato una temperatura più alta, il cui picco più alto è stato di 36°C intorno alle 16:30 del pomeriggio.

Il confronto tra le temperatura e il riscaldamento globale

Confrontare le temperature relative a un singolo giorno di due periodi storici diversi, tuttavia, non permette di avere un quadro definito dei cambiamenti a lungo termine. Come spiegato ad esempio dalla NASA sul suo sito web, infatti, i cambiamenti indotti dal riscaldamento globale possono essere valutati in modo significativo solo in termini di tendenze a lungo termine e le variazioni climatiche di breve termine (come quella segnalata nell’articolo che stiamo analizzando) sono piuttosto frequenti, ma poco significative. Insomma, bisogna tenere ben distinto il meteo (che tempo fa oggi) dal clima (i dati sulle temperature e gli altri indicatori nell’arco di mesi o anni).

Le tendenze di lungo termine sull’aumento delle temperature sono abbastanza chiare, come si può verificare da questo grafico pubblicato dalla NASA, che evidenzia come diciannove dei venti anni più caldi dal 1884 a oggi si siano verificati a partire dall’anno 2000 (il ventesimo è l’anno 1998).

Inoltre, come ha sottolineato l’ultimo rapporto di valutazione pubblicato dal gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC), i cambiamenti climatici sono inequivocabilmente «indotti dall’uomo» e stanno causando «pericolosi e diffusi sconvolgimenti nella natura» che «colpiscono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo».

Secondo il rapporto, ​​il cambiamento climatico indotto dall’essere umano «è la conseguenza di oltre un secolo di emissioni di gas serra dovute all’uso non sostenibile dell’energia, sfruttamento del suolo e cambiamenti nello stile di vita e nei modelli di consumo».

Un altro elemento importante da tenere in considerazione è quanto spesso si verificano le giornate molto calde. Un articolo interattivo del New York Times, per esempio, permette di visualizzare bene come i giorni con temperature superiori ai 32 °C stiano diventando sempre più frequenti negli ultimi decenni. 

In conclusione

È vero che singole giornate molto calde si sono verificate anche negli scorsi decenni, ma bisogna tenere a mente che una singola temperatura non dice molto sulla realtà o meno del cambiamento climatico. È infatti necessario allargare lo sguardo: se guardiamo a quanto spesso si verificano i giorni di calura e a qual è il consenso scientifico sui motivi per cui accadono più spesso, troviamo una prova della realtà e urgenza della crisi climatica.

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